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Assisi: Appello per la Pace presentato
nell'Incontro Internazionale “Uomini e Religioni” 2006
Pubblichiamo l’Appello per
la Pace presentato nel recente Incontro Internazionale “Uomini e Religioni”
(Assisi, 4-5 settembre 2006), al quale hanno partecipato circa 200 leader
religiosi che hanno riflettuto sul tema “Per un mondo di pace – Religioni e
culture in dialogo”.
L’appello di Pace è stato letto durante la cerimonia di chiusura da Zeinab
Ahmed Dolal, una operatrice sanitaria proveniente dalla Somalia.
I capi religiosi hanno poi affidato l'Appello nelle mani di bambini di
nazionalità diversa, che a loro volta, a nome di ogni generazione, lo hanno
consegnato agli ambasciatori e alle autorità che rappresentano le nazioni del
mondo intero.
Uomini e donne di differenti
religioni, ci siamo ritrovati ad Assisi, città di Francesco, santo della pace,
in un momento difficile del nostro mondo, così carico di tensioni, conflitti,
minacce terroristiche. Abbiamo ricordato l’iniziativa audace e profetica di
Giovanni Paolo II che, nel 1986, in piena guerra fredda, invitò a Assisi i
leader religiosi del mondo a pregare per la pace. Fu l’inizio di un cammino di
dialogo, di preghiera e di pace, che ora è tornato ad Assisi. E’ un cammino
che ha liberato energie di pace e ha continuato a fare sperare tanti in un
futuro di pace.
In questi giorni, ci siamo chinati sulle nostre diverse tradizioni religiose
che, in modo differente, testimoniano un messaggio di pace dalle radici antiche.
Abbiamo intrecciato il nostro dialogo con uomini e donne di cultura laica e
umanista. Abbiamo vissuto una scuola di dialogo.
Oggi ci siamo raccolti nella preghiera secondo le diverse tradizioni religiose,
convinti del valore dell’invocazione a Dio nella costruzione della pace.
Abbiamo mostrato come la preghiera non divide, ma unisce: abbiamo pregato gli
uni accanto agli altri, non pregheremo mai gli uni contro gli altri. Abbiamo
rivolto la nostra attenzione a tante situazioni di conflitto e di dolore, che
coinvolgono migliaia di persone, tante famiglie, tanti popoli. Ne abbiamo
condiviso la sofferenza. Non vogliamo dimenticarle né rassegnarci al loro
dolore.
I problemi sono tanti nel mondo di oggi. Ma, per questo non ci rassegniamo alla
cultura del conflitto, secondo cui lo scontro sarebbe l’esito inevitabile del
prossimo futuro di intere comunità religiose, di culture e civiltà. Siamo
uomini e donne credenti, non siamo ingenui. Il secolo che è trascorso ci ha
mostrato come guerre mondiali, la Shoah, genocidi di dimensioni non
immaginabili, oppressione di massa, ideologie totalitarie, hanno rubato milioni
di vite umane e non hanno rinnovato il mondo come promettevano. Per questo
diciamo: nessuno scontro è un destino inevitabile, nessuna guerra è mai
naturale.
La pace è irrinunciabile, anche quando appare difficile o disperato
perseguirla. Vogliamo aiutare ogni uomo e ogni donna, chi ha responsabilità di
governo, a rialzare gli occhi oltre il pessimismo, e scoprire come la speranza
è vicina se si sa vivere l’arte del dialogo. Le religioni abituano i credenti
a cercare di realizzare valori alti che sembrano, a molti, poco facilmente
praticabili. Non possiamo rinunciare a ridurre l’abisso tra i ricchi e i
poveri e a cercare la pace in ogni modo. Questa è la speranza che comunichiamo
e proponiamo qui dal colle di Assisi, chiedendo ai fedeli delle nostre comunità
di pregare e di operare per la pace.
Crediamo nel dialogo, paziente, veritiero, ragionevole: dialogo per la ricerca
della pace, ma anche per evitare gli abissi che dividono culture e popoli e che
preparano gravi conflitti. Tutti noi, esponenti di religioni diverse, abbiamo
affermato il valore del dialogo, del vivere in pace, mentre lo abbiamo praticato
lungo questi giorni in spirito di amicizia, come modello e esempio ai fedeli
delle nostre comunità. La guerra non è inevitabile. Le religioni non
giustificano mai l’odio e la violenza. Chi usa il nome di Dio per distruggere
l’altro si allontana dalla religione pura. Chi semina terrore, morte,
violenza, in nome di Dio, si ricordi che la pace è il nome di Dio. Dio è più
forte di chi vuole la guerra, di chi coltiva l’odio, di chi vive di violenza.
Per questo la nostra speranza è quella di un mondo di pace. Niente è perduto
con il dialogo, tutto è possibile con la pace! Mai più, allora, la guerra. Dio
conceda al mondo il dono meraviglioso della pace!
Assisi, 5 settembre 2006
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