Messaggio vaticano ai buddisti in occasione di "Vesakh"

Per i buddisti la festa di Vesakh, che nei Paesi di tradizione therevada quest’anno si celebra il 22 maggio, è la più importante. In essa si fa memoria della nascita di Siddharta Gautama (8 aprile) e si commemorano i principali avvenimenti della vita di Buddha. Nei Paesi di tradizione mahayana, i vari momenti della vita di Buddha vengono ricordati in giorni diversi.


In occasione della ricorrenza, il Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, l’arcivescovo Michael L. Fitzgerald, ha fatto pervenire ai buddisti il seguente messaggio:

Buddisti e cristiani in solidarietà

Cari amici buddisti,
1. Ancora una volta è giunto il tempo di Vesakh, ed in questa occasione desidero farvi pervenire i miei più fervidi auguri. Possa questa Festa portare gioia a ciascuno di voi, alle vostre famiglie e comunità. Sono certo che laddove buddisti e cattolici vivono in stretto contatto, essi approfitteranno di questo momento per consolidare le buone relazioni già esistenti.

2. Quest’anno la Chiesa cattolica celebra il 40° anniversario della Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II sulle relazioni fra la Chiesa cattolica e le altre religioni. In qualche modo, tale documento può essere considerato la "Magna Charta" che guida i cattolici nelle loro relazioni con persone di altre tradizioni religiose. Esso menziona il buddismo, insieme ad altre religioni, ed afferma che "la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni" (NA 2). Così buddisti e cattolici hanno potuto incontrarsi, in uno spirito di apertura, sincerità e reciproco rispetto, impegnandosi nel dialogo in varie maniere.

3. In Paesi dove buddisti e cristiani vivono e lavorano fianco a fianco, il conseguente "dialogo di vita" consente loro, mentre rendono testimonianza della religione a cui appartengono, di approfondire la conoscenza l’uno dell’altro, di suscitare buoni rapporti e di promuovere uno spirito di vicinanza. Si è creato così un legame particolare fra un certo numero di monaci e monache buddisti e cattolici. Sono stati ospiti gli uni degli altri nei loro rispettivi monasteri e conventi per condividere un periodo di silenzio, di meditazione e di riflessione. Alcune comunità hanno avvertito la necessità di collaborare nel campo sociale e, in un mondo segnato dalla violenza, di lavorare insieme per la causa della pace.

4. In nessun luogo la necessità di collaborazione è avvertita così forte come in quei Paesi del sud e del sud-est dell’Asia che, il 26 dicembre 2004, sono stati colpiti dal terremoto e poi dallo tsunami. Questo disastro ha suscitato un’effusione di preghiere, espressioni di compassione ed atti di generosità come si è raramente visto nel mondo. Buddisti e cristiani hanno lavorato insieme fianco a fianco per aiutare le vittime; le organizzazioni religiose hanno cooperato nel portare aiuti immediati e nel valutare le necessità future. I lunghi tempi necessari per la ricostruzione richiedono, tuttavia, che si continui con queste espressioni di solidarietà interreligiosa. Vi sono anche molte altre situazioni che richiedono la cooperazione fra tutte le persone di buona volontà, così da poter trovare soluzioni che siano conformi alla dignità umana e che rispettino i diritti umani.

5. Nella Festa di Vesakh di quest’anno vi saranno famiglie che hanno perduto alcuni dei loro membri. Desidero rassicurare queste persone che i loro cari non saranno dimenticati ma saranno ricordati nelle nostre preghiere. Il dialogo che Nostra Aetate ha aiutato a promuovere, ci esorta a condividere gli uni con gli altri sia la gioia che il dolore. E’ con questo spirito che auguro a ciascuno di voi, ancora una volta, una serena celebrazione della festa.

Arcivescovo Michael L. Fitzgerald
Presidente
 

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