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Banlieue in fiamme: i vescovi francesi chiedono una riflessione profonda.

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Per i vescovi francesi le spiegazioni che in questi giorni si stanno tentando di dare ai disordini verificatisi in molte zone urbane della Francia, non sono sufficienti. È necessaria - sostengono i vescovi - una riflessione più seria che indaghi sulle origini di «questo vortice di violenza» che colpisce le «nostre grandi città». Da Lourdes, dove l’altro ieri era riunita l’assemblea plenaria della Conferenza Episcopale Francese, monsignor Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente della Conferenza, ha diramato un comunicato per esprimere la preoccupazione dei vescovi del Paese. “Gruppi di giovani - si legge nel comunicato - si scontrano durante la notte con le forze dell’ordine e seminano paura”. 

“Le immagini mostrate dai mezzi di comunicazione fanno sì che questi eventi abbiano un forte impatto sull’opinione pubblica e creano sfiducia tra le varie componenti della popolazione. Dobbiamo chiederci - continua il comunicato - cosa può generare questo vortice di violenza nelle nostre grandi città”. Secondo i vescovi, se l’urbanizzazione recente del Paese, le difficoltà di impiego per i giovani e l’instabilità della vita familiare, possono essere additate come cause continenti delle violenze, tuttavia è necessario andare più a fondo al problema anche perché, secondo loro, la “repressione e l’incitamento alla paura collettiva” non sono “una risposta all’altezza di queste drammatiche tensioni della nostra società”. 
 
Il documento dei vescovi sottolinea anche “tutto il lavoro svolto quotidianamente da associazioni e istituzioni per creare vincoli di solidarietà a favore di una convivenza congiunta fraterna”. In particolare, “le scuole, le varie strutture di formazione, gli educatori e gli animatori sociali devono sentirsi sostenuti da tutti noi”. Il comunicato dei vescovi si chiude considerando che “è fondamentale prospettare a queste nuove generazioni, che spesso mancano di speranza, un avvenire di libertà, dignità e rispetto dell’altro”.
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[Fonte: palazzoapostolico.it 9 novembre 2005]

   
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