Giovanni Paolo II, da Atene per la via di Damasco
     Discorso di congedo dall'Aeroporto internazionale di Damasco

 



Signor Presidente,
Illustri Amici Siriani,

1. Prendendo congedo dall'antica terra di Siria, sono colmo di un senso di gratitudine. Rendo grazie prima di tutto a Dio Onnipotente per avermi permesso di proseguire il mio pellegrinaggio giubilare di fede nel bimillenario della nascita di Gesù Cristo. Sono grato a San Paolo, che è stato il mio compagno di viaggio a ogni passo di questo cammino.

Sono particolarmente grato a lei, Signor Presidente, e ai membri del Governo, che mi avete accolto con cuore aperto e mi avete porto la mano dell'amicizia. Il popolo siriano è famoso per la sua ospitalità, e in questi giorni ha fatto sentire un pellegrino a casa propria. Non dimenticherò questa cortesia.

Ringrazio la comunità cristiana, e in particolare le loro Beatitudini i Patriarchi e i Vescovi, per il modo in cui mi hanno accompagnato nel mio pellegrinaggio.

Serberò nel cuore il ricordo della mia visita alla Moschea degli Omayyādi e della cortese accoglienza ricevuta da Sua Eccellenza il Ministro del Wafq, da Sua Eminenza il Gran Mufti e dalla comunità musulmana.

Prego affinché la lunga tradizione siriana di rapporti armoniosi tra cristiani e musulmani continui e diventi sempre più forte, per testimoniare al mondo che la religione, come adorazione di Dio Onnipotente, getta il seme della pace nel cuore delle persone. Esaudendo i desideri più profondi dello spirito umano, essa arricchisce e unisce la famiglia umana nel suo cammino attraverso la storia.

2. La Siria è una terra antica con un glorioso passato. Tuttavia, per alcuni aspetti la vostra è ancora una nazione giovane che, in un periodo di tempo relativamente breve e in circostanze difficili, ha realizzato molto. La mia preghiera di pellegrino è che la Siria proceda con fiducia e serenità verso un nuovo e promettente futuro, e che il vostro Paese prosperi in un'era di benessere e di tranquillità per tutto il suo popolo.

La Siria è una presenza fondamentale nella vita dell'intera regione, i cui popoli hanno vissuto a lungo la tragedia della guerra e del conflitto. Affinché si apra la porta della pace, però, devono essere risolte le questioni fondamentali della verità e della giustizia, dei diritti e delle responsabilità.

Il mondo guarda al Medio Oriente con speranza e preoccupazione, attendendo con grandi aspettative qualsiasi segno di dialogo costruttivo. Restano molti e gravi ostacoli, ma il primo passo verso la pace deve essere la salda convinzione che una soluzione è possibile entro i parametri del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Rinnovo l'appello a tutte le popolazioni coinvolte e ai loro responsabili politici, affinché riconoscano che lo scontro non ha avuto successo e mai lo avrà. Solo una pace giusta può creare le condizioni necessarie allo sviluppo economico, culturale e sociale al quale hanno diritto i popoli della regione.

Grazie, Signor Presidente. Molte grazie a tutti voi: Shukran!

Possa il vostro futuro essere colmo delle benedizioni di Dio Onnipotente! Che la Sua pace sia sempre con voi: As-salámu ‘aláikum!

Lunedì, 8 maggio 2001
    

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