1. I modi e le forme della
collaborazione cattolica con le iniziative avviate dalle associazioni
cristiane non cattoliche si dovranno ispirare ai principi enunciati
dal concilio ecumenico Vaticano II (Unitatis
redintegratio soprattutto n. 12).
2. La Pontificia
Commissione per le comunicazioni sociali incoraggia tutti gli
sforzi di collaborazione ecumenica intesi a meglio adempiere l’impegno
dello sviluppo integrale degli uomini grazie ad un migliore uso dei
mezzi di comunicazione sociale (cf Istruzione pastorale Communio
et progressio, nn. 96-100); in questo
campo, occorre orientarsi a fare insieme tutto ciò che la nostra fede
non ci obbliga a fare separatamente.
3. Nell’applicazione
pratica di questo principio generale, tale collaborazione può
realizzarsi solamente sulla base di una leale partnership reciproca.
4. È utile segnalare
che l’Istruzione pastorale espone alcune applicazioni possibili di
tale collaborazione. Ricordiamo qui il n. 99: “Questa collaborazione
può trovare diverse espressioni e realizzazioni. Ne ricordiamo
alcune, che sono alla portata di tutti: trasmissioni radiotelevisive
preparate congiuntamente, servizi comuni di formazione (destinati ai
genitori, ai giovani), convegni e dibattiti internazionali,
conferimento di premi alle migliori produzioni con il concorso di
tutti, scambio di
programmi e di ricerche scientifiche riguardanti i mass-media,
destinati soprattutto alla formazione di quanti li dirigono e al
conseguimento della parità di diritti fra i popoli”. Questo numero
si ispira alla frase seguente del decreto conciliare sull’ecumenismo:
“La collaborazione di tutti i cristiani esprime in modo vivo l’unione
già esistente tra di loro e mette maggiormente in evidenza il volto
di Cristo servo” (Unitatis
redintegratio, n. 12).
5. Per dovere di
fedeltà alla sua dottrina, è sempre sommamente necessario che la
Chiesa cattolica mantenga le proprie istituzioni direttamente
orientate all’azione pastorale nell’ambito delle comunicazioni
sociali.
6. È doveroso qui
esortare le istituzioni e gli specialisti cattolici nel campo dei
mezzi della comunicazione sociale ad aderire agli organismi cattolici
(OIC, MCS, Uffici nazionali, Associazioni cattoliche nazionali...)
attraverso i quali potranno contribuire ad una collaborazione
ecumenica più efficace e ordinata. In tal modo affronteranno la
collaborazione ecumenica in quanto gruppi costituiti.
7. Qualora si ritenesse
doveroso assumere un atteggiamento diverso, lo si potrà fare solo in
accordo con la competente autorità ecclesiastica.
Roma, 15 novembre 1971