Dichiarazione congiunta 
di Sua Santità Giovanni Paolo Il e di Sua Santità Bartholomaios I


       La Sessione conclusiva del Simposio "Religione, Scienza e Ambiente" - svoltosi dal 5 al 10 giugno 2002, sotto il patrocinio di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartholomaios I, sul tema "II Mare Adriatico, Mare a rischio, Unità di intenti" - ha avuto luogo nel pomeriggio del 10 giugno, nella stupenda Sala degli Scrutinii del Palazzo Ducale di Venezia. 

Momento centrale è stata la firma, in collegamento video, della Dichiarazione congiunta da parte di Papa Giovanni Paolo Il e del Patriarca Ecumenico Bartholomaios l. 

Dalla Biblioteca Privata del Palazzo Apostolico Giovanni Paolo Il ha rivolto un breve saluto (L'Osservatore  Romano, 12.6.2002, p. 7). Di fronte agli ospiti giunti da tutte le parti del mondo, il Card. Roger Etchegaray ha introdotto la cerimonia della firma. Nel corso della giornata, il Patriarca di Venezia Angelo Scola, che ha accolto gli ospiti, è intervenuto al Simposio, ricordando che «le religioni, nella misura in cui sanno evitare ogni deriva ideologica, fungi dall'essere pietra d'inciampo, sono risorse preziose per la costruzione di civiltà in reciproco confronto». 

Nel rivolgere un caloroso saluto a Bartholomaios I, il Patriarca di Venezia ha ricordato che «grazie alla singolare posizione geografica e culturale di Venezia, nonché alla sua ricchissima storia, la nostra città si pone come naturale crocevia tra l'Oriente e l'Occidente e come una scuola privilegiata di dialogo». A chiusura del Simposio, Sua Santità il Patriarca Ecumenico ha rivolto un discorso in lingua inglese (L'Osservatore Romano, 12.6.2002, p. 7). Qui di seguito, riportiamo il testo della Dichiarazione congiunta.

       Oggi siamo qui riuniti in spirito di pace per il bene di tutti gli esseri umani e per la tutela del creato. In questo momento della storia, all'inizio del terzo millennio, 'siamo rattristati nell'assistere alla sofferenza quotidiana di un gran numero di persone a causa della violenza, della fame, della povertà e della malattia.

       Siamo anche preoccupati per le conseguenze negative sull'umanità e su tutto il creato che derivano dal degrado di alcune risorse naturali fondamentali quali l'acqua, l'aria e il suolo, causato da un progresso economico e tecnologico che non riconosce e non considera i propri limiti. Dio Onnipotente ha previsto un mondo di bellezza e di armonia e lo ha creato facendo di ogni sua parte un'espressione della propria libertà, della propria sapienza e del proprio amore (cfr Gn 1, 1-25). AI centro di tutto il creato, Dio ha posto noi esseri umani, con la nostra inalienabile dignità umana. Sebbene condividiamo molte caratteristiche con gli altri esseri viventi.

        Dio Onnipotente ha fatto molto di più per noi e ci ha donato un'anima immortale, fonte di auto-consapevolezza e libertà, doni che ci fanno a sua immagine e somiglianza (cfr Gn 1,26-31; 2, 7).

       Contraddistinti da questa somiglianza, Dio ci ha posto nel mondo affinché cooperassimo con Lui alla realizzazione sempre più piena dello scopo divino del creato.

     All'inizio della storia, l'uomo e la donna hanno peccato disobbedendo a Dio e rifiutando il Suo disegno per il creato. Una delle conseguenze di questo primo peccato è stata la distruzione dell'armonia originale del creato.

    Se esaminiamo attentamente la crisi sociale e ambientale che la comunità mondiale sta affrontando, dobbiamo concludere che stiamo ancora tradendo il mandato che Dio ci ha assegnato: essere amministratori chiamati a collaborare con Dio nel vigilare sul creato in santità e sapienza. Dio non ha abbandonato il mondo.

     Egli vuole che il SUO disegno e la nostra speranza per il mondo si realizzino mediante una cooperazione  volta a ripristinare la sua originaria armonia. Nel nostro tempo assistiamo allo sviluppo di una coscienza ecologica che va incoraggiata affinché posa condurre a iniziative e programmi concreti. La coscienza del rapporto tra Dio e l'umanità reca un senso più pieno dell'importanza del rapporto tra esseri umani e quell'ambiente naturale, che è creazione di Dio e che Dio ci ha affidato affinché vigilassimo con saggezza e amore (cfr Gn 1, 28).

     Il rispetto per il creato deriva dal rispetto per la vita e per la dignità umane. È sulla base del nostro riconoscimento che il mondo è creato da Dio, che noi possiamo discernere un ordine morale oggettivo nell'ambito del quale articolare un codice di etica ambientale. In questa prospettiva, i cristiani e tutti gli altri credenti hanno un ruolo specifico da svolgere nel proclamare valori morali e nell'educare le persone a conseguire una coscienza ecologica che non è altro che responsabilità verso se stessi, verso gli altri e verso il creato.

    Ciò che è richiesto è un atto di pentimento da parte nostra e un rinnovato tentativo di vedere noi stessi, gli altri e il mondo che ci circonda nella prospettiva del disegno divino del creato. Il problema non è meramente economico e tecnologico, ma morale e spirituale. Una soluzione a livello economico e tecnologico è possibile solo se sperimentiamo, nel modo più radicale, un mutamento interiore del cuore, che conduca a un cambiamento dello stile di vita e dei modelli insostenibili di consumo e di produzione. Una conversione autentica in Cristo, ci consentirà di modificare il nostro modo di pensare e di agire.

    In primo luogo dobbiamo tornare ad un atteggiamento di umiltà, riconoscere i limiti dei nostri poteri e, soprattutto, i limiti della nostra conoscenza e del nostro giudizio. Noi abbiamo preso decisioni, abbiamo compiuto azioni e abbiamo stabilito valori che ci conducono lontani dal mondo come dovrebbe essere, lontano dal disegno di Dio per il creato, lontano da quanto è essenziale per un pianeta sano e per una sana
 collettività di persone.

        
Sono necessari un nuovo approccio ed una nuova cultura fondati sulla centralità della persona umana in seno al creato e ispirati da un comportamento basato su un'etica ambientale derivante dal nostro triplice rapporto con Dio, con se stessi e con il creato.

         Quest'etica promuove I'interdipendenza e sottolinea i principi di solidarietà universale, giustizia sociale e responsabilità al fine di promuovere un'autentica cultura della vita. In secondo luogo dobbiamo ammettere francamente che l'umanità ha diritto a qualcosa di meglio di quello che vediamo intorno a noi.

        Noi e ancor più i nostri figli e le future generazioni abbiamo diritto ad un mondo migliore, un mondo libero dal degrado, dalla violenza e dallo spargimento di sangue, un mondo di generosità e di amore. In terzo luogo, consapevoli del valore della preghiera, dobbiamo implorare Dio, il Creatore, affinché illumini ovunque le persone sul dovere di rispettare e di vigilare attentamente sul creato.

        Per questo invitiamo tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà a valutare l'importanza dei seguenti obiettivi etici:

  1. Pensare ai bambini del mondo quando elaboriamo e valutiamo le nostre scelte operative.

  2. Essere disposti a studiare i valori autentici basati sul diritto naturale, i quali sostengono ogni cultura umana.
  3. Utilizzare la scienza e la tecnologia in modo pieno e costruttivo, riconoscendo che i risultati della scienza devono essere sempre valutati alla luce della centralità della persona umana, del bene comune e dello scopo insito nel creato. La scienza può aiutarci a correggere gli errori del passato per migliorare il benessere spirituale e materiale delle generazioni presenti e future. Sarà l'amore per i nostri figli a mostrarci il cammino da seguire in futuro.
  4. Essere umili a proposito dell'idea di proprietà ed essere disponibili alle esigenze della solidarietà. La nostra condizione mortale e la nostra debolezza di giudizio, insieme, ci mettono in guardia dall'intraprendere azioni irreversibili nei confronti di quanto abbiamo scelto di considerare nostra proprietà nel corso della nostra breve esistenza terrena. Non ci è stato concesso un potere illimitato sul creato. Siamo solo amministratori del patrimonio comune.
  5. Riconoscere la diversità delle situazioni e delle responsabilità nell'opera volta a conseguire un ambiente mondiale migliore. Non ci possiamo aspettare che ogni persona e ogni istituzione si carichino dello stesso fardello. Ognuno ha un ruolo da svolgere, ma affinché si rispettino le esigenze di giustizia e di carità, le società più ricche devono portare il fardello più pesante ed è richiesto loro un sacrificio maggiore di quello che può essere offerto dai poveri. Religioni, Governi e Istituzioni devono affrontare molte situazioni diverse, ma sulla base del principio di sussidiarietà possono tutti svolgere alcuni compiti, alcuni ruoli nello sforzo comune.
  6. Promuovere un approccio pacifico alle divergenze d'opinione sul modo di vivere sulla terra, di condividerla e di usufruirne, su cosa cambiare e su cosa lasciare immutato. Non è nostro desiderio eludere la controversia sull'ambiente perché confidiamo nelle capacità della ragione umana e nella via del dialogo per raggiungere un'intesa. Ci impegnamo a rispettare le opinioni di chi non è d'accordo con noi, cercando soluzioni mediante lo scambio aperto, senza ricorrere all'oppressione e alla prevaricazione. Non è troppo tardi. Il mondo creato da Dio possiede incredibili poteri di guarigione. Nell'arco di una sola generazione possiamo indirizzare la terra verso il futuro dei nostri figli. Che quella generazione inizi ora, con l'aiuto e con la benedizione di Dio!
Roma-Venezia, 10 giugno 2002

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