La dura vita dei cristiano ortodossi sull'isola di Cipro
Paolo Luigi Rodari, su il Riformista 15 agosto 2007
Ieri era il giorno in
cui la Chiesa ricordava i circa ottocento beati martiri di Otranto i quali,
nel 1480, fermarono pagando con la propria vita l’avanzata dei turchi verso
Roma.
«Un’avanzata che, se non stiamo attenti, potrebbe avvenire oggi, a cinque
secoli di distanza dal martirio di Otranto. Noi, a Cipro, di questa avanzata
ne sappiamo qualcosa».
Lo dice al Riformista, l’archimandrita greco ortodosso Ignazio Sotiriadis, il
numero due della chiesa ortodossa di Cipro governata dal patriarca
Chrysostomos II. Oggi, più che mai, è Chrysostomos II a rappresentare per
Ankara un ostacolo difficile da superare nella corsa verso l’entrata
nell’Unione Europea.
Provate, infatti, a raccontare, al fiero Chrysostomos, che Ankara è tollerante
e democratica. Lui, barba lunga e bianca, sguardo intenso che dalla parte Sud
della capitale Nicosia scruta verso Nord i movimenti dei turchi oltre la
barriera che divide in due la città, si metterà a ridere.
A suo dire, in quella terra in cui un tempo vivevano assieme greco-ciprioti e
turco-ciprioti e che, dal 1974, dopo lo sbarco dei turchi sulla spiaggia di
Kyrenia e il lancio dei paracadutisti sulle montagne intorno alla capitale, è
divisa in due da un muro di calce e mattoni, la democrazia non esiste più. O
meglio, esiste nella parte Sud, quella greca, ma non a Nord, il territorio
occupato dai turchi.
L’ultimo caso di intolleranza turca si è verificato domenica scorsa.
«Il monastero di San Barnaba di Famagosta - racconta Sotiriadis - (siamo nella
parte Nord dell’isola, ndr) era pieno di fedeli cristiani, convenuti in una
delle ultime chiese nella quale i turchi tollerano (dietro pagamento di un
biglietto d’entrata) lo svolgimento di funzioni religiose cristiane. Mentre
monsignor Gabriele cercava di entrare nel monastero, un gruppo di membri della
“Polizia turco cipriota”, in realtà una milizia irregolare, sono intervenuti
ordinando di sospendere la funzione. Alle proteste di monsignor Gabriele i
miliziani hanno cacciato a forza i fedeli, e mentre il religioso si ostinava a
terminare la messa hanno coperto la voce del celebrante con insulti e
bestemmie contro la fede cristiana. Per chiudere in bellezza, tutti i presenti
sono stati schedati dai poliziotti».
L’episodio ha scatenato le proteste di tutta la comunità cristiana, a
cominciare dall’arcivescovo Chrysostomos, che già si era detto molto
preoccupato dalle parole del capo di Stato Maggiore delle forze armate turche,
il generale Yasar Buyukanit: lo scorso 30 luglio ad Ankara, in commemorazione
dell’invasione di Cipro, Yasar Buyukanit aveva dichiarato testualmente che
l’esercito turco «non abbandonerà mai le terre conquistate con le armi».
E ieri, tanto per aggiungere pepe a una situazione già parecchio tesa, ecco
la decisione di Ankara di annullare la visita di Chrysostomos al patriarca
ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, prevista tra il 17 e 21 agosto.
Una visita di carattere religioso e che già era stata cancellata dal governo
turco nel maggio scorso col pretesto del difficile clima pre-elettorale e
delle possibili conseguenze politiche dell’incontro.
Ieri, Chrysostomos non ha mancato di dire la sua e intervistato dalla radio
greca, ha detto che «è diritto della Turchia non permettere
l’ingresso nel proprio territorio a qualunque persona, a dispetto di chi, come
noi, vuole credere che essa abbia desiderio di mostrare un volto democratico e
liberale, non solo in Europa, ma anche nel resto del mondo». E ancora, con
questa decisione «il governo di Ankara ha mostrato il suo vero volto».
Al di là degli episodi di San Barnaba, è tutta la situazione che si vive nella
parte del paese occupata dai turchi a preoccupare.
Un censimento quantifica in 520 gli edifici sacri a Cipro Nord (chiese,
cappelle, monasteri).
Di questi, alcuni dei quali armeni e maroniti, 133 chiese, cappelle e
monasteri sono stati dissacrati (trasformati in depositi militari, stalle,
discoteche e moschee), 78 convertiti in moschee, 28 utilizzati per fini
militari e installazione di ospedali e 13 come depositi. Circa 15 mila icone
sono state rimosse illegalmente e si trovano sul mercato clandestino
internazionale dell’arte. L’eredità culturale distrutta contempla affreschi
che datano dal 500. La maggior parte risale all’epoca bizantina.
«Insomma, - dice Sotiriadis - se si vuole vedere l’“effetto che fa” l’entrata
della Turchia in Europa, basta farsi un giro a Cipro Nord e il quadro è
completo».
Ankara cancella la visita dell’arcivescovo
di Cipro ad Istanbul
AsiaNews 14 agosto 2007
È la seconda volta in 4 mesi: l’incontro tra Chrysostomos
ed il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, di natura
prettamente religiosa, era già stato cancellato dal governo
turco a maggio. Preoccupazione tra le minoranze religiose.
Arcivescovo di Cipro: “Così Ankara mostra il suo vero volto”.
Per la seconda volta in 4 mesi, Ankara
ha annullato la visita del nuovo arcivescovo greco-ortodosso
di Cipro, Chrysostomos, dal Patriarca ecumenico di
Costantinopoli Bartolomeo I, prevista tra il 17 e 21 agosto.
La visita, di carattere prettamente religioso, era già stata
cancellata una prima volta dal governo turco nel maggio
scorso. Allora le autorità avevano invocato il pretesto del
clima pre-elettorale e le possibili conseguenze politiche
dell’incontro. La decisione preoccupa le comunità di
minoranza: le elezioni del luglio scorso hanno visto la
vittoria del premier Recep Tayyip Erdogan, paladino del
processo d’ingresso della Turchia nell’Unione Europea e di
conseguenza garante dei diritti delle minoranze religiose nel
Paese.
Intervistato ieri dalla radio greca, Chrysostomos ha detto che
“è diritto della Turchia non permettere l’ingresso nel proprio territorio a
qualunque persona, a dispetto di chi, come noi, vuole credere che essa abbia
desiderio di mostrare un volto democratico e liberale, non solo in Europa, ma
anche nel resto del mondo”. Con questa decisione “il governo di Ankara ha
mostrato il suo vero volto”. Premettendo che “in un primo momento si è pensato
di non esasperare i toni”, l’arcivescovo annuncia, invece, “l’intenzione di
inviare una lettera alla Santa Sede e al Consiglio mondiale delle Chiese, per
metterle a conoscenza dell’accaduto”. L’auspicio è che in questo modo si
riesca a “sensibilizzare la comunità internazionale sull’inattendibilità del
governo turco in tema di diritti”.
L’arcivescovo di Cipro ha poi annunciato che incontrerà il Patriarca
ecumenico in un altro luogo per esprimergli tutta la sua “solidarietà” e
portare i suoi “ringraziamenti per il contributo dato alla soluzione di non
pochi problemi sorti all’interno della Chiesa greco-ortodossa”. Chrysostomos
ha ribadito che “non esistono divergenze tra i greco-ortodossi ed i fratelli
turco-ciprioti musulmani” e che il problema vero è nelle “interferenze di
Ankara, che blocca qualsiasi tentativo di integrazione delle due comunità nel
reciproco rispetto”.