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Pubblichiamo la nota Sir sul Sinodo per il Medio Oriente.
Non è facile: la Chiesa cattolica in Medio Oriente vive sulla sua pelle, nella
varietà dei suoi sette riti, tutte le tensioni, le contraddizioni, di un’area da
sempre ormai alla ricerca di un assetto stabile, di una pace duratura, che
appare sempre irraggiungibile. I lavori dell’Assemblea Speciale per il Medio
Oriente del Sinodo dei Vescovi, lo hanno mostrato al mondo. Ma hanno indicato
anche quattro linee. Sul piano politico-istituzionale il Papa, nell’omelia alla
conclusione del lavori, ha dato due indicazioni importanti. In primo luogo ha
ribadito che la pace è possibile. Certo è il risultato di un processo: “La pace,
che è dono di Dio, è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona
volontà, delle istituzioni nazionali ed internazionali, in particolare degli
Stati più coinvolti nella ricerca della soluzione dei conflitti”. Il punto non è
fare l’inventario delle responsabilità o delle colpe, quanto piuttosto
impegnarsi concretamente e prima di tutto pregare.
E la Chiesa cattolica,
duramente provata dall’emigrazione e dalla dispersione in tutti gli Stati (salvo
Israele) sa che “la pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione
dal Medio Oriente”. Il secondo punto è “la promozione di un’autentica libertà
religiosa e di coscienza”. Le cose probabilmente sono peggiorate, negli ultimi
anni, come dimostrano i tanti martiri cristiani. Eppure è “uno dei diritti
fondamentali della persona umana che ogni Stato dovrebbe sempre rispettare”. E’
un passaggio molto arduo, ma decisivo, in particolare per la cultura musulmana,
“dialogo la cui urgenza ed utilità è stata ribadita dai Padri sinodali”.
Siamo
così alle altre due indicazioni, che rimandano ai due concetti presenti nel tema
del Sinodo: "La Chiesa Cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza".
Comunione innanzi tutto, “anche se ci sono divisioni esteriori”, perché “la
comunione cattolica, cristiana, è una comunione aperta, dialogale”, prima di
tutto “con i fratelli ortodossi, con le altre Comunità ecclesiali”. La comunione
è fondata sulla verità. “E questa verità non chiude, non pone confini, ma apre”.
Perciò cruciale resta il “dialogo franco e aperto con i fratelli musulmani, con
i fratelli ebrei, tutti insieme responsabili per il dono della pace”. Benedetto XVI cita esplicitamente il primo Sinodo, quello voluto da Paolo VI
sull’evangelizzazione, 25 anni fa.
E’ la questione nodale, e non solo per il
Medio Oriente, ma nella prospettiva globale. Il Papa rilancia l’essenza della
“Chiesa come mistero di comunione che, per sua natura, è destinato a tutto
l’uomo e a tutti gli uomini. In ogni tempo e in ogni luogo – anche oggi nel
Medio Oriente – la Chiesa è presente e opera per accogliere ogni uomo e
offrirgli in Cristo la pienezza della vita”. Ne risulta il tema del prossimo
Sinodo, che si terrà nel 2012: "Nova evangelizatio ad christianam fidem
tradendam - La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".
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