La vulnerabilità della
vita umana è stata rimarcata la scorsa settimana da due importanti commemorazioni. Giovedì scorso in Polonia, il 60°
anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz ha riportato alla mente ancora una volta gli
orrori del programma di sterminio del Regime nazista. E, negli Stati Uniti, i gruppi pro-vita hanno organizzato eventi per
ricordare la decisione del 1973 della Corte Suprema che ha legalizzato l’aborto per tutti e nove i mesi di gravidanza.
“Trentadue anni dopo, il male insito nella sentenza Roe contro Wade persiste, e il sangue degli innocenti
continua a macchiare la nostra Costituzione”, ha declamato il cardinale William Keeler nella sua omelia domenicale del
23 gennaio, alla Basilica del National Shrine of the Immaculate Conception di Washington. “La perdita di più di 40
milioni di bambini non nati incombe sulla nostra coscienza nazionale”.
La soppressione di vite innocenti continua ad un ritmo sostenuto in molte zone. La BBC ha riportato il 23 gennaio che
alcuni medici olandesi hanno ammesso di aver soppresso, dal 1997, 22 bambini (nati) malati terminali. Nessuno dei dottori
è stato denunciato, nonostante l’eutanasia per i bambini sia illegale nei Paesi Bassi.
I dettagli di questi delitti sono stati riportati in uno studio pubblicato dalla Dutch Journal of Medicine, dal
quale risulta anche la soppressione di bambini affetti da spina bifida. Da un sondaggio risulterebbe che ogni anno vengono
soppressi dai 15 ai 20 neonati disabili, ad opera di medici olandesi, ma la maggior parte di questi casi non viene
riportata all’attenzione dell’opinione pubblica, secondo la BBC.
L’uso olandese di eliminare bambini deformi è stato riportato anche da un articolo del Telegraph di Londra del
26 dicembre. Eduard Verhagen, primario di pediatria dell’Ospedale Groningen, ha preso le difese di queste azioni,
sostenendo che la somministrazione di veleno ai bambini offriva loro una “opzione umana” che gli consentiva di non
essere costretti a soffrire. Verhagen ha affermato che il Governo olandese stava elaborando normative che avrebbero
consentito ai medici di praticare l’eutanasia sui bambini.
Ma il Vescovo cattolico di Groningen, Wim Eijk, ha riferito al quotidiano britannico che lo Stato non ha alcun diritto di
autorizzare i medici a porre fine alla vita dei bambini, i quali sono incapaci di dare il loro consenso alla propria
morte.
“Al fine di ridurre la sofferenza”
“Questo è un incubo darwiniano e una grave violazione delle leggi di Dio”, ha dichiarato un portavoce del Vescovo.
“Significa superare i confini considerati finora invalicabili da ogni ordinamento. L’eutanasia per i bambini, in
circostanze in cui non è possibile perseguire o assicurare il consenso degli interessati. È un terreno scivoloso che
potrebbe portare i medici ad acquisire il diritto di imporre la vita o la morte, e potrebbe diventare un motivo per
estenderlo a tutti”.
Le preoccupazioni sulle prospettive di un ulteriore allentamento delle norme sull’eutanasia sono state confermate da un
servizio del British Medical Journal del 8 gennaio. Un’inchiesta triennale, commissionata dalla Royal Dutch
Medical Association, ha concluso che i medici dovrebbero poter aiutare a far morire le persone che, sebbene non
fisicamente malate, “soffrono nel vivere”.
La legge che regola l’eutanasia non prevede espressamente che il paziente debba avere una determinata condizione fisica
o mentale, ma solo che il paziente deve star “soffrendo in modo disperato e insopportabile”, osserva l’articolo. Ma
nel 2002, la Corte Suprema ha stabilito che un paziente deve avere una “condizione fisica o mentale classificabile”.
La decisione era intervenuta dopo che un dottore era stato accusato di aver aiutato una paziente di 86 anni a morire, la
quale non era malata, ma ossessionata dal suo declino fisico e dalla sua “disperata” esistenza.
Jos Dijkhuis, il professore di psicologia clinica che ha diretto l’inchiesta, ha affermato: “Prendiamo atto che il
compito del medico è di ridurre la sofferenza. Pertanto non possiamo escludere preventivamente questi casi. Dobbiamo
guardare oltre per vedere se possiamo porre un limite, e se sì, in che misura”. Tuttavia, il rapporto ammette che i
dottori mancano di una sufficiente specializzazione in questo campo.
L’articolo cita Henk Jochemsen, Direttore del Lindeboom Institute for Medical Ethics, che si oppone
all’eutanasia. Secondo quest’ultimo nel rapporto vi sarebbero segnali pericolosi. Jochemsen ha avvertito che secondo
il rapporto, “come società dovremmo dire alle persone che hanno la sensazione di aver perso il senso della propria
vita: giusto, è meglio che te ne vai”.
Ottenere il “miglior” figlio possibile
Altre recenti dichiarazioni sembrano voler tornare ad una mentalità che ricorda i programmi nazisti per il miglioramento
della qualità della razza. “Se hai in programma di avere un figlio, dovresti avere il miglior figlio che puoi
ottenere”, ha affermato Julian Savulescu durante un seminario dello scorso anno presso l’Università di Melbourne in
Australia.
Secondo un servizio apparso il 16 novembre sul quotidiano The Age, Savulescu, professore dell’Università di
Oxford, e del Murdoch Children's Research Institute, ha invitato i genitori ad utilizzare le tecnologie genetiche
per ottenere il “miglior” figlio possibile.
Savulescu ha prefigurato il giorno in cui i genitori potranno utilizzare queste tecniche persino per selezionare
determinati tratti comportamentali ed altre caratteristiche. Egli ha raccomandato ai genitori di compiere le loro scelte
sulla base di ciò che considerano come “la miglior opportunità per il proprio figlio”.
In Gran Bretagna, una ex presidente della Associazione per la pianificazione familiare, la baronessa Flather, ha auspicato
che i poveri evitino di avere un gran numero di figli, secondo il Times del 5 dicembre. La Flather, attualmente
Direttrice del Marie Stopes International, una delle più grandi cliniche abortiste britanniche, è stata
immediatamente accusata di sostenere l’eugenetica.
Negli Stati Uniti, la pratica della selezione degli embrioni per l’eliminazione di quelli che presentano difetti
genetici sta ottenendo sempre maggiore consenso. In un servizio del Wall Street Journal del 23 novembre, si osserva
che a tale tecnica selettiva oggi si ricorre di più, perché il servizio sanitario pubblico ne copre gli alti costi. La
diagnosi genetica preimpianto (DGP) può costare dai 3.000 ai 4.000 euro, oltre alla fecondazione in vitro che costa circa
6.000 euro.
Eliminare i difetti attraverso la procreazione
Circa 1.500 bambini nel mondo sono nati attraverso tecniche di DGP, secondo Yury Verlinsky, direttore del Reproductive
Genetics Institute di Chicago. “La DGP sta avendo un boom”, ha aggiunto William Kearns, direttore del Shady
Grove Center for Preimplantation Genetic Diagnosis di Rockville, nel Maryland.
Dall’altra parte dell’oceano, in Scozia, le coppie potranno presto ricorrere alle tecniche di DGP, attraverso il
Servizio sanitario nazionale, secondo quando riferito dal quotidiano Scotland on Sunday lo scorso 19 dicembre.
Dalle diagnosi preimpianto effettuate, sin dall’introduzione di questa tecnica, da medici della Glasgow Royal
Infirmary sono nati cinque bambini, e l’ospedale ha chiesto il finanziamento pubblico per poter applicare questa
tecnica ad un numero maggiore di coppie.
Questa richiesta è stata fortemente criticata da Ian Murray, direttore della Society for the Protection of the Unborn
Child in Scozia. “Ci opponiamo fortemente a questa tecnica per ragioni di principio e riteniamo assai deplorevole
che la Glasgow Royal Infirmary stia richiedendo finanziamenti”, ha dichiarato. “Non ha alcun valore terapeutico
ed è assimilabile all’eugenetica. Non reca alcun beneficio alle persone disabili: semplicemente le uccide”.
“Sessanta anni fa condannavamo i dottori nazisti per l’eugenetica”, ha ricordato Murray. “E la diagnosi genetica
preimpianto non è nulla di diverso.”
In un editoriale del quotidiano Scotsman del 27 dicembre, Dec Katie Grant ha sottolineato che la DGP non riguarda
la cura di malattie: “La malattia viene cancellata, non attraverso la riparazione di un gene fasullo, ma attraverso la
creazione di più embrioni, che vengono poi selezionati al fine di eliminare quelli difettosi e impiantare quelli sani”.
“L’idea di eliminare i difetti attraverso la procreazione è eugenetica pura e semplice”, ha scritto Grant, “e noi
procuriamo a noi stessi e alla società un grave danno ricorrendo ad eufemismi per nascondere il nostro imbarazzo di
fronte alle connotazioni negative che caratterizzano l’eugenetica sin dai tempi di Hitler”.
Usare l’ingegno umano per aiutare le persone a vivere meglio è un obiettivo lodevole, ha commentato. Ma “è giusto
che gli esseri umani agiscano da creatori e poi da esecutori?”, si è chiesta. Per quanto sbagliata questa tecnica possa
essere, si sta diffondendo ad un ritmo notevole.
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Fonte:Zenit.org 5 febbraio 2005
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