Internet ha cambiato il rapporto con la parola: non più lettori
passivi ma interattivi.
Parla il teorico dei media De Kerckhove
Edoardo Castagna, su Avvenire del 18 marzo 2005
Leggere e scrivere?
Pari sono
L’erede di McLuhan:«Il video non consente un legame statico, spinge al dialogo, allo scambio creativo.
Ecco perché proliferano i blog: per comunicare»
Leggere e scrivere stanno diventando la stessa cosa. Con Internet e telefonini
i testi prendono forme diverse da quelle cartacee; si legge e si scrive molto, in questa società "dell'informazione",
e lo si fa in modo nuovo. Tanto che Derrick de Kerckhove, il direttore del Mc Luhan Program dell'università di Toronto
che ieri, al Palazzo delle Stelline di Milano, ha avviato i lavori della due giorni di convegno "Le teche della lettura.
Leggere in biblioteca al tempo della Rete", ha coniato una nuova parola per descrivere il fenomeno: "screttura".
Di che si tratta, professor de Kerckhove?
«È l'unione di lettura e scrittura, sempre meno distinguibili. Chi è abituato a Internet e alla sua interattività ha
maturato un rapporto diverso con i testi. Lo vedo tra i miei studenti: i ragazzi non leggono più un testo in ordine,
dall'inizio alla fine, ma con gli occhi saltano subito ai punti centrali. Da lì si estendono alle altre parti scritte e alle
immagini, sempre più parte del testo, e leggono in modo ipertestuale. Saltano dentro il testo, seguendo o creando continui
rimandi».
Tutto è cambiato con Internet?
«È impossibile leggere su un monitor un testo lungo come si fa con la carta stampata. Non andiamo oltre alla mezz'ora, eppure
se interagiamo siamo in grado di stare per ore davanti a uno schermo. Questo spiega il successo del blog, i diari on-line dove
tutti possono aggiungere qualcosa. I blog e i forum sono veramente "scretturali" perché è impossibile limitarsi a
"leggerli": si scrivono e si leggono allo stesso tempo».
Internet come grande agorà?
«Nella Rete discutere è la normalità, perché per essere presente devi scriverci dentro. La scrittura e il dialogo stanno
morendo nella vita quotidiana, ma risorgono su Internet. Siamo nel punto di passaggio tra la lettura privata e quella
pubblica».
I libri stanno diventando pezzi da museo?
«No di certo, perché comunque continuiamo a leggere su carta. Quello che sta scomparendo è piuttosto il tradizionale
lettore di test i fissi. Oggi le biblioteche e le università rivestono lo stesso ruolo che nel Medioevo fu svolto dai conventi:
perpetuano un certo modello di uomo. La lettura privata, silenziosa, aveva portato all'interiorizzazione del pensiero e, in
ultima analisi, aveva creato l'individuo moderno. Oggi prende piede la lettura connettiva, semi-pubblica, esteriorizzata e
ipertestuale».
La Rete funziona anche come fonte universale di informazione?
«Per le esigenze quotidiane, anche giornalistiche, sì: ma per chi ha esigenze di approfondimento non basta. Per ora in
questo le biblioteche cartacee sono ancora indispensabili, ma Internet sta dimostrando di poter aggiungere qualcosa di nuovo:
funziona come nuova enciclopedia, raccogliendo tutti i blog che incontrano un consenso diffuso».
Enciclopedia solo in questo senso, o anche attraverso le raccolte in Cd-rom?
«Io non credo alla potenzialità di tutto ciò che non è on-line, che non è veramente interattivo. Le enciclopedie
multimediali su Cd-rom sono chiuse, la Rete è aperta e in tempo reale. Non vedo un futuro per queste iniziative, così come
sono scettico riguardo agli e-book, alla televisione on-line o alle connessioni wap. Non stiamo andando in questa direzione, ma
in quella dei telefonini, sempre più in grado di contenere tutto quello che ci serve. Si stanno semplificando e già oggi
possiamo scrivere veri e propri testi - anche se l'ortografia soccombe - e non più misteriose accozzaglie di sigle. È in corso
l'evoluzione verso un accesso alle reti di informazione sempre più vicino al corpo: dalla biblioteca siamo passati alla lettura
privata, poi allo schermo fisso, ora al telefonino».
È possibile il passo ulteriore?
«La connessione diretta tra mente e macchina è l'esito inevitabile. Dalla memoria privata andiamo verso una memoria
collettiva, molto raffinata e molto particolareggiata. Non so ancora quale motore di ricerca potrà mettere ordine in questa
marea di informazioni, ma di certo la nostra memoria individuale si estenderà enormemente».
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