Parla monsignor Luigi Padovese, Vicario apostolico
dell'Anatolia
di Antonio Gaspari
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anche, nel sito]
ANKARA, venerdì, 8 febbraio 2008 (ZENIT.org)
In una intervista rilasciata a ZENIT, monsignor
Luigi Padovese, Vicario apostolico dell'Anatolia
e Presidente della Conferenza Episcopale Turca (CET),
ha illustrato i programmi e le finalità del
giubileo paolino (28 giugno 2008 - 29 giugno
2009) indetto dal Pontefice Benedetto XVI.
Monsignor Padovese ha spiegato che “c’è un gran movimento per
organizzare i viaggi dei pellegrini e del turismo nei luoghi paolini, ma la
componente religiosa è quella trainante. La finalità è di risvegliare nei
cristiani di Turchia e del mondo la coscienza della propria identità”.
Il Vicario apostolico dell’Anatolia, che è anche un grande studioso della Chiesa
delle origini, ha rilevato che San Paolo “ha dato un respiro universale alla
realtà cristiana ed ha messo in evidenza che il cristianesimo è novità più che
continuità”.
“Perché – ha aggiunto il presule – come diceva Tertulliano 'cristiani non si
nasce ma si diventa' e Paolo ci aiuta a capire dove siamo e chi siamo. Paolo
ricorda l’identità cristiana”.
“Non si tratta solo della continuità della religione giudaica – ha continuato il
Presidente della CET – i legami ci sono e vanno riconosciuti, però,
l’incarnazione è un salto qualitativo enorme”, così come va al di là di ogni
immaginazione “lo scandalo della Croce e la Resurrezione”.
Secondo monsignor Padovese, il giubileo paolino “è un'occasione per far
conoscere ai cristiani di tutto il mondo l’importanza dell’apostolo Paolo”, con
particolare riferimento alla storia della sua missione svolta in Turchia.
“In quei tempi – ha ricordato il Vicario apostolico – questa zona era più
florida e ricca, un punto di incontro per culture, popoli e religioni che ha
permesso l’inculturazione e l’espansione del cristianesimo”.
L’Anno Paolino ha anche una grandissima valenza di carattere ecumenico. A questo
proposito il Presidente della CET ha raccontato a ZENIT dell’incontro che si è
svolto a Tarso il 25 gennaio scorso.
Alla messa solenne svoltasi nella chiesa trasformata in museo, hanno
concelebrato insieme a monsignor Padovese, il Vescovo di Padova, monsignor
Antonio Mattiazzo, monsignor Gregorios Melki Urek, Vescovo siriaco di Adiyaman e
monsignor Joseph Amis Abi Aad, Vescovo maronita di Aleppo.
Era presente anche un gruppo di 16 religiosi francescani e tre sacerdoti
secolari della provincia di Foggia, due segretari di Vescovi e diversi sacerdoti
locali. Presenti anche diverse religiose e un gruppo numeroso di fedeli.
Nel pomeriggio si è svolta la preghiera ecumenica per l'unità dei cristiani a
cui si sono aggiunti sacerdoti della Chiesa ortodossa, il pastore evangelico di
Adana, e un vasto gruppo di fedeli proveniente da Mersin, Adana e Iskenderun.
Ed è proprio per dare un ulteriore impulso al dialogo ecumenico che la CET ha
voluto coinvolgere anche le altre chiese nella preparazione dell’Anno Paolino.
In questo contesto monsignor Padovese ha incontrato il Patriarca Bartolomeo I,
il Matriarca armeno Mutafyan e il Metropolita siro ortodosso di Istambul.
Le autorità turche si sono dette molto interessate all’Anno Paolino, “anche se –
ha rilevato il Vicario Apostolico –, non hanno dato risposta alla richiesta di
costruire una chiesa a Tarso dedicata a San Paolo”.
La richiesta avanzata per la prima volta dall’Arcivescovo di Colonia, il
Cardinale Joachim Meisner, è stata riproposta da monsignor Padovese, ma le
autorità non si sono ancora pronunciate.
Il Vicario Apostolico ha quindi preannunciato l’apertura del Giubileo di San
Paolo, in un incontro che si svolgerà a Tarso il 21 giugno e a cui
parteciperanno le autorità civili di Ankara, il Cardinale Walter Kasper,
Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e
i dirigenti delle Chiese Ortodosse.
In occasione del bimillenario di san Paolo, la CET ha pubblicato una Lettera
pastorale in cui è scritto: "Prima di essere cattolici, ortodossi, siriani,
armeni, caldei, protestanti, siamo cristiani. Su questa base si fonda il nostro
dovere di essere testimoni. Non lasciamo che le nostre differenze generino
diffidenze e vadano a scapito dell’unità di fede; non permettiamo che chi non è
cristiano s’allontani da Cristo a motivo delle nostre divisioni".
Inoltre verranno ripubblicate le Lettere di San Paolo in lingua turca, con
l’intento di svolgere uno studio approfondito utile ai cristiani ed ai cattolici
in particolare.
Monsignor Padovese ha poi rivelato l'intenzione di pubblicare un piccolo
Catechismo paolino, che illustri come san Paolo affrontava i vari temi
dell’identità cristiana.
Sono già molte le richieste dalla Francia, dalla Germania, dall’Italia, di
pellegrinaggi nei luoghi paolini e cioè Antiochia, Tarso, Antiochia di Pisidia,
Efeso, Mileto, la Galazia e Colossi. A questo proposito, il Vicario apostolico
si è detto convinto che ci sarà un flusso continuo di pellegrini.
Dal punto di vista archeologico e storico, monsignor Padovese ha affermato che
nel corso degli anni “il cristianesimo è stato cancellato tantissimo”, ma se si
gratta sotto la superficie “si può trovare ancora molto della presenza
cristiana”.
“Nelle grandi città – ha fatto notare il Presidente della CET – tante chiese
sono state perse e tante altre trasformate in moschee”. A Tarso per esempio
“c’era una bellissima chiesa a pianta basilicale che attualmente è una moschea”.
“Ma in periferia tracce del cristianesimo sono ancora visibili”, ha sottolineato
il presule. “Ad Antiochia di Pisidia per esempio è stata ritrovata una chiesa
dedicata a san Paolo, dove l’Apostolo fece il discorso sulla missionarietà”.
Ad Efeso una archeologa austriaca ha messo in luce una grotta con dei graffiti e
affreschi che ricordano il ciclo degli atti apocrifi di Paolo e Tecla.
“D’altro canto – ha ricordato monsignor Padovese – è in Turchia dove san Paolo
ha svolto prevalentemente il suo apostolato. Gli studiosi sostengono che su
10.000 miglia che Paolo avrebbe percorso, buona parte li ha percorsi in Turchia.
E basterebbe prendere in mano gli Atti degli Apostoli per rendersi conto di
quanto Paolo ha vissuto e percorso le terre dell’attuale Turchia”.
Tra le tante iniziative, il Vicario apostolico dell’Anatolia ha menzionato anche
l’idea di organizzare un pellegrinaggio internazionale per giovani a Tarso e
Antiochia e il Pellegrinaggio nazionale dei cattolici di Turchia nel mese di
ottobre.
Da Asianews 2.10.07
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Tarso, la città natale di San Paolo, vuole
prepararsi per accogliere quanti la visiteranno
nel 2008, proclamato a gennaio da Benedetto XVI
Anno paolino. Nel bimillenario della nascita
dell’apostolo delle genti, il Papa ha annunciato
“una serie di eventi liturgici, culturali ed
ecumenici, come pure varie iniziative pastorali
e sociali, tutte ispirate alla spiritualità
paolina”.
Situata sulla costa meridionale della Turchia,
di fronte a Cipro, oggi Tarso è una città di
quasi 200mila abitanti che, riferisce la Adana -
Anatolia News Agency, vuole prepararsi
all’appuntamento. L’amministratore del
distretto, Abdulhamit Erguvan, sostiene che
“dobbiamo mirare ad una promozione dell’immagine
della nostra città nel mondo, anche se dovesse
costarci 100 milioni di dollari”. Erguvan ha
posto in particolare l’accento sul fatto che in
città “non ci sono alberghi accoglienti per i
turisti”.
Il presidente della Camera di commercio, Mehmet
Karagozlu, dal canto suo, sostiene che la
mancanza di attrezzature di base crea problemi
nell’antica città. Il suo progetto mira a
“trasformare alcune antiche case in piccoli
alberghi accoglienti”. “L’anno di San Paolo –
sostiene – è una opportunità molto buona e noi
dobbiamo coglierla per creare una buona immagine
della nostra città”.