Contro il terrorismo occorre rafforzare il ruolo dell'ONU, ma anche le religioni devono
collaborare per eliminarne le cause sociali.
La libertà di religione, che è un diritto umano “fondamentale” e la lotta al
terrorismo, che ha bisogno dell’impegno dei governi per un rafforzamento dell’Onu, che permetta di arrivare ad un
“ordine internazionale equilibrato” sono stati gli argomenti centrali del discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto al
nuovo ambasciatore dell’Iran presso la Santa Sede, Mohammad Javad Faridzadeh, ricevuto per la presentazione delle
lettere credenziali. Al diplomatico il Papa ha anche ricordato la necessità di rispettare gli accordi internazionali,
citando anche la non-proliferazione nucleare, che vede il Paese in contrasto con l’Aiea, l’agenzia Onu che controlla
l’uso del nucleare.
Il Papa, riferendosi ai cattolici iraniani, ma anche alle altre confessioni cristiane, ha
chiesto per loro “la libertà di professare la loro religione”, anche attraverso “il riconoscimento della personalità
giuridica delle istituzioni ecclesiastiche, agevolando così il loro lavoro in seno alla società iraniana. Di fatto –
ha affermato - la libertà di culto non è che un aspetto della libertà religiosa, che deve essere la stessa per tutti i
cittadini di un Paese”.
Di fronte al “terrorismo che vuole imporre la sua legge”, al “deteriorarsi della
situazione internazionale e alle minacce che, a diversi livelli, gravano sull'umanità”, per “giungere a un ordine
internazionale equilibrato”, la volontà di “costruire un futuro comune che garantisca la pace per tutti presuppone
l'impegno degli Stati a dotarsi di strumenti stabili, efficaci e riconosciuti, come l'Organizzazione delle Nazioni Unite e
le altre Organizzazioni internazionali. Quest’azione a favore della pace implica anche un’azione coraggiosa contro il
terrorismo e per costruire un mondo nel quale tutti possano riconoscersi figli dello stesso Dio Onnipotente e
misericordioso”. Citando il messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2002, il Papa ha ricordato il ruolo che
anche le religioni possono svolgere in tale lotta. “Le confessioni cristiane e le grandi religioni dell'umanità – ha
detto - devono collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e
la dignità della persona e diffondendo una maggiore consapevolezza dell'unità del genere umano”.
“Certamente – ha aggiunto - l'edificazione della pace presuppone la fiducia reciproca,
per accogliere l'altro non come una minaccia ma come un interlocutore, accettando parimenti i vincoli e i meccanismi di
controllo che implicano gli impegni comuni quali i trattati e gli accordi multilaterali, nei diversi ambiti delle
relazioni internazionali che concernono il bene comune dell'umanità, come il rispetto dell'ambiente, il controllo del
commercio delle armi e della non proliferazione delle armi nucleari, la tutela dei bambini, i diritti delle minoranze”.
Affrontando poi il tema dei rapporto tra credenti, Giovanni Paolo II ha definito il dialogo
“necessario fra gli uomini al fine di riuscire a stabilire fra di loro rapporti di fraternità e di amore reciproco”,
come “una risposta al dialogo che Dio stesso ha già avviato con l'uomo rivelandogli la sua Parola e proponendogli la
sua Alleanza”.
“È nostro dovere di credenti – ha proseguito - annunciare ai nostri contemporanei i
valori fondamentali espressi nella religione, che garantiscono, attraverso la legge naturale, segno dell'impronta di Dio
nell'uomo, la dignità di ogni persona umana e che regolano i rapporti degli uomini con i loro simili. Come ho tante volte
ricordato, i fedeli cattolici, da parte loro, si preoccupano in ogni circostanza di rendere testimonianza a favore di una
cultura della vita, che rispetti l'essere umano dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, e che garantisca la
difesa dei suoi diritti e dei suoi doveri imprescindibili. Fra questi diritti fondamentali figura in primo piano il
diritto alla libertà religiosa, che è un aspetto essenziale della libertà di coscienza e che rivela proprio la
dimensione trascendente della persona. La Santa Sede conta sul sostegno delle Autorità iraniane per permettere ai fedeli
della Chiesa cattolica presenti in Iran, come agli altri cristiani, la libertà di professare la loro religione e per
favorire il riconoscimento della personalità giuridica delle istituzioni ecclesiastiche, agevolando così il loro lavoro
in seno alla società iraniana. Di fatto, la libertà di culto non è che un aspetto della libertà religiosa, che deve
essere la stessa per tutti i cittadini di un Paese”. (FP)