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1. Approfondendo il tema del dialogo interreligioso, riflettiamo oggi sul dialogo con i musulmani, che “adorano con noi un Dio unico, misericordioso” (Lumen Gentium, 16; cfr CCC, 841). Ad essi la Chiesa guarda con stima, convinta che la loro fede in Dio trascendente concorre alla costruzione di una nuova famiglia umana, fondata sulle più alte aspirazioni del cuore umano. Anche i musulmani, come gli ebrei e i cristiani, guardano alla figura di Abramo come a un modello di incondizionata sottomissione ai decreti di Dio (Nostra Aetate, 3). Sull’esempio di Abramo, i fedeli si sforzano di riconoscere nella loro vita il posto che spetta a Dio, origine, maestro, guida e fine ultimo di tutti gli esseri (Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Messaggio ai musulmani per la fine del Ramadan, 1417/1997). Questa disponibilità ed apertura umana alla volontà di Dio si traduce in atteggiamento di preghiera, che esprime la situazione esistenziale di ogni persona davanti al Creatore. Sulla traiettoria della sottomissione di Abramo al volere divino si trova la sua discendente, la Vergine Maria, Madre di Gesù che, specialmente nella pietà popolare, viene anche dai musulmani invocata con devozione. 2. Con gioia noi cristiani riconosciamo i valori religiosi che abbiamo in comune con l’Islam. Vorrei oggi riprendere quello che alcuni anni fa dissi ai giovani musulmani a Casablanca: “Noi crediamo nello stesso Dio, l'unico Dio, il Dio vivente, il Dio che crea i mondi e porta le sue creature alla loro perfezione” (Insegnamenti, VIII/2 [1985], p. 497). Il patrimonio dei testi rivelati della Bibbia parla con voce unanime dell’unicità di Dio. Gesù stesso la ribadisce, facendo sua la professione di Israele: “Il Signore Dio nostro è l’unico Signore” (Mc 12,29; cfr Dt 6,4-5). È l’unicità affermata anche in queste parole di lode che sgorgano dal cuore dell'apostolo Paolo: “Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen” (1 Tm 1, 17). Sappiamo che alla luce della piena rivelazione in Cristo, tale unicità misteriosa non è riducibile ad un'unità numerica. Il mistero cristiano ci fa contemplare nell'unità sostanziale di Dio le persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: ciascuna in possesso dell’intera e indivisibile sostanza divina, ma una distinta dall'altra in forza della reciproca relazione. 3. Le relazioni non attenuano minimamente l'unità divina, come spiega il Concilio Lateranense IV (1215): “Ciascuna delle tre Persone è quella Realtà, cioè sostanza, essenza o natura divina ... Essa non genera, non è generata e non procede...” (DS, 804). La dottrina cristiana sulla Trinità, sancita dai Concili, è esplicita nel rigetto di ogni “triteismo” o “politeismo”. In questo senso, ossia in riferimento all'unica sostanza divina, c'è una significativa corrispondenza tra Cristianesimo e Islam. Tale corrispondenza, però, non deve far dimenticare le diversità tra le due religioni. Sappiamo infatti che l’unità di Dio si esprime nel mistero delle tre divine Persone. Essendo infatti Amore (cfr 1 Gv 4,8), Dio è da sempre Padre che si dona interamente generando il Figlio, entrambi uniti in una comunione d’amore che è lo Spirito Santo. Questa distinzione e compenetrazione (pericóresi) delle tre Persone divine non si aggiunge alla loro unità ma ne è l'espressione più profonda e caratterizzante. D’altra parte, non va dimenticato che il monoteismo trinitario tipico del cristianesimo resta un mistero inaccessibile all’umana ragione, che tuttavia è chiamata ad accettare la rivelazione dell’intima natura di Dio (cfr CCC, 237). 4. Grande segno di speranza è il dialogo interreligioso che conduce ad una più profonda conoscenza e stima dell'altro (Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Messaggio ai musulmani per la fine del Ramadan 1418/1998). Le due tradizioni, cristiana e musulmana, hanno una lunga storia di studio, riflessione filosofica e teologica, arte, letteratura e scienza, che ha lasciato le sue impronte nelle culture occidentali e orientali. L’adorazione verso l’unico Dio, Creatore di tutti, ci incoraggia ad intensificare in futuro la nostra reciproca conoscenza. Nel mondo di oggi, segnato tragicamente dalla dimenticanza di Dio, cristiani
e musulmani sono chiamati a difendere e promuovere sempre, in uno spirito
d'amore, la dignità umana, i valori morali e la libertà. Il comune
pellegrinaggio verso l'eternità deve esprimersi nella preghiera, nel digiuno e
nella carità, ma anche in un solidale impegno per la pace e la giustizia, per
la promozione umana e la protezione dell'ambiente. Camminando insieme sulla via
della riconciliazione e rinunciando nell'umile sottomissione alla volontà
divina ad ogni forma di violenza come mezzo per risolvere le differenze, le due
religioni potranno offrire un segno di speranza, facendo risplendere nel mondo
la sapienza e la misericordia di quell'unico Dio che ha creato e governa la
famiglia umana. |