Dopo la proclamazione del Santo Vangelo in latino e in romeno, il Patriarca
Teoctist viene introdotto dalla presentazione del Santo Padre Giovanni Paolo
II:
La nostra assemblea liturgica ha oggi la grande gioia di accogliere l’amato
fratello Sua Beatitudine Teoctist, Patriarca della Chiesa ortodossa romena. La
sua visita ci ricolma di una grande speranza; egli è qui per elevare, come
noi, al nostro unico Signore Gesù Cristo, la fervida preghiera per la piena
unità di tutti i cristiani.
Benvenuto Beatitudine! Grazie per questa sua gradita presenza e per le
parole che ora ci rivolgerà.
Dopo le parole di introduzione pronunciate da Giovanni Paolo II, il
Patriarca Teoctist tiene la propria omelia.
1. "A Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli" (Fil
4,20).
Così si conclude il brano della Lettera ai Filippesi poc'anzi proclamato.
Questo scritto dell'apostolo Paolo è pervaso di fervida gioia. La
stessa gioia ricolma oggi il cuore del Vescovo di Roma per la gradita visita
dell'amato Fratello, Sua Beatitudine Teoctist, Patriarca della Chiesa
ortodossa romena, e per aver potuto ascoltare assieme a lui la Buona Novella.
Con fraterno affetto La saluto, Beatitudine, unitamente ai suoi
collaboratori. Il mio cordiale pensiero si estende idealmente al Santo Sinodo,
al clero e ai fedeli della Chiesa ortodossa di Romania, che mi hanno aperto le
braccia e il cuore in occasione della mia visita a Bucarest, nella primavera
del 1999.
2. Ho ascoltato con grande attenzione le sue ispirate riflessioni, vibranti
di ardente anelito verso la piena comunione delle nostre Chiese. Ho avvertito
in esse un'incoraggiante sintonia di sentimenti e di volontà protesi a
realizzare il comando che Cristo ha affidato ai suoi discepoli durante
l'Ultima Cena: "Ut omnes unum sint - perché tutti siano una cosa sola"
(Gv 17, 21).
Beatitudine, sono lieto di poter celebrare alla Sua presenza questa sacra
Liturgia, mistero della nostra fede, e invocare insieme a Lei il Signore
per l'unità e per la pace nella santa Chiesa e nel mondo. Insieme, in
questo luogo, noi siamo testimoni del cammino comune intrapreso verso
il riavvicinamento della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa di Romania.
Rendo lode al Signore per quanto ci ha già donato in questo nostro
pellegrinaggio di comunione. Invoco la sua grazia, affinché ci conceda di
portare a compimento ciò che ha suscitato in mezzo a noi, a sostegno
dell'impegno verso la piena comunione.
3. "Ecco, ho tutto preparato, è tutto pronto, venite!" (cfr Mt
22,4).
Nella pagina evangelica, proclamata poco fa in lingua latina e romena,
quasi respirando, per così dire, "a due polmoni", è risuonato l'invito alle
nozze regali. Siamo tutti invitati. La chiamata del Padre
misericordioso e fedele costituisce il nucleo stesso della divina Rivelazione
e, in particolare, del Vangelo. Siamo tutti chiamati, chiamati per
nome.
"Venite!". Il Signore ci ha chiamati a far parte della sua Chiesa,
una, santa, cattolica ed apostolica. Per mezzo dell'unico Battesimo siamo
inseriti nell'unico Corpo di Cristo. Ma la nostra risposta è sempre stata un
sì incondizionato? Non abbiamo, purtroppo, qualche volta respinto l'invito?
Non abbiamo forse lacerato l'inconsutile tunica del Signore, allontanandoci
gli uni dagli altri? Sì! Questa nostra reciproca divisione è contraria alla
sua volontà.
Che non si applichi anche a noi questo duro giudizio: "Il banchetto
nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni" (Mt 22, 8).
Un giorno ci sarà chiesto conto di quanto abbiamo fatto per l'unità dei
cristiani.
4. Nella sua grazia verso noi peccatori, Iddio ci ha concesso in questi
ultimi tempi di avvicinarci maggiormente, con la preghiera, la parola e le
opere, alla pienezza dell'unità voluta da Gesù per i suoi discepoli (cfr
Unitatis redintegratio, 1). E'
cresciuta in noi la consapevolezza di essere invitati insieme alle
nozze regali. Cristo ci ha lasciato in eredità, alla vigilia della sua
Passione, il vivo memoriale della sua morte e risurrezione, nel quale, sotto
le specie del pane e del vino, ci dona il suo Corpo e il suo Sangue. Come ha
ribadito il Concilio Vaticano II, l'Eucaristia è fonte e culmine di tutta la
vita cristiana, il centro irradiante della Comunità ecclesiale (cfr Cost.
Sacrosanctum Concilium, 10 e
Decr. Christus Dominus, 30).
La Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, celebrando secondo le rispettive
tradizioni la vera Eucaristia, vivono, già da ora, in una comunione profonda,
anche se non piena. Possa giungere quanto prima il giorno benedetto nel quale
potremo veramente vivere nella sua pienezza la nostra perfetta comunione.
Quest'oggi l'invito del Vangelo è rivolto particolarmente a noi. Ci guardi
Iddio dal fare come coloro che "andarono chi al proprio campo, chi ai
propri affari" (Mt 22,5).
5. Il re, nella parabola evangelica, chiese ad uno dei commensali: "Amico,
come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale?" (Mt 22,12). Queste
parole ci interpellano. Ci ricordano che dobbiamo prepararci alle nozze
regali, rivestendoci del Signore Gesù Cristo (cfr Rm 13,14;
Gal 3,27).
La partecipazione all'Eucaristia presuppone la conversione ad una vita
nuova. Anche la partecipazione comune, la piena comunione, presuppone la
conversione. Non c'è ecumenismo vero senza interiore conversione e
rinnovamento della mente (cfr
Unitatis redintegratio, 6-7),
senza superamento dei pregiudizi, dei sospetti; senza che si eliminino parole,
giudizi, atti che non rispecchiano con equità e verità la condizione dei
fratelli separati; senza la volontà di giungere a stimare l'altro, ad
instaurare una reciproca amicizia, ad alimentare un amore fraterno.
Per raggiungere la piena comunione, dobbiamo superare con coraggio le
nostre pigrizie e ristrettezze di cuore (cfr
Novo millennio ineunte, 48).
Dobbiamo coltivare la spiritualità della comunione, che è capacità "di
sentire il fratello di fede come uno che mi appartiene, per saper condividere
le sue gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura
dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia" (ivi,
43). Dobbiamo incessantemente alimentare la passione per l'Unità.
Sua Beatitudine ha opportunamente sottolineato che in Europa e nel mondo,
largamente secolarizzati, emerge una preoccupante crisi spirituale. Tanto più
urgente diventa quindi la comune testimonianza dei cristiani.
6. Carissimi Fratelli e Sorelle! Affido al Signore queste riflessioni, che
assumono oggi un singolare rilievo. Questa Liturgia vede infatti insieme il
Successore di Pietro, Vescovo di Roma, e il Patriarca ortodosso di Romania.
Entrambi siamo testimoni della crescente volontà di unità e di
comunione delle nostre Chiese. Entrambi, pur conoscendo le perduranti
difficoltà, confidiamo che il nostro esempio trovi eco profonda in ogni luogo
dove cattolici ed ortodossi vivono fianco a fianco. Da questa nostra
testimonianza possa trarre alimento il desiderio di riconoscere nell'altro il
fratello e di riconciliarci con lui. Ecco la prima condizione indispensabile
per accostarci, insieme, all'unica Mensa del Signore.
Invochiamo per questo lo Spirito d'unità e d'amore e l'intercessione di
Maria Santissima, Madre della Chiesa.
7. Vorrei infine inviare un affettuoso saluto al popolo romeno e a tutte le
sue componenti. Mai potrò dimenticare la storica visita che la divina
Provvidenza mi ha concesso di effettuare tre anni or sono a Bucarest.
L'accoglienza, il clima e gli intensi sentimenti, il fervore e l'entusiasmo
spirituale, le attese della gente, specialmente dei giovani, e le parole di
speranza: tutto mi resta impresso nell'animo. Rendo grazie a Dio perché mi
concede ora, in un certo modo, di ricambiare le premure allora riservatemi.
Beatitudine, întorcându-Vă în Patrie, asiguraţi că România, pământ roditor
de bine, pe care tradiţia o numeşte cu frumosul titlu de "Grădina Maicii
Domnului", este în inima Episcopului Romei. Asiguraţi că Papa se roagă în
fiecare zi pentru iubitul popor román. Dumnezeu să binecuvânteze mereu România!
Traduzione italiana del saluto in lingua romena:
[Beatitudine, tornando in Patria, assicuri che la Romania, che la
tradizione qualifica col bel titolo di "Giardino della Madre di Dio", è nel
cuore del Vescovo di Roma, il quale prega ogni giorno per l'amato popolo
romeno. Iddio benedica sempre la Romania!]
OMELIA DEL PATRIARCA TEOCTIST
Domenica 13 ottobre 2002
"Cercate di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della
pace" (Ef 4,3).
Vostra Santità,
Amati Fratelli e Sorelle nel Signore!
|
Giovanni Paolo II e Teoctist, Bucarest 1999 |
Portiamo ancora vivi nella memoria e nel cuore i momenti di grande gioia e
la luce della visita di Vostra Santità in Romania nel mese di maggio 1999, la
prima visita che un Papa di Roma ha fatto in un Paese con popolazione a
maggioranza ortodossa. La gioia e la luce sui volti dei fedeli ortodossi e
cattolici di Romania in quei giorni sono state il segno di una benedizione
dello Spirito Santo, il quale chiama le nostre Chiese ad un più intenso
operare per l'unità. Sappiamo che Vi hanno molto impressionato le parole che
sono risuonate dagli animi dei giovani di Romania alla Messa cattolica del 9
maggio 1999: "Unitate, unitate!". Senza dubbio il cammino della ricostruzione
dell'unità visibile tra le nostre Chiese è spesso difficile.
Lo stesso Salvatore Gesù Cristo ha parlato dell'unità dei cristiani, mentre
era in preghiera e in grande angoscia nel giardino del Getsemani, prima del
sacrificio della sua Croce, mostrando con ciò quanto profondo sia il legame
tra il mistero della sua Croce e il mistero dell'unità della sua Chiesa, nel
nostro mondo, quello degli uomini, ferito dalle conseguenze del peccato e
tormentato dalla schiavitù della morte spirituale.
Tuttavia, poiché la Croce di Cristo porta nascosta in sé la potenza della
Risurrezione, qualsiasi difficoltà per la ricostruzione dell'unità è anche
preparazione per la Risurrezione, per una comunione più intensa con Cristo e
con i suoi Santi, nella Chiesa una, santa, cattolica (soborniceasca),
apostolica, che confessiamo nel Credo comune niceno-costantinopolitano.
Il movimento ecumenico di ricostruzione dell'unità dei cristiani, di
riconciliazione delle Chiese separate le une dalle altre è stato all'inizio
anche un movimento di penitenza, di metanoia, di riconoscimento della
responsabilità cristiana per le due grandi guerre mondiali, che le nostre
Chiese non sono riuscite a far evitare, o alle quali ha partecipato una gran
moltitudine di cristiani di tutte le grandi Chiese storiche.
Il cercare di ricostruire l'unità cristiana è avvenuto allora anche come
conseguenza della sofferenza e della penitenza, e successivamente l'unità
cristiana è stata ricercata anche a motivo delle persecuzioni del periodo
comunista o in seguito alla marginalizzazione delle Chiese nella società
occidentale secolarizzata.
Ora che le Chiese dell'Europa centrale ed orientale hanno più libertà di
predicare l'amore di Cristo per gli uomini, dev'essere intensificato il nostro
lavoro di riconciliazione tra le Chiese e di ricostruzione dell'unità
cristiana, su base di dialogo teologico, riguardante la verità della fede
comune, e su base di cooperazione, nell'alleviare la sofferenza, in difesa del
dono santo della vita e della dignità umana, in un mondo frammentato e
concitato.
Certamente vi sono molti ostacoli di ordine spirituale e materiale che
concorrono oggi a frenare lo slancio per la ricostruzione dell'unità
cristiana. Tuttavia ciò che si è realizzato di buono come avvicinamento tra le
Chiese durante le persecuzioni del secolo scorso non deve andare perduto
adesso nella libertà. La scissione, l'estraniarsi e l'isolarsi dei cristiani
tra di loro non sono forme di testimonianza a Cristo, che ha pregato affinché
tutti siano una cosa sola (cfr Gv 17,21).
Oggi un'Europa in gran parte secolarizzata cerca di essere quanto più unita
economicamente, giuridicamente e culturalmente, spesso senza chiedere
direttamente l'appoggio delle Chiese cristiane del Continente, forse proprio
perché le nostre Chiese d'Europa sono troppo poco preoccupate dell'unità e
della cooperazione tra di loro, e le istituzioni cristiane internazionali non
sono abbastanza convincenti del fatto che rappresentano Chiese appassionate
della realizzazione dell'unità dei cristiani. Il mondo secolarizzato sanziona
oggi le Chiese separate dell'Europa non tanto con persecuzioni, ma con
l'indifferenza, così che esse vengono marginalizzate.
La crisi spirituale del nostro tempo richiede di riscoprire il legame tra
penitenza-conversione o ritorno a Cristo mite e compassionevole, da una parte,
e la ricostruzione della comunione tra le Chiese, dall'altra.
La secolarizzazione contemporanea è accompagnata da un frammentarsi e da un
impoverirsi della vita interiore spirituale dell'uomo. Così la
secolarizzazione indebolisce ancor di più la comunione spirituale tra i
cristiani. Perciò insieme dobbiamo unire oggi la ricerca della santità della
vita cristiana attraverso la realizzazione dell'unità cristiana. In questa
luce e prospettiva dell'ecumenismo della santità, che ci hanno dimostrato i
martiri e i confessori della fede del secolo XX, occorre ora, nel secolo XXI,
che noi guidiamo, come pastori della Chiesa, primi responsabili dell'unità
della fede e della vita cristiana, il clero e i nostri fedeli e soprattutto i
giovani delle scuole di teologia che formano sacerdoti e missionari.
Apprezziamo con gioia gli sforzi grandi e costanti che Vostra Santità
compie nella Chiesa Romano-Cattolica e al di fuori di essa per promuovere
l'unità cristiana nel mondo di oggi.
Lo spirito di penitenza, la ricerca del perdono e della riconciliazione,
che appaiono in tutte le visite pastorali ed ecumeniche di Vostra Santità,
sono segni e atti simbolici di una comprensione profonda del Vangelo
dell'amore umile a Cristo. Questi gesti di valore simbolico sono per tutti
noi, pastori della Chiesa di Cristo, oggi un appello e un incoraggiamento ad
una più intensa responsabilità per la ricostruzione dell'unità cristiana.
In questo contesto, vogliamo ricordare qui anche le iniziative volte alla
collaborazione con le religioni del mondo, a favore della pace e della
concordia, come sono gli incontri organizzati dalla Comunità di Sant'Egidio. [Nella
Foto: il Patriarca Teoctist partecipa alla Liturgia latina durante l'incontro
di Bucarest del 1998 "uomini e Religioni" -ndR]
Santità Vostra,
la nostra presenza e preghiera nella Basilica di San Pietro a Roma, durante
la solenne Messa pontificale, alla quale abbiamo assistito, è un'occasione di
rinnovare e rafforzare la nostra opera di ricostruzione dell'unità cristiana,
di avvicinamento tra le nostre Chiese, soprattutto adesso che, qui in Italia,
è cresciuto il numero dei nostri fedeli ortodossi romeni. Questi sono aiutati
fraternamente in molti modi dalla Chiesa Romano-Cattolica dell'Italia, Paese
amico della Romania. Siamo grati per la particolare attenzione e il grande
appoggio che offrite alle nostre comunità ortodosse romene in Italia e
nell'Europa occidentale, affinché queste comunità conservino la propria
identità e possano vivere, allo stesso tempo, l'esperienza della fraternità
ecumenica.
Anche da noi, in Romania, specialmente dopo la visita di Vostra Santità nel
nostro Paese, continuiamo il dialogo e la cooperazione con i fratelli
greco-cattolici e romano-cattolici, per dare una testimonianza comune al
Vangelo d'amore di Cristo nella società romena di oggi, in cui la libertà
della fede deve essere congiunta con la responsabilità comune per l'unità
cristiana, per la vita e la dignità della persona umana, della famiglia e del
popolo romeno, affidato a noi pastori come ministri della Chiesa di Cristo.
Preghiamo Cristo Signore, sommo ed eterno Sacerdote e Capo della Chiesa, di
benedire e sostenere le nostre Chiese, perché esse ascoltino costantemente la
sua preghiera "affinché siano una cosa sola", e di far crescere il loro
desiderio ed impegno per realizzare la piena comunione fraterna per la gloria
della Santissima Trinità e la salvezza degli uomini.