Aula
Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede -
Conferenza Stampa Mercoledì, 10 novembre 2004
INTERVENTO
DELL’EM.MO CARD. WALTER KASPER
INTERVENTO
DI S.E. MONS. BRIAN FARRELL
INTERVENTO
DI MONS. ELEUTERIO F. FORTINO
INTERVENTO
DELL’EM.MO CARD. WALTER KASPER
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1. In questo anno
celebriamo il quarantesimo anniversario di uno dei più significativi
Decreti del Concilio Vaticano II, il Decreto sull’ecumenismo "Unitatis
redintegratio", promulgato il 21 novembre 1964.
Quarant'anni sono una
misura di tempo biblica. Abbiamo dunque buoni motivi per porci alcune
domande: quale era il messaggio e lo scopo del documento? Quale
effetto ha avuto in questi anni ? A che punto siamo oggi con
l'ecumenismo? Quale è il cammino che esso deve ancora compiere ?
Quale è il prossimo futuro che lo attende?
Per rispondere a tali
domande il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei
Cristiani ha indetto una Conferenza, che si svolgerà dall’11 al 13
novembre 2004 a Rocca di Papa presso il Centro di Convegni e
Spiritualità "Mondo Migliore". La Conferenza si concluderà
sabato pomeriggio, 13 novembre, con la celebrazione dei Vespri nella
Basilica di San Pietro presieduta dal Santo Padre. Tutti i
partecipanti al raduno attendono di ascoltare le Sue parole.
Alla Conferenza sono
stati invitati tutti i Presidenti delle commissioni ecumeniche delle
Conferenze episcopali del mondo e delle Chiese orientali cattoliche, i
Delegati fraterni delle Chiese e Comunità ecclesiali con le quali
siamo in dialogo, i co-presidenti delle Commissioni Miste
Internazionali incaricate dei vari dialoghi teologici bilaterali, i
membri ed i consultori del nostro Dicastero, alcuni ospiti speciali e
tutti i collaboratori del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani. Saranno inoltre presenti al raduno
rappresentanti dei Dicasteri della Curia e delle Università e Facoltà
pontificie a Roma. Siamo stati più che lieti di constatare il grande
– ed inaspettato – numero di adesioni alla Conferenza.
2. Nel Decreto "Unitatis
redintegratio", sin dall'introduzione del documento, si
legge che "da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e
unica", che la divisione è opposta alla volontà del Signore, è
"di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la
predicazione del Vangelo". "Promuovere il ristabilimento
dell'unità fra tutti i cristiani è uno dei principali intenti del
sacro Concilio ecumenico Vaticano II" (Unitatis
redintegratio, 1).
Pertanto l'ecumenismo
non è un qualcosa di secondario, non è soltanto un’appendice della
missione e della pratica pastorale della Chiesa (Ut
unum sint, 9; 20). Esso era ed è, come lo stesso Papa
Giovanni Paolo II afferma nella sua Enciclica ecumenica "Ut
unum sint" (1995), una delle priorità pastorali del suo
Pontificato (n. 99). La scelta ecumenica di "Unitatis
redintegratio" è - secondo la stessa Enciclica -
irreversibile e ha una validità permanente (3).
Una delle radici
dell'ecumenismo è la consapevolezza che la divisione dei cristiani è
uno degli ostacoli più gravi per l’evangelizzazione, alla quale
oggi siamo chiamati. Non possiamo impegnarci per la pace nel mondo se
contemporaneamente non ci impegniamo per l'unità e la pace fra gli
stessi cristiani. Tali considerazioni, quarant'anni fa, davano
l’avvio ad uno slancio ed un entusiasmo ecumenico.
3. Ovviamente, in
questi quarant'anni il tempo non si è fermato; la situazione
ecumenica è mutata e la scena ecumenica attraversa attualmente
mutazioni profonde. Da una parte la ricezione e la consapevolezza
ecumenica nella Chiesa è cresciuta. Tramite i dialoghi, a livello
internazionale, regionale e locale, abbiamo eliminato molti malintesi
e pregiudizi, abbiamo superato differenze del passato, approfondito ed
arricchito la comunanza nella fede, e abbiamo stretto molte amicizie.
Un filmato preparato
– in occasione della Conferenza – dal Centro Televisivo Vaticano
ricorda i molti punti culminanti di questi quarant'anni: a cominciare
dall’incontro storico fra Papa Paolo VI col Patriarca Atenagora,
fino alla firma della Dichiarazione congiunta cattolico – luterana
sulla dottrina della giustificazione ad Augsburg nel 1999 [testo
del documento], e alla
consegna dell’Icona della Madre di Kazan a Mosca neppure tre mesi
fa. Tutti questi eventi sarebbero stati inimmaginabili prima del
Concilio.
Secondo la Enciclica
"Ut
unum sint" il frutto principale di questi quarant’anni
di ecumenismo consiste nella fraternità ritrovata. Consideriamo gli
altri cristiani non più come nemici o stranieri, ma vediamo in essi
dei fratelli e delle sorelle. "La fraternità universale dei
cristiani è diventata una ferma convinzione ecumenica" "In
una parola, i cristiani si sono convertiti ad una carità
fraterna." (Ut
unum sint, 42)
4. D'altra parte
esistono anche problemi e delusioni. Ovviamente non abbiamo ancora
raggiunto lo scopo: la comunione piena e visibile. Siamo in uno stadio
intermedio. Talvolta persistono antichi pregiudizi. Si devono anche
lamentare pigrizie e ristrettezze. Inversamente, l'ecumenismo diventa
a volte preda di un attivismo superficiale.
Oggi siamo confrontati
a nuove sfide: da una parte, un relativismo e pluralismo qualitativo
postmoderno, che non pone più la questione della verità,
dall’altra un fondamentalismo aggressivo esercitato da sette antiche
e nuove, con le quali non è possibile stabilire, per la maggior parte
dei casi, un dialogo improntato a rispetto. In alcune Comunità
ecclesiali si constata una sorta di liberalismo dottrinale e
soprattutto etico, che crea nuovi dissensi sia all'interno di queste
Comunità, che tra di esse e la Chiesa cattolica.
Non siamo più
all’entusiasmo ecumenico del periodo immediatamente successivo al
Concilio. Tuttavia non si può neppure affermare, come fanno alcuni,
che l’ecumenismo attraversi un periodo di glaciazione o in un
inverno ecumenico. Meglio parlare di uno stadio di maturazione e di un
necessario chiarimento.
5. Tutti questi
problemi conducono a porsi una domanda: Ecumenismo quo vadis?
Quale sarà il futuro del movimento ecumenico? Quali sono le sue
prospettive in un futuro prossimo ?
Una risposta uniforme
è impossibile. La situazione è molto variegata nelle varie parti del
mondo. Diversa in Europa occidentale rispetto all’Europa orientale
con la sua impronta ortodossa; diversa in America del Nord rispetto
all’America latina; ed ancora, diversa in Africa ed in Asia. La
Conferenza, che si inaugurerà domani, sarà un’occasione utile per
ascoltare la voce delle Chiese locali e dei fratelli ortodossi e
protestanti.
Vorrei accennare
soltanto a due problemi ovvero a due compiti. Il primo si riferisce al
sospetto che il dialogo ecumenico danneggi la nostra propria identità
cattolica. Si tratta di un sospetto grave. Tuttavia è vero il
contrario: il dialogo presuppone partner che hanno la loro
propria identità. Non si tratta di modificare il deposito di fede, di
cambiare il significato dei dogmi ecc. (Ut
unum sint, 18). Il dialogo non si risolve in un più basso
comune denominatore, ma in un arricchimento reciproco. Il Papa
definisce il dialogo ecumenico uno scambio di doni. (Ut
unum sint, 28). Tramite il dialogo, la propria identità si
rafforza e si arricchisce. Cattolicità ed ecumenismo sono dunque le
due facce della stessa medaglia.
Quanto appena detto, ci
conduce ad un’altra questione: l'importanza dell'ecumenismo
spirituale, che è il cuore e l'anima di tutto l’ecumenismo (Unitatis
redintegratio, 8). L'ecumenismo non è una forma di diplomazia
ecclesiastica; è un processo spirituale, un’avventura dello
Spirito. L’ultima Plenaria del Pontificio Consiglio per la
Promozione dell’Unità dei Cristiani nel 2003 ha suggerito di
preparare un Vademecum di ecumenismo spirituale; una prima
bozza sarà presentata e discussa alla Conferenza anche in vista di
raccogliere per ulteriori suggerimenti. Ci auguriamo che il Vademecum,
dopo una ulteriore elaborazione, possa essere pubblicato quanto
prima.
Siamo convinti che il
cammino ecumenico prepara il futuro della Chiesa. Secondo parametri
umani, la via sarà probabilmente lunga e laboriosa, segnata anche da
delusioni, incidenti di percorso e anche resistenze. Tuttavia è la
via iniziata dallo Spirito quarant’anni fa e, in quanto tale, essa
è una via che ha la speranza dalla sua parte.
INTERVENTO
DI S.E. MONS. BRIAN FARRELL
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su
S.E. il Cardinale
Kasper, nel concludere l’introduzione a questa Conferenza Stampa, ha
affermato che la via iniziata quarant’anni fa con la promulgazione
del Decreto Unitatis
redintegratio è una via suscitata dallo Spirito e, in quanto
tale, essa è una via che ha la speranza dalla sua parte.
In effetti, scorrendo
la lista dei partecipanti alla Conferenza che inizierà domani al
Centro di «Mondo Migliore», si ha l’impressione che il Signore ha
reso efficace ed operante l’impegno ecumenico.
La risposta delle
Conferenze Episcopali, delle strutture ecumeniche delle Chiese
orientali cattoliche, delle Riunioni Internazionali di Conferenze
Episcopali nei cinque continenti è realmente degna di nota. La lista
dei partecipanti indica che saranno rappresentate:
28 Conferenze
episcopali dell’Africa
21 Conferenze
episcopali delle Americhe
28 Conferenze
episcopali dell’Asia
25 Conferenze
episcopali dell’Europa
2 Conferenze episcopali
dell’Oceania
In totale saranno
presenti circa 260 persone.
La percentuale degli
organismi episcopali e sinodali, che non hanno potuto accogliere
l’invito rivolto loro è minima, e le assenze sono spesso dovute
alle difficili (e tristi) situazioni dei paesi che hanno dovuto
declinarlo. La lista dei partecipanti che sarà messa a disposizione
della Sala Stampa per la consultazione potrà confermare queste mie
parole.
Il Pontificio Consiglio
potrà valersi durante la Conferenza della presenza dei Vescovi ed
Arcivescovi che assumono attualmente l’incarico di presiedere da
parte cattolica le Commissioni miste internazionali di dialogo
teologico, che sono state attivate progressivamente dal Concilio in
poi. Queste Commissioni sono uno degli aspetti più importanti e
significativi dell’impegno che svolge il nostro Dicastero. Di grande
importanza nel raduno sarà anche la presenza dei membri e consultori
del Pontificio Consiglio. Essi potranno stabilire una continuità con
le decisioni e le opzioni prese nell’ultima plenaria del 2003,
specialmente al riguardo del tema dell’ecumenismo spirituale.
Una menzione
particolare meritano gli ospiti speciali, tra i quali fedeli amici e
collaboratori del Dicastero. Ci piace nominare tra di loro S.E. il
Cardinale Cassidy, che ha assunto la carica di Presidente tra il 1990
ed il 2000. Il Cardinale Kasper aveva anche esteso un invito al
Cardinale Johannes Willebrands, che egli non ha potuto accogliere a
motivo della sua età avanzata. Né ha potuto essere presente S.E.
Mons. Pierre Duprey, il quale è stato "l’accompagnatore"
degli Osservatori durante il Concilio, ed ha ricoperto l’incarico di
Sotto-Segretario e poi di Segretario del Pontificio Consiglio fino al
1999. Gli "ospiti speciali" presenti, coloro che si uniranno
alla Conferenza con il pensiero e la preghiera, e coloro che hanno
molto operato per il nobilissimo scopo della ricomposizione
dell’unità di tutti i cristiani e che non sono più tra noi,
saranno espressamente ricordati nella preghiera e nella messa che i
partecipanti celebreranno ogni giorno nella chiesa di "Mondo
Migliore".
Una menzione affettuosa
va poi ai 27 "Delegati fraterni" delle Chiese ortodosse,
delle Antiche Chiese dell’Oriente, delle Chiese e Comunità
cristiane d’Occidente e alle organizzazioni cristiane
internazionali, che hanno accettato il nostro invito ad essere
presenti alla Conferenza. La prassi di associare dei Delegati fraterni
– reciprocamente consolidata – è oramai una tradizione. La loro
presenza tuttavia alla Conferenza di «Mondo Migliore» ha un
significato commemorativo che non deve sfuggire. Essi sono gli eredi
di coloro che affiancavano i Padri Conciliari, e oggi, come allora,
essi sono con noi per partecipare alla via che ha la speranza dalla
sua parte.
La presenza dei
"Delegati fraterni" alla Conferenza non si limiterà ad uno
"scambio di cortesia ecumenica". Il programma prevede
infatti, il primo giorno, oltre all’introduzione di S.E. il
Cardinale Walter Kasper, le "risposte" al tema svolto dal
Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità
dei Cristiani, in prospettiva ortodossa (Metropolita di
Pergamo, S.E. Johannis Zizioulas, Patriarcato ecumenico), e secondo il
pensiero del Prof. Geoffrey Wainwright, che rappresenta il Consiglio
Metodista Mondiale e presenterà la prospettiva delle Comunioni
derivate dalla Riforma Protestante circa il Decreto.
Oltre a discutere ed
approfondire gli argomenti della Conferenza: significato permanente ed
urgente di Unitatis redintegratio, Retrospettiva
dell’impegno ecumenico e situazione attuale, prospettive future,
il programma del raduno comprenderà un intervento del Segretario del
Pontificio Consiglio, S.E. Mons. Brian Farrell, il quale darà una
lettura delle «Risposte» delle Conferenze Episcopali ad un questionario
inviato dal Dicastero in preparazione dell’incontro e allo scopo di
raccogliere dati aggiornati sulla situazione ecumenica nei vari
contesti locali. Mons. Eleuterio F. Fortino, Sotto-Segretario,
presenterà un documento informativo dal titolo: «L’Azione del
Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani
dalla promulgazione di Unitatis redintegratio ad oggi». La
Conferenza prevede inoltre delle riunioni in gruppi di lavoro
regionali e linguistici, ed una tavola rotonda, il 12 novembre, al
quale parteciperanno persone distinte per appartenenza ecclesiale e
per provenienza.
La Conferenza, secondo
le intenzioni del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani,
comprenderà – oltre all’aspetto fondamentale della riflessione e
dello studio sui temi – anche un aspetto più descrittivo ed
immediato. Ci auguriamo che il Documentario – preparato per la
circostanza dal Centro Televisivo Vaticano – che traccia alcune
tappe dal dopo Concilio ad oggi, costituirà forse l’occasione per
misurare meglio la strada che è stata percorsa.
Per sottolineare
l’aspetto celebrativo, i partecipanti potranno assistere ad un
intrattenimento musicale organizzato dalla sezione artistica di Rondine
Cittadella della Pace di Arezzo, durante il quale sarà eseguito
per la prima volta un brano composto per la circostanza anniversaria.
L’intenzione del
Santo Padre di concludere con noi la Conferenza, presiedendo la
celebrazione dei Vespri nella Patriarcale Basilica Vaticana sabato 13
novembre, è un vero e proprio dono per questa iniziativa del
Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Abbiamo constatato che la nostra volontà di commemorare
Unitatis
redintegratio è condivisa anche dagli altri cristiani di
Roma, e ha suscitato gioia nei movimenti impegnati nella preghiera e
nell’azione ecumenica.
Il Pontificio Consiglio
per la Promozione dell’Unità dei Cristiani si augura che la
Conferenza possa rafforzare l’impegno ecumenico nei vari contesti
locali e contribuisca a renderci tutti maggiormente consapevoli dei
doni e dei frutti che il Decreto Unitatis
redintegratio ha già dato alla Chiesa in questi
quarant’anni.
INTERVENTO
DI MONS. ELEUTERIO F. FORTINO
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Uno degli elementi più
importanti emergenti dal decreto Unitatis
redintegratio (UR) – valido anche a 40 anni dalla
promulgazione – è quello delle relazioni con le Chiese ortodosse.
Il Concilio ha esortato tutti, "ma specialmente quelli che
intendono lavorare al ristabilimento della desiderata piena comunione
tra le Chiese Orientali e la Chiesa cattolica" a tenere "in
debita considerazione la speciale condizione della nascita e della
crescita delle Chiese d’Oriente e la natura delle relazioni vigenti
fra esse e la Sede di Roma prima della separazione" (UR,
14). Su questa indicazione si sono stabilite relazioni, in tempi e
modalità diverse, e lo stesso dialogo teologico, con tutte le Chiese
d’Oriente, con le Chiese ortodosse e le antiche Chiese d’Oriente,
o precalcedonesi. Una valutazione generale è stata data dal Santo
Padre nella enciclica UUS.
Per il dialogo con le Chiese ortodosse egli ha scritto: "Con
spirito positivo, basandoci su quanto abbiamo in comune, la
Commissione mista (di dialogo teologico) ha potuto progredire
sostanzialmente" (UUS,59).
Per quello con le Antiche Chiese d’Oriente ha affermato: "Per
le tradizionali controversie sulla cristologia, i contatti ecumenici
hanno reso dunque possibili chiarimenti essenziali, tanto da
permetterci di confessare insieme quella fede che ci è comune" (UUS,
63).
Queste relazioni nel 40°
del decreto UR
trovano ancora in esso ispirazione e orientamento, anche nelle
situazioni di nuove possibilità e di impreviste difficoltà.
1. Il dialogo
teologico con le Chiese ortodosse, dopo un avvio positivo e con i
risultati riassunti nell’enciclica UUS,
gli ultimi 15 anni ha incontrato serie difficoltà e dall’ultima
sessione plenaria (Baltimora, Usa, 2000) non si è potuta incontrare
In quella sessione si era discusso il tema "Implicazioni
ecclesiologiche e canoniche dell’uniatismo". Non si era
potuto concordare un documento comune sull’argomento. La sessione
tuttavia aveva ribadito la necessità della continuazione del dialogo
e aveva messo in rilievo un dato importante per questo dialogo
teologico. Si è insieme constatato che la nascita delle Chiese
orientali cattoliche è intimamente legata alla questione del primato
del vescovo di Roma nella Chiesa. La questione quindi deve essere
affrontata in relazione al problema maggiore nelle relazioni fra
cattolici e ortodossi.
2. Sul "Primato
Petrino" il PCPUC ha organizzato un simposio accademico nel
maggio 2003 con relazioni parallele di cattolici e ortodossi su
quattro tematiche: a) Il fondamento biblico del primato, b) Il
primato nel pensiero dei Padri della Chiesa, c) Il ruolo del vescovo
di Roma nei Concili ecumenici, d) Le discussioni recenti in merito al
primato in relazione al Concilio Vaticano I e sul primato fra i
teologi ortodossi. Non si trattava di un dialogo ufficiale, ma di
un simposio accademico con proprie caratteristiche. La ricerca della
piena comunione però fa uso e tesoro di diversi contributi (relazioni
fraterne, ricerca negli Istituti di teologia, dialogo strutturato, per
mezzo di commissioni miste, preghiera, ecc.). Gli "Atti"
sono stati pubblicati.
3. Negli ultimi anni si
sono intensificati i rapporti con alcune Chiese che, nel passato si
erano mostrate meno impegnate nei rapporti con la Chiesa cattolica.
Dopo la visita del Santo Padre ad Atene (2001), la Chiesa di Grecia
ha inviato a Roma, per la prima volta, una delegazione sinodale (8-13
marzo 2002). Di rimando la Chiesa cattolica ha inviato ad Atene (10-14
febbraio 2003) una delegazione, presieduta dal Card. Kasper, Si è
instaurata un’attiva cooperazione in vari campi. I rapporti con la
Chiesa di Grecia usano anche altre vie. Ne ricordo una: nel 2003 si è
tenuto a Joannina (Grecia) l’VIII symposium sulla "Spiritualità
in oriente e in occidente e reciproci influssi" organizzato
dalla Facoltà teologica dell’Università di Tessalonica e
dall’Ateneo Antonianum di Roma.
4. Il Santo Padre ha
fatto visita in Bulgaria nel 2002 (23-26 maggio). Il Cardinale
Presidente del PCPUC vi si recò nell’ottobre dello stesso anno (7-9
ottobre). Ad un anno di distanza dalla visita del Papa, una
delegazione del Santo Sinodo di Sofia ha fatto visita a Roma (22-27
maggio 2003). Nella circostanza è stato inaugurato l’uso liturgico
da parte della Comunità ortodossa di Roma della Chiesa dei Santi
Vincenzo e Anastasio presso Fontana di Trevi. La ricerca della
comunione implica la solidarietà e lo scambio di doni.
5. Il Presidente del
PCPUC ha visitato la Chiesa di Serbia (10-15 maggio 2002). Una
delegazione del Santo Sinodo del Patriarcato di Serbia ha
ricambiato la visita a Roma ( 3-8 febbraio 2003). Il Santo Sinodo di
quella Chiesa e la locale Conferenza Episcopale Cattolica si
incontrano ormai regolarmente.
6. Dopo la visita del
Santo Padre in Romania (7-8 maggio 1999) e quella del Patriarca
Teoctist a Roma (7 - 13 ottobre 2002) – eventi significativi delle
fraterne relazioni, nonostante problemi ancora aperti nel paese fra
greco-cattolici e ortodossi per la questione dei luoghi di culto - è
stata conferita al Presidente del PCPUC un Dottorato Honoris causa
congiuntamente da quattro facoltà teologiche dell’università di
Cluj, dalla facoltà ortodossa, da quella greco-cattolica, da quella
cattolica latina e da quella protestante.
7. Negli ultimi anni vi
è stata una tensione fra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa
cattolica. La Chiesa russa rimproverava alla Chiesa cattolica, a suo
modo di vedere, atti di proselitismo e nuovo impulso alla prassi
dell’uniatismo in Ucraina. Ci sono state varie iniziative di
chiarimento. Importante la visita del card. Kasper a Mosca nel 2004
(17 - 23 febbraio). È stato istituito quindi un gruppo congiunto di
lavoro tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nella Federazione
russa per la soluzione dei problemi pratici esistenti tra le due
Chiese in questo Paese. In seguito il gruppo ha tenuto due incontri, a
maggio e a settembre (2004).
8. Il cardinale
Presidente del PCPUC ha fatto visita alla Chiesa ortodossa in Bielorussia
(15-18 dicembre 2002) con cui si è avviato un positivo rapporto.
9. Con le Antiche
Chiese d’Oriente (copta, etiopica, sira, armena) nel loro
insieme, sulla base degli accordi cristologici e dei risultati dei
vari dialoghi bilaterali, si è avviato un dialogo teologico ufficiale
nell’anno 2002. La prima riunione della Commissione mista ha avuto
luogo al Cairo nel gennaio 2004; la seconda avrà luogo a Roma nel
gennaio 2005.
10. Con la Chiesa
Assira d’Oriente si è costituita una Commissione mista di
dialogo. La prossima imminente riunione avrà luogo a Londra dal 18 al
24 novembre 2004. Due temi principali saranno studiati: la tradizione
teologica dell’antica Chiesa di Mesopotamia e l’ecclesiologia di
comunione secondo la tradizione assira e quella cattolica.
11. Con il Patriarcato
di Costantinopoli si mantengono relazioni regolari e frequenti.
Quando sorgono difficoltà o incomprensioni si risolvono direttamente.
Lo scambio regolare di delegazioni per la festa di S. Andrea al Fanar
e dei Santi Pietro e Paolo a Roma offre un utile strumento di
conversazioni dirette. Il Patriarca Ecumenico S.S Bartolomeo I è
stato a Roma per la festa dei Santi Pietro e Paolo di quest’anno. In
quell’occasione aveva chiesto al Santo Padre delle reliquie di S.
Giovanni Crisostomo e di S. Gregorio di Nazianzo, patriarchi di
Costantinopoli, che si trovano nella Basilica di S. Pietro. Alla fine
di questo mese S.S. Bartolomeo I verrà a Roma a ricevere dal Santo
Padre il dono delle reliquie. Sarà l’occasione di un nuovo
incontro.
Questa intensificazione
di contatti aiuterà un nuovo avvio del dialogo teologico. Il decreto UR
dà ancora ispirazione e orientamenti validi.