Mentre Benedetto XVI vive la settimana dedicata agli esercizi spirituali
quaresimali in totale ritiro dedicandosi esclusivamente alla meditazione e alla
preghiera, fuori le mura vaticane si è aperto un dibattito circa la
possibilità che l’ora di religione islamica diventi in Italia un diritto per
chi ne fa richiesta. Tutto è nato dalle parole pronunciate ieri dal cardinale
Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace,
il quale, rispondendo ad una richiesta presentata nella seconda riunione della
Consulta islamica istituita presso il ministero degli interni, si è detto
favorevole a che nelle scuole italiane si insegni il Corano agli studenti di
fede islamica perché - ha detto il porporato - “il rispetto non deve essere
selezionato”. Al di là del dibattito che le parole di Martino hanno suscitato
non soltanto nel mondo laico ma anche in quello cattolico, prelati e porporati
che lavorano all’interno della Santa Sede hanno fatto presente a Il Velino che
le parole del cardinale Martino - seppure nella sostanza condivisibili - sono
state pronunciate a titolo personale e che non si tratta dunque di una
dichiarazione ufficiale del Vaticano. Anche perché - spiegano - spetta
esclusivamente alla Stato italiano stipulare eventuali intese con la comunità
islamica presente nel Paese. Intese di questo tipo, infatti, già esistono tra
lo Stato Italiano e la Chiesa cattolica, la Chiesa valdese, la comunità
israelitica, i testimoni di Geova ed altre minoranze cristiane e nel caso lo
Stato italiano decidesse di stipularne una anche con i musulmani il Vaticano -
come anche la Conferenza episcopale italiana - non potrebbe fare altro che
esternare un proprio parere personale. Per la Santa Sede comunque, la proposta
di concedere l’ora di religione agli studenti musulmani è condivisibile anche
se, stando a quanto disse qualche giorno fa Benedetto XVI circa la necessità
che a prevalere sia sempre il principio della reciprocità, non tutti i Paesi
islamici ammetterebbero il medesimo trattamento per i cattolici lì residenti.