Nelle
carceri di Riyadh vi sono ancora numerosi fedeli, insieme a sciiti e a
sufi, gli eretici dell’Islam.
Il caso di Brian Savio O’Connor è solo
l’ultimo di una lunga serie di arresti, torture e rapimenti contro i
cristiani - sia locali che stranieri - in Arabia Saudita. La cappa
oppressiva del regime di Riyadh su ogni manifestazione religiosa diversa
dall’islam wahabita suscita sempre più inquietudine tra gli oltre 8
milioni di stranieri che lavorano nel regno saudita.
La religione più colpita dal regime
saudita è quella cristiana. Fonti locali di AsiaNews affermano
che nelle carceri saudite ancora oggi ci sono numerosi cristiani
detenuti per motivi religiosi.
Nell’ottobre 2003 due cristiani
egiziani sono stati arrestati e incarcerati dalla Muttawa (la polizia
religiosa saudita); sono poi stati rilasciati il mese successivo.
Nel febbraio 2003 un cristiano straniero,
di cui si ignora la nazionalità, è stato espulso per aver dato una
bibbia in lingua araba a un cittadino saudita: agli stranieri è
consentito infatti possedere libri religiosi nelle proprie lingue, ma il
possesso di bibbie in arabo viene considerato un atto di proselitismo e
quindi illegale, punibile con il carcere. Sempre nel corso del 2003, un
cristiano etiope è stato espulso dal paese perché si rifiutava di
offrire informazioni sulle proprie convinzioni religiose nel corso di
un’indagine pubblica. All’inizio del 2003 quattro cristiani
pakistani sono stati arrestati senza specificazioni dalla Muttawa. Due
sono stati rilasciati ed espulsi, ma degli altri due non si sono più
avute notizie.
Nel maggio 2002 la polizia di Jeddah ha
arrestato 10 cristiani eritrei ed etiopi che si riunivano di venerdì
per il loro incontro settimanale, in concomitanza con la giornata
festiva del paese musulmano. Al momento dell’arresto la polizia ha
cercato di ingannare i cristiani promettendo loro alcool e bevande,
volendo avere un pretesto legale (il divieto di alcolici) per
incriminare i 10 fedeli.
Nel febbraio 2002 viene rilasciato
l’ultimo dei 14 cristiani imprigionati nel luglio precedente: Dennis
Moreno-Lacalle, filippino, è uno degli stranieri provenienti da India,
Nigeria, Etiopia, Eritrea e Filippine che si incontravano in case
private dove poter motivi religiosi e tenere momenti di preghiera. Tutti
e 14 sono incarcerati per non meglio specificate “attività cristiane
illegali”. Nel corso della sua prigionia la Muttawa ha promesso a
Moreno-Lacalle di rilasciarlo immediatamente se si fosse convertito
all’islam, ma egli ha sempre rifiutato: per questo, è restato in
carcere per 6 mesi.
Il 28 gennaio 2002 l’International
Christian Concern ha ricevuto una lettera di 3 cristiani etiopi che
raccontavano le terribili violenze e torture subite nel carcere Bremen,
a Jeddah, dove erano rinchiusi da 6 mesi, senza aver mai stati
ufficialmente incriminati, ma solo incolpati dai carcerieri per la loro
appartenenza cristiana.
In Arabia Saudita non esiste libertà
religiosa: tutte le religioni diverse dall’islam wahabita sono bandite
dalla vita pubblica. La legge permette solo a titolo privato la pratica
di religioni diverse dall’islam, ma i fatti recenti smentiscono questa
affermazione di principio. Attualmente sono in prigione anche numerosi
sciiti e sufi (una corrente mistica dell’islam), oltre ad alcuni
attivisti musulmani sauditi che si battono per la democrazia e il
rispetto dei diritti umani.