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A proposito delle Confermazioni da parte di Mons. Bonfils

Padre Régis de Cacqueray,
Superiore del Distretto di Francia della FSSPX

Suresnes, 16 mars 2012
 

Mons. Bonfils ha amministrato il sacramento della Confermazione nella Cappella di Saint Antoine de La Parata « in virtù delle facoltà accordate dalla Chiesa cattolica agli ordinari col motu proprio ‘Summorum Pontificum’ ». (comunicazione del 25 febbraio 2012 de Mons. Bonfils a don de Cacqueray). Padre Radier, priore, padre Nély, secondo assistente generale, ed io stesso, abbiamo tuttavia espresso a più riprese a padre Mercury che il nostro Superiore Generale si apponeva alla venuta del Vescovo. Gli abbiamo chiesto di dire a Mons. Bonfils che non potevamo accettare che celebrasse la cerimonia che si era proposti di fare. Per chi vuol darsi il tempo di riflettere, i motivi di non accettare la proposta del vescovo non mancavano per nulla.

1) Affronto nei confronti del nostro Superiore Generale

- La celebrazione delle cresime da parte di Mons. Fellay, Superiore Generale della Fraternità, era prevista per il 1° maggio 2012, fin dall'inizio di gennaio. Il minimo di correttezza di Mons. Bonfils nei confronti del nostro Superiore Generale sarebbe consistito nell'esporgli i motivi per i quali si proponeva di effettuare la celebrazione e accettarsi che Fellay accettasse di rinunciare.

- Cosa che egli non ha fatto perché non si situa realmente in rapporti di correttezza con la Fraternità. Durante la conversazione telefonica che ho avuto con lui, mi ha detto che la Fraternità non esiste ai suoi occhi e che non aveva come interlocutori che i fedeli che si rivolgessero a lui. In un'intervista dello stesso giorno pubblicata sul sito l’Homme nouveau, Mons. Bonfils ha chiarito le sue intenzioni consistenti nell'affrancare la comunità tradizionale corsa dalla Fraternità : « Essendo il vescovo del luogo, preferivo che Mons. Fellay non venisse ».

- La risposta che Mons. Fellay aveva dato a padre Mercury, dal 6 febbraio, manifestava nettamente le sue reticenze sulla cerimonia: « Penso che vi lanciate in acque inestricabili e che non porteranno alcuna semplificazione per l'avvenire. » Tutti i membri della Fraternità di S. Pio X sono tenuti a rispettare le regole. Ora Mons. Lefebvre l’aveva ben precisato : « Le confermazioni sono organizzate dai Superiori di distretto e delle case autonome » (4 luglio 1988). Nel Distretto di Francia, l'organizzazione delle cerimonie di confermazione è delegata al decano, per il decanato di cui è incaricato. Padre Radier aveva dunque semplicemente assolto il suo impegno organizzando la cerimonia di confermazione in Corsica. Ciò per rispondere alla richiesta di don Mercury che la celebrazione era programmata.

Questa nuova situazione alla fine ha provocato scompiglio nella comunità e ha causato pregiudizio all'apostolato in Corsica.

2) lncoerenza della venuta di Mons. Bonfils

È interessare richiamare questo passaggio del motu proprio « Summorum Pontificum » : « Evidentemente, per vivere la piena comunione i preti delle comunità che aderiscono all'uso antico non possono più, per principio, escludere la celebrazione secondo i nuovi libri. L'esclusione totale del nuovo rito non sarebbe coerente con il riconoscimento del suo valore e della sua santità. »

E, nello stesso tempo, ecco che l'istruzione « Universae Ecclesiae » al n°19 : « I fedeli che chiedono la celebrazione della forma straordinaria non devono mai venire in aiuto o appartenere a gruppi che negano la validità o la legittimità della santa messa o dei sacramenti celebrati secondo la forma ordinaria. »

Queste citazioni dimostrano che Mons. Bonfils non aveva il diritto di servirsi del motu proprio per venire ad amministrare i sacramenti nella nostra cappella.

Infatti noi siamo quei preti che, senza metterne in causa la validità, escludono per principio la celebrazione secondo i nuovi riti. Dato questo principio, dato che non riconosciamo il valore e la santità della messa e dei sacramenti celebrati secondo la forma ordinaria, è incoerente che questo vescovo venga a celebrare le confermazioni da noi in nome del motu proprio e sarebbe nello stesso modo incoerente che noi accettassimo di lasciar amministrare queste confermazioni, nella nostra cappella, sempre in nome dello stesso motu proprio.

3) Confusione dottrinale

D'altronde è chiaro che Mons. Bonfils non è favorevole alla difesa della Fede. Al pari di migliaia di altri vescovi, è attaccato al concilio Vaticano II ed alle sue idee. Dopo il suo passaggio in Africa, egli si è anche specializzato nel dialogo interreligioso, partecipando l'anno scorso, ad un colloquio a fianco di pastori e di imam. Nel 2003, non ha esitato a recarsi al congresso del B’nai B’rith, un'organizzazione ebraica di ispirazione massonica, per vedervisi assegnare la « ménora d’oro » – il candelabro a sette bracci – distinzione che premiava la promozione del dialogo ebraico-cristiano nella quale si era impegnato nella diocesi di Nizza. Padre Nély ha citato, nel corso del suo sermone del 4 marzo, un estratto di un discorso inammissibile di questo vescovo.

È l'amministratore diocesano; non lo contestiamo. Ma non possiamo dare la nostra fiducia ad un vescovo che, non soltanto non ha mai reagito alle nuove idee, ma le insegna e le predica da decine d'anni. Non si vede il paradosso di chiedere ad un vescovo la cui fede e intaccata da errori di venire ad amministrare questi sacramento destinato precisamente a confermare nella Fede? Questa cerimonia di confermazione da parte di questo vescovo non manca di aumentare la confusione degli spiriti in un contesto già difficile.

4) La questione della supplenza

La nostra accettazione della venuta del vescovo, per il solo motivo di una celebrazione tradizionale, significherebbe, dal momento che il rito tradizionale è celebrato per una occasione, che la Fraternità non può più legittimamente valersi del suo ruolo di supplenza nella crisi ecclesiale. Poco importerebbe dunque la dottrina insegnata da questo pastore ! Basterebbe ormai avere l'assicurazione della celebrazione nella liturgia tradizionale perché la nostra funzione di supplenza non esista più.

Un simile visione è gravemente erronea. Malauguratamente, alcuni sacerdoti possono benissimo celebrare il rito tradizionale (e noi gioiamo di questo) ma continuare a professare gravi errori religiosi o tacere sui gravi problemi dottrinali denunciate a suo tempo da Mons. Lefebvre.

Un conto è incoraggiare i sacerdoti a celebrare secondo l'antico rito; un altro conto è poter consigliare ai nostri fedeli di recarvisi. La liturgia non basta ; è necessaria sia la buona liturgia che la buona dottrina ! Tanto che i fedeli non possono rivolgersi a pastori la cui dottrina è affidabile, lo stato di necessità sussiste e il diritto dei fedeli di ricorrere alla supplenza che noi assicuriamo è salvo.

Abbé Régis de Cacqueray


Fonte: La Porte Latine
(Traduzione dall'originale francese a cura di Maria Guarini)

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