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Il martirio di padre Thomas
missionario in Andhra Pradesh

Roberto Sgaramella a colloquio con monsignor Joji Marampudi, arcivescovo di Hyderabad in India
 

"Hanno ucciso padre Thomas per tre motivi: perché religioso, perché cristiano e perché caritatevole verso i più poveri": questo è quanto dichiara al nostro giornale, a proposito dell'assassinio, nella notte del 16 agosto, di padre Thomas Pandippallyil, carmelitano di Maria Immacolata, monsignor Joji Marampudi, arcivescovo di Hyderabad, segretario della conferenza episcopale dell'Andhra Pradesh, in India. "I suoi assalitori lo hanno aspettato sulla strada di ritorno da una nostra missione a Burgida - prosegue il presule -. L'agguato è probabilmente avvenuto verso le dieci di sera nei pressi del villaggio di Balampilly, una zona tristemente nota a causa delle violenze perpetrate da parte di gruppi di hinduisti fanatici. Lo hanno fermato mentre viaggiava sulla sua motocicletta e lo hanno massacrato a colpi di bastone. Hanno poi infierito e sfregiato il suo corpo con delle lame. Io stesso mi sono recato sul posto dell'agguato la mattina seguente e ho visto il suo sangue intriso nella polvere, ho visto lo scempio fatto sul suo corpo".

A monsignor Marampudi chiediamo il motivo di tale violenza contro un religioso cattolico. "È stato ucciso perché i missionari cattolici sono dalla parte dei poveri in questa regione dove esiste ancora di fatto una ferrea forma di servitù legata alla coltivazione della terra. Ai contadini non viene riconosciuto alcun diritto da parte dei latifondisti che si servono di bande di fanatici hinduisti per contrastare chiunque cerca di migliorare le condizioni di vita della popolazione rurale. In questa regione il fanatismo di matrice hinduista usa la religione solo come un pretesto per compiere efferati crimini. Tra noi cattolici e i religiosi hinduisti moderati non c'è contrasto quando il dialogo riguarda i valori dello spirito. I contrasti vengono creati da chi usa pretesti pseudo-religiosi per scopi di parte".

All'arcivescovo di Hyderabad chiediamo quali sono le condizioni dei cattolici che vivono nella sua diocesi e come risponde alle accuse di proselitismo cristiano apparse anche recentemente sulla stampa indiana. "I fedeli in questa mia diocesi spesso vivono in una condizione di terrore - risponde monsignor Marampudi -. Qui i cattolici sono veramente una eroica e significativa minoranza. Nella parrocchia dove è avvenuto l'assassinio sono solo cinque le famiglie che si dichiarano cattoliche. Persino frequentare regolarmente le funzioni religiose è ormai un serio rischio. Come possono accusarci di proselitismo se la nostra condizione è così precaria? I contadini delle aree rurali devono solo obbedire ai latifondisti che sono tutti di fede hinduista. Essere cristiani ed essere, in particolare, cattolici è una scelta molto coraggiosa, ma una scelta che mette a rischio la propria vita e quella dei familiari. Noi aiutiamo costantemente i poveri agricoltori ma certo non facciamo proselitismo tra di loro. Sappiamo bene che chi si converte al cattolicesimo in certe zone di questa regione è poi obbligato ad abbandonare il proprio villaggio. Tuttavia la vendetta degli estremisti hinduisti spesso colpisce familiari anche lontani".

L'arcivescovo di Hyderabad si dichiara molto preoccupato per il clima di violenza che è stato volutamente creato in alcune zone rurali dell'Andhra Pradesh dai gruppi di hinduisti fondamentalisti nel corso degli ultimi anni. "L'assassinio di padre Thomas è stato un atto di odio verso la Chiesa cattolica in particolare ma anche verso tutti i cristiani che vivono in questa regione" dichiara l'arcivescovo. Nel corso del 2006 e del 2007 sono stati assassinati in Andhra Pradesh quattro pastori appartenenti a varie Chiese riformate. Alcune delle uccisioni sono avvenute in circostanze analoghe a quelle dell'assassinio di padre Thomas. Nessuno degli autori di questi reati è stato finora identificato in seguito alle indagini condotte dagli organi della polizia locale. Nessun tribunale in Andhra Pradesh si è mai riunito per giudicare esecutori e mandanti di tali efferati crimini benché i nomi dei capi degli estremisti hinduisti locali sono certamente conosciuti.

Chiediamo a monsignor Marampudi se è stata predisposto da parte delle autorità di polizia un sistema di protezione per chi è costantemente minacciato dai fanatici. "Noi religiosi cattolici - risponde l'arcivescovo - non godiamo di alcuna protezione preventiva. Non mi preoccupo comunque più di tanto della mia incolumità fisica. Vorrei invece richiamare l'attenzione dell'autorità in favore delle nostre missionarie e missionari. Diversi gruppi di suore lavorano costantemente a favore dei bisognosi in località relativamente isolate dove vi è la totale assenza di tutori della legge. Lavorano con grave rischio per se stesse. Operano a favore dei bambini e degli anziani. Aiutano le mamme e i malati. Organizzano la scuola per i giovani analfabeti. Lavorano confidando solo nella protezione di Dio. Si prodigano per aiutare il prossimo e rendere così la testimonianza al vangelo. Penso a queste suore missionarie certamente eroiche. Penso ai sacerdoti missionari sempre impegnati in soccorso degli ultimi come appunto padre Thomas. Penso alla nostra piccola Chiesa di Hyderabad. Piccola Chiesa per il numero dei fedeli ma certamente grande per il loro eroismo. Eroismo per la loro costante testimonianza di fede in Dio e nel vangelo. Ovviamente questo non significa che non mi dia da fare per cambiare questo clima di violenza in un clima di fratellanza e di concordia. Spesso sono in contatto con il nunzio apostolico a Delhi, monsignor Pedro López Quintana. A lui chiedo di far presente alle autorità del governo centrale la situazione della mia diocesi e della Chiesa in Andhra Pradesh in generale. Lancio appelli non solo in favore di noi cattolici ma anche in favore di tutti gli altri confratelli nella fede in Cristo".

Le esequie di padre Thomas Pandippallyil vengono celebrate questo mercoledì 20 agosto nella casa provinciale dei Carmelitani a Ballampilly dove verrà sepolto. L'apostolato del vangelo e il martirio per la fede rimangono a testimonianza della sua vita.


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©L'Osservatore Romano - 20 agosto 2008)

   
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