Introduzione
Molti
sono i pareri contraddittori riguardo al dialogo Islamo-Cristiano.
Molte le posizioni
contraddittorie riguardo allo
stesso argomento. Difficilmente possiamo trovare su questo argomento
una posizione equa e stabile.
In questa mia esposizione cercherò
di prendere una posizione media, per quanto è possibile, riguardo
alla serietà del dialogo e della sua necessità in una società come
quella della Terra Santa.
Noi francescani e specialmente noi che
operiamo in Terra Santa, non possiamo ignorare questo argomento,
perché è punto focale nella nostra spiritualità francescana di Terra
Santa. Come possiamo dimenticarlo, quando l’Assisiate fu tra i
pionieri del dialogo tra cristiani e musulmani! Inoltre molte nostre
istituzioni sociali e religiose vivono questa realtà
quotidianamente!
Se osserviamo la storia cristiana in Terra
Santa, troviamo che i cristiani di queste regioni hanno vissuto e
vivono tuttora in condizioni molto difficili, mettendo in pratica la
parola del Signore: "come hanno perseguitato me, perseguiteranno
anche voi" perché "il discepolo non è più grande del
maestro".
Dopo l’islamizzazione di queste regioni, in Terra Santa
si ebbero tre religioni monoteiste: Ebraismo, Cristianesimo e Islam.
Di conseguenza l’autorità civile, lungo i secoli, apparteneva ad una
o all’altra religione. Molte volte le "religioni" si sono
fronteggiate con guerre dure e sanguinose. Conflitti e guerre per la
sopravvivenza.
Ora tocca a noi capire che il nostro destino è di
vivere insieme, prendendo lezioni dal passato, lontano e vicino, e
accettare di formare una società multi religiosa, basata sulla
uguaglianza, e sulla giustizia.
Il dialogo tra le tre religioni è
così una esigenza irrinunciabile della Terra Santa.
La salvezza è
generale
Siccome lo Spirito opera anche nei
seguaci delle altre religioni, ne consegue che pure loro possono
salvarsi.
La Chiesa incoraggia i suoi figli a riconoscere i
valori morali, spirituali, sociali e culturali che esistono nelle
altre religioni, anzi li sprona a mantenere e sviluppare questi
valori, attraverso il dialogo e la cooperazione, con intelligenza,
comprensione e amore, testimoniando la fede e la vita
cristiana.
Questa apertura positiva verso le altre religioni non
cristiane, non significa che dobbiamo sottovalutare le contraddittorietà che esistono tra queste religioni non cristiane e
la rivelazione cristiana, ma dobbiamo tenere presente e mettere in
luce le diverse posizioni e principi fondamentali esistenti nelle
altre religioni.
Gli insegnamenti cristiani asseriscono che i non
cristiani aderendo oggettivamente alle prescrizioni giuste delle
loro religioni, con buona fede, possano salvarsi con la stessa
salvezza che Cristo ha donato all’umanità, seguendo i dettami delle
loro coscienze, anche se non credono che Cristo sia il loro
salvatore.
Si può affermare, secondo san Paolo, che l’uomo si
salva se crede nella esistenza di Dio Remuneratore, e che Dio
giudica l’uomo secondo le sue opere.
Commentando questo pensiero,
Kanawati, studioso del Dialogo Islamo-Cristiano, afferma: "Se voglio
dialogare con un musulmano, non debbo incominciare mettendolo
all’inferno per la sua fede, ma debbo affermargli che potrà salvarsi
se si realizzano in lui alcune condizioni che non sono impossibile,
pur rimanendo musulmano. Solo così sarà possibile iniziare un
proficuo dialogo.
San Paolo afferma che Dio vuole la salvezza di
tutti gli uomini e che arrivino alla conoscenza della verità 1; e la stessa affermazione la troviamo nel
libro degli Atti degli Apostoli 2.
Mentre nel cristianesimo la salvezza
è estesa a tutti i popoli di buona volontà, nell’Islam non troviamo
questa dichiarazione, nonostante che alcuni si sforzino a
generalizzare la salvezza. Si basano su una frase del Corano che
dice: ad ogni popolo Iddio manda un suo Messaggero.
Il teologo Al
Ghazali (1058-1111), afferma che "se i non musulmani sono leali e
moralmente buoni, possono salvarsi". Mentre Mahmoud Ayyoub, dice che
l’Islam non è tanto chiaro in questo argomento, infatti afferma: "La
dottrina musulmana dice che onorare Dio è sufficiente per salvarsi e
per guadagnare la felicità eterna nella seconda vita". E, di
seguito, afferma "che davanti a questa dottrina i musulmani si
trovano ad un bivio: come conciliare il loro diritto come una
comunità di credenti e accettare il diritto degli altri ad
esistere…" Finora non si sono resi conto dell’insegnamento del
Corano, che vede nell’unicità del genere umano e la molteplicità
delle religioni e delle culture, come una prova dell’unicità di
Dio.
Recentemente dice Mohammad Sa’iddin che "il primo principio
del dialogo islamo-cristiano è l’invito chiaro a Dio e alla
religione musulmana… E si considera il dialogo un’applicazione
pratica dell’invito alla religione musulmana" 3 .
Ad ogni modo sembra che l’Islam non
possa rinunciare alla sua professione di fede che si riassume nel
credere in Dio e in Maometto come suo messaggero, e, senza questa
professione di fede, non c’è salvezza per l’uomo. Questa ultima
affermazione i cristiani non la potranno mai accettare.
Così
abbiamo visto che, secondo il cristianesimo e l’islam, le vie della
salvezza dell’uomo sono molteplici, anche se ciò non è tanto chiaro,
per i musulmani, e non si possono restringere a un popolo escludendo
gli altri, perché non si può limitare la misericordia di Dio, a non
espandere la sua giustizia e il suo amore per comprendere tutte le
religioni e i popoli che vivono onestamente entro le differenti
religioni. Dio non può che essere ad una distanza unica da tutti gli
individui e da tutte le religioni, dalla creazione dell’uomo fino ai
nostri tempi 4.
Il dialogo in senso
generale
Il dialogo è tra due o più interlocutori
che sono su posizioni diverse con lo scopo di arrivare ad un punto
di intesa.
Il dialogo è uno scambio di idee, fonte di
arricchimento per tutti gli interlocutori.
Il dialogo non si
limita alla convivenza pacifica e serena, ma ha lo scopo di
sradicare il fanatismo religioso, perché, cristiani e musulmani,
lavorino insieme nella educazione, nella giustizia sociale, nello
sviluppo della società, per raggiungere fini ottimali dei diritti e
dei doveri dell’uomo.
Il dialogo è accogliere che l’altro abbia
il diritto di avere un parere differente dal mio, anzi è meglio che
sia così, e in ciò si applica il detto di Voltaire: "sono in
contrasto con te fino alla morte, e fino alla morte difendo il tuo
diritto di esporre il tuo parere" 5.
Alcuni hanno creduto che il dialogo
sia un conflitto tra il vero e il falso. Perciò il suo scopo
principale era di convertire l’interlocutore alla propria fede
religiosa, se non voleva andare all’inferno. Alcuni sono arrivati ad
insultare e bestemmiare l’altra religione, ed è ciò che causò molte
guerre tra le religioni, durante i secoli passati.
Il vero
dialogo non mira alla conversione dell'altro alla propria religione, ma mira al consolidamento di ognuno degli interlocutori
nella propria religione per costruire un nuovo mondo fondato sulla
giustizia e sulla pace.
Il dialogo può evolversi su problemi
dottrinali, ma non per convincere l’altra parte della falsità della
sua dottrina, ma per chiarire all’altro la propria.
La religione
non parla solamente del paradiso, ma anche dei problemi sociali,
come: la difesa dei deboli, degli oppressi, degli emarginati, degli
abbandonati, ecc....
"Incontrarsi, sedersi tutti insieme:
cristiani e musulmani, come un tentativo per capire meglio la nostra
umanità, e la nostra relazione con la verità divina nonostante i
vari nomi che le diamo... in realtà è atto incoraggiante. Speriamo
di poter sentire l’invito divino e che possa riempire le nostre
anime e vivificarle 6.
Il dialogo è il modo nel quale i
cristiani incontrano i seguaci di altre tradizioni religiose per
camminare insieme verso la verità e per lavorare insieme in progetti
di comune interesse… Il dialogo con persone di altre religioni ci ha
insegnato che come cristiani possiamo vivere la nostra fede in
maniera più integra e possiamo essere veri testimoni di Cristo
attraverso la collaborazione con gli altri credenti 7.
Il dialogo interreligioso favorisce
una collaborazione dei vari interlocutori per preparare dei piani
comuni sui problemi mondiali, sull’oppressione e sulla giustizia tra
le religioni, nel nostro caso tra l’Islam e il
Cristianesimo.
Insomma il dialogo pone la sua forza
nell’accettazione dell’altro, nonostante la diversità dei punti di
vista, ma con carità, amore e sincerità.
Il Dialogo nell’Islam e
nel Cristianesimo
Teoricamente le due religioni
invitano alla convivenza reciproca e pacifica e al dialogo tra gli
adepti.
L’Islam:
Nel Corano ci sono dei versetti che invitano
al dialogo, come: "O gente del libro (cristiani e ebrei), venite ad
una parola di intesa tra voi e noi" 8. In realtà la parola di
verità e di giustizia, è quella che mette ordine tra tutti. Sembra
che il Corano inviti affinché gli incontri siano fraterni, ricavando
da essi (incontri) il bene e le lezioni morali che avvicinano l’uomo
all’uomo.
Riguardo ai cristiani il Corano dice: "Non discutete
con la gente del Libro se non in cose migliori" 9. Dice Mohammad Munir Sa’adiddin che "noi,
musulmani e cristiani, siamo una famiglia sola; ci unisce la fede in
Dio e la rivelazione divina".
"Il dialogo in cose migliori
significa - sempre secondo Sa’adiddin - che dobbiamo scegliere la
parte migliore nel comportamento reciproco, e seguire la strada
migliore nello scegliere le parole e le espressioni giuste in un
metodo pacifico e tranquillo… fino a diventare tutti buoni amici" 10.
Un altro autore musulmano, commenta
una terza frase del Corano che dice: "O popoli, vi abbiamo creati
maschio e femmina e abbiamo creato vari popoli e razze, affinché
venite a conoscenza che i migliori ( i credenti) tra di voi sono i
più pii" 11.
Lo scrittore Mahmoud Ayyoub
commentando la stessa frase dice: "Iddio vuole manifestare l’unità
nella molteplicità, e invitare gli uomini al dialogo…" e aggiunge
"Dio non vuole soltanto la conoscenza reciproca, gli uni dagli
altri, ma vuole che gli uni rispettino gli altri, anzi Iddio vuole
che impariamo come possiamo intenderci gli uni con gli altri" 12.
Un altro autore dice che "per fede
io sono obbligato a porger la mia mano all’altro, affinché lui mi
conosca, e io conosca lui" 13.
Secondo il Corano, Dio asserisce che
Maometto non può portare chiunque alla conoscenza di Dio, cioè
portar ad abbracciare la fede musulmana, ma è Dio stesso che porta
chi vuole lui alla fede 14.
Leggiamo nella Hadith 15 musulmana che non ogni credente è
musulmano e neppure ogni musulmano è credente. Perciò non tutti
quelli che pretendono di essere musulmani, sono necessariamente
tali, ma sono tali solamente quelli che sono pii, devoti e pieni di
timor di Dio. Perciò, è possibile trovare dei veri credenti che non
siano musulmani, come è possibile trovare dei musulmani che non sono
dei veri credenti. Dio solo conosce l’intimo dell’uomo e Lui solo
distingue il vero credente dal non credente.
Cristianesimo:
Nel cristianesimo troviamo l’invito
all’apertura a tutti i popoli. Questo invito già lo troviamo
nell’Antico Testamento specialmente quando dichiara che la Salvezza
si estende a tutti i popoli e non solo agli israeliti.
Cristo
Signore, nonostante che nel Vangelo affermi che è stato inviato per
i figli d’Israele, lo troviamo a conversare con la samaritana, la
cananea e fare miracoli a beneficio dei pagani, come il centurione.
Cristo loda la fede dei pagani (Dialogo e Proclamazione, n. 21) … e
invia i suoi discepoli a portare il Vangelo a tutte le genti senza
distinzione tra popoli, razze e religioni.
Papa Paolo VI, dice 16: "La religione musulmana merita la
nostra ammirazione per tutto quello che c’è di vero e buono
nell’adorazione di Dio", e di nuovo, nel suo discorso a Kampala, in
Uganda, ha espresso il suo profondo rispetto per la fede che i
musulmani hanno, ed ha auspicato la speranza che "ciò che noi
possediamo in comune possa servire a unire cristiani e musulmani,
sempre più strettamente, in una autentica fraternità" 17.
Questa affermazione di Paolo VI,
causò scompiglio nella chiesa cattolica. Alcuni sono arrivati a
pensare che la missione della Chiesa di convertire i popoli alla
fede di Cristo, perché possono salvarsi, non era più necessaria,
purché i credenti delle altre religioni vivessero la propria fede
con coerenza.
Dopo un lungo silenzio, il Papa pubblica la "Evangelii
Nuntiandi", per chiarire la posizione della Chiesa, e
dire che, nonostante la presenza di alcuni elementi buoni e veri
nelle altre religioni, tuttavia rimane solamente la religione di
Cristo, che la Chiesa proclama, attraverso l’Evangelizzazione, ad
essere l’unica religione che pone la persona umana, oggettivamente,
in relazione con Dio. In altre parole la nostra religione stabilisce
effettivamente un’autentica e viva relazione con Dio, che le altre
religioni non sono riuscite ad avere 18.
Attualmente la dottrina della Chiesa
in questo campo dice che i cristiani non devono pensare di possedere
tutta la verità, e quelli delle altre religioni non hanno nulla di
vero. Piuttosto devono essere pronti a riconoscere la presenza dello
Spirito nell’altro. Non possiamo porre limiti all’azione dello
Spirito.
Anche se si trova qualche cosa di buono nelle altre
religioni, tuttavia non si deve pensare che ogni cosa sia perfetta
nelle varie tradizioni religiose del mondo. Esse hanno anche i loro
lati oscuri. Possono includere riti degradanti o pratiche che sono
moralmente discutibili. Questi elementi sono quindi soggetti a
giudizio.
Perciò quanto di bene si trova seminato nel cuore e
nella mente degli uomini o nei riti particolari e nelle culture dei
popoli, non solo non deve andar perduto, ma viene sanato, elevato e
perfezionato per la gloria di Dio… Papa Giovanni Paolo II dice che
"il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice
della Chiesa" 19.
Questo dialogo può assumere molte
forme, ovunque stiano insieme persone di differenti religioni:
cercare di vivere in armonia, fianco a fianco, lavorare insieme a
beneficio della società, chiarire le idee sull’altro attraverso
scambi formali, condividere esperienze spirituali
ecc...
Sappiamo, che le relazioni fra persone di differenti
religioni non sempre sono facili. Possono sorgere tensioni. Mediante
il dialogo, i cristiani e gli altri sono invitati ad approfondire il
loro impegno religioso, e a rispondere, con crescente sincerità,
all’appello personale di Dio e al dono gratuito che egli fa di se
stesso 20.
Giovanni Paolo II, a più riprese
parla chiaramente della presenza dello Spirito Santo anche nelle
altre religioni. E, nell’Enciclica "Redemptor Hominis", afferma
chiaramente la presenza dell’opera dello Spirito oggigiorno persino
fuori del Corpo Visibile della Chiesa".(6) Questa affermazione è da
intendersi nel senso che, "secondo Giovanni Paolo II, l’azione dello
Spirito della verità è limitata a ciò che vi è di buono nella vita
dei musulmani e nella loro religione" 21.
Nel discorso agli 80.000 giovani a
Casablanca, il 19 agosto 1985, Papa Giovanni Paolo II, dopo d’aver
affermato che cristiani e musulmani hanno molte cose in comune, come
credenti e come uomini, parla pure di differenze, che non possiamo
sottovalutare: "La lealtà esige pure che riconosciamo e rispettiamo
le nostre differenze. Evidentemente, quella fondamentale è lo
sguardo che posiamo sulla persona e sull’opera di Gesù di Nazaret."
Inoltre, aggiunge il Papa, che "dobbiamo rispettarci, e anche
stimolarci gli uni gli altri nelle opere di bene sul cammino di Dio"
22. Ad ogni modo "il dialogo deve esser
condotto e attuato con la convinzione che la Chiesa è la via
ordinaria di salvezza 23 e che solo essa possiede la pienezza dei
mezzi di salvezza" , e "il Papa classifica le altre religioni come
teologicamente immature, incomplete e bisognose di aiuto".
I principi del Dialogo
Islamo-Cristiano
Per avere un vero e autentico
dialogo interreligioso, bisogna tener conto di alcuni
principi:
1 - Un Dialogo non un monologo
La verità
non può essere ristretta ad una sola religione, e cioè affermare
che, per esempio, esista solamente nella religione cristiana e le
altre religioni non possiedono niente di vero o di giusto. La stessa
cosa vale per la religione musulmana. Queste idee, assolutiste e
possessive di verità, hanno causato tanti conflitti nel passato e
hanno causato molte vittime sia dell’una che dell’altra parte, senza
arrivare ad un risultato positivo.
Lo stesso si dica riguardo
agli interlocutori. Sono i due protagonisti che debbono dialogare, e
l’uno deve sentire l’altro e accogliere le idee dell’altro per
poterle discutere. Solo così avremo un vero dialogo.
Infine se
c’è da cedere qualche cosa riguardo alle credenze religiose, non
deve essere da una parte sola, ma da parte dei due
interlocutori.
2 – Il Dialogo richiede libertà, rispetto e
valutazione reciproca
Il dialogo interreligioso non può
essere che tra due interlocutori o due gruppi, che si rispettano, e
che credano che anche nell’altra religione vi sono delle verità da
valutare, anzi da portare alla luce e alla conoscenza di
tutti.
Il rispetto vicendevole è fondamentale per un dialogo tra
il cristianesimo e le altre religioni, specialmente la musulmana e
l’ebrea, per lavorare insieme per giungere alla giustizia sociale,
ai valori morali, alla pace e alla libertà 24.
3 – Il Dialogo richiede una
conoscenza reciproca tra gli interlocutori:
Noi tutti,
cristiani e musulmani, viviamo insieme in una sola comunità sociale,
ma spesso ci ignoriamo, e perciò molti concetti e pregiudizi
influiscono sul nostro modo di agire. Spesso il nostro vicino lo
consideriamo il nemico numero uno, solamente perché professa
un’altra religione.
Nel dialogo dobbiamo lasciare che l’altro
parli con tutta libertà di se stesso, delle sue credenze religiose e
noi, da parte nostra, dobbiamo essere aperti a quel che afferma,
anche se è contrario alle nostre credenze, soffermandoci su ciò
che ci accomuna e non su ciò che ci divide. Anche noi dobbiamo
presentare le nostre credenze, senza togliere o nascondere nessuna
verità per la scusa che esse urtano l’interlocutore, il quale le deve
accogliere, come abbiamo accolto le sue.
4 – Dobbiamo
liberarci dai sentimenti negativi del passato
Nessuno può
negare che vi siano state delle reazioni negative nel passato tra
cristiani e musulmani, e Papa Giovanni Paolo II lo afferma dicendo
che "Cristiani e musulmani vissero insieme per secoli, alle volte in
pace e altre volte in conflitti atroci e sanguinari" 25.
Per aver un dialogo sincero e
proficuo, bisogna liberarsi da questo passato negativo per mezzo
della conoscenza reciproca, la mutua comprensione. In questo modo si
semina l’amore, la fratellanza e l’uguaglianza tra tutti i membri
della stessa società formata da religioni diverse.
5 – Il
Dialogo dà il diritto al singolo di rimanere fedele alla sua
fede:
Come abbiamo il diritto di vivere e praticare la nostra
religione con tutta libertà, così anche gli altri hanno lo stesso
diritto.
Dobbiamo aborrire il fondamentalismo religioso e
incoraggiare e incrementare le pratiche religiose. La nostra
testimonianza a Cristo ci spinge a vivere sempre la nostra vita
cristiana in ogni luogo in cui ci troviamo e in ogni tempo. È Dio
che gratuitamente chiama alla fede chi vuole.
6 –
Accettare la differenze tra il cristianesimo e l’islam
Ci
sono molte differenze di credenze religiose tra l’islam e il
cristianesimo ed è per questo che dobbiamo accoglierle e rispettarle
per poter continuare il dialogo e giungere ad una completa
conoscenza della verità.
Tipi di
dialogo
1 – Dialogo di vita:
Il dialogo è il mezzo in cui i
cristiani e i musulmani s’incontrano per camminare insieme verso la
verità e per lavorare insieme in progetti di comune interesse.
Il
dialogo richiesto dalla regola francescana con persone di altre
religioni ci ha insegnato che, come cristiani, dobbiamo vivere la
nostra fede in maniera più integra ed essere veri testimoni di
Cristo nella collaborazione con gli altri credenti, proprio come
scrive S. Francesco nel capitolo 16° della Regola non bollata, dove
si legge: "I frati - che vivono tra i musulmani (saraceni) - non
facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per
amore di Dio, e confessino di essere cristiani".
Dai cristiani di
oggi ci si attendono atteggiamenti, non di confronto e di conflitto,
ma di vero spirito di collaborazione… La semplice ma salda
testimonianza di Francesco d’Assisi ci spiega che cosa voleva dire
Gesù quando invita i suoi discepoli ad essere "il sale della e la
luce del mondo". San Francesco è oggi venerato non solo dai
cristiani ma anche da molti seguaci di altre tradizioni religiose 26.
È questo il dialogo che conviene
alle società, multi religiose, come la nostra: discutere i problemi
di divergenza e solverli con oggettività e razionalità, favorendo
una convivenza pacifica e vera collaborazione in tutti i campi del
sapere.
2 – Dialogo di servizio
sociale:
Collaborazione dei cristiani e musulmani per
sviluppare i progetti del servizio sociale, per arrivare a stabilire
la giustizia sociale, per aiutare gli abbandonati dalla società e
per difendere i diritti dell’uomo
3 – Dialogo nelle
attività spirituali:
I cristiani e i musulmani che vivono una
vita spirituale di relazione intima con Dio, debbono scambiarsi
queste esperienze.
4 – Dialogo teologico:
Lo scopo
di questo dialogo è di chiarire i dubbi e le false idee che uno ha
riguardo all’altro. Riguardo ai dogmi della propria religione, per
giungere ad una convivenza pacifica e al rispetto reciproco. Questo
dialogo non mira a trovare la vera religione, ma ad accettare il
principio della molteplicità delle religioni in una società come la
nostra.
Ostacoli al
dialogo
Per raggiungere un dialogo fruttuoso e
serio è necessario risolvere alcuni problemi che sono di grande
ostacolo al dialogo stesso:
1 – L’idea sbagliata del
Corano sul cristianesimo.
I musulmani credono che l’islam sia
l’unica religione completa, e tutto quello che vero, è presente nel
Corano e quindi non hanno bisogno di imparare niente agli altri.
Inoltre credono di conoscere la religione cristiana meglio degli
stessi cristiani 27.
In realtà, però, il Corano parla di
un cristianesimo che non è genuino. Maometto si era fatto l’idea del
cristianesimo venendo a conoscenza di alcune sette non cattoliche.
Di conseguenza la dottrina cristiana che il Corano combatte anche
noi non l’accettiamo. Per es. Il Corano presenta la divina Trinità
composta da Dio Padre, da Gesù e da Maria, oppure dal Padre che
diventa Figlio e, a sua volta, diventa Spirito Santo.
Il dialogo
Islamo-Cristiano non può iniziare su questi concetti di un
cristianesimo ereticale. Infatti i nostri dogmi non sono quelli
combattuti dal Corano e perciò la prima condizione per un buon
dialogo è far conoscere la nostra vera fede.
L’ignoranza dei
musulmani della religione cristiana cattolica , ha influito
molto nell’ostacolare il vero dialogo islamo-cristiano, perché,
come dicono gli arabi "l’uomo è nemico di quel che
ignora".
2 – Tolleranza Islamica
La tolleranza in
questo caso significa permettere ai cristiani di vivere nella
società musulmana, pagando la (jiziat 28) che è una tassa speciale obbligatoria
per tutti i non musulmani, che vivono in un governo musulmano, senza
godere di uguali diritti dei musulmani.
Questo principio della
tolleranza religiosa nella società musulmana, ebbe inizio con
l’incontro di Maometto con i cristiani di Najaran, di cui si dirà
più avanti, e si confermò nella garanzia che diede il
Califfo Omar agli abitanti di Gerusalemme, quando i musulmani
occuparono la Città Santa. Da quel tempo gli storici musulmani si
gloriano di quel principio di convivenza tra cristiani e musulmani.
Però, se quel principio fosse giusto, io non credo che tanti
cristiani avrebbero lasciato la loro fede per abbracciare l’Islam.
Se a quel tempo non dava uguale diritto agli abitanti delle
differenti religioni nell’impero musulmano, tanto meno lo dà oggi
per i popoli del ventunesimo secolo.
I musulmani credono che con
questo principio hanno dato l’esempio a tutti i popoli, che nella
nazione musulmana possano vivere popoli di differenti religioni
senza essere disturbarti nell’esercizio della loro
religione.
Però questa tolleranza non offre a tutti uguali
diritti, perché in una simile società, vi sono almeno due classi
sociali: coloro che tollerano e i tollerati, il capo e il suddito,
il forte e il debole... Quindi in realtà i tollerati si sentono
umiliati, ciò è vero specialmente in una società del ventunesimo
secolo, dopo la promulgazione dei diritti dell’uomo, e dopo la
diffusione del principio di uguaglianza di tutti gli uomini, senza
considerare che siano maggioranza o minoranza.
3 - L’idea
dei cristiani sull’islam:
Storicamente, i pensatori cristiani
hanno parlato molte volte duramente di Maometto, dei musulmani e
dell’islam, che è stato considerato come una eresia del
cristianesimo. L’islam, secondo molti, è una religione della
perdizione, del terrorismo e dell’egoismo. Quest’idea persiste
tuttora, specialmente dopo il dramma dell’ 11 settembre 2001. Altri
affermano che l’islam sia la religione del diavolo, e Maometto sia
un anticristo 29. Queste idee sulla religione
dell’interlocutore, non favoriscono il successo di un dialogo
interreligioso, nella nostra regione.
I cristiani debbono
guardare ai musulmani con un nuovo spirito, considerandoli non come
nemici, né come scolari distratti o vittime da salvare; ma li
dobbiamo considerare come fratelli. Quindi i cristiani debbono
liberarsi dai pregiudizi passati e pensare che incontrando altri,
diversi da noi, hanno sempre qualche cosa da imparare.
4 –
Stato e Religione:
L’islam non pone distinzione tra lo Stato
e la Religione. Per i musulmani i due enti sono uniti, sono un’unica
realtà. Questo influisce negativamente nel dialogo
con i
cristiani perché per questi ultimi le due entità sono
intrinsecamente separate, mentre per i musulmani lo stato è a
servizio completamente della religione. Però il cristiano non può
essere in nessun modo a servizio della religione musulmana. Per
avere un fruttuoso dialogo questo punto deve essere
risolto.
5 – Qualche Verità si trova anche fuori della
propria religione
Questo principio deve essere accettato non
solo in teoria ma anche in pratica. Nessuno può essere certo che
solo lui possiede la Verità, e nemmeno che possegga tutta la verità
e addirittura fuori delle sue credenze non c’è niente di vero. I
musulmani difendono con entusiasmo, persino colla spada il principio
che dice che fuori del Corano non c’è niente di vero 30. Perciò essendo difficile per loro
ammettere l’esistenza di qualche verità nel cristianesimo che non
sia compresa nel Corano, se non risolveranno questo
problema sarà difficile avere un dialogo con loro.
Per aver un
dialogo sincero e oggettivo, i musulmani debbono abbandonare l’idea
che fuori del Corano non c’è niente di vero, e i cristiani debbono
ammettere che c’è qualche cosa di vero nelle altre religioni, come
ci insegnano specialmente gli ultimi Papi. Senza ammettere questo
principio il dialogo è destinato al fallimento.
Dialogo Islamo-Cristiano: Sguardo storico.
Prima
dell’occupazione musulmana gli abitanti del Medio Oriente erano
completamente cristiani, ma in pochi anni furono islamizzati, e
rimasero pochi cristiani, fermi nella loro fede 31.
All’inizio la collaborazione tra
cristianesimo e islam era buona e continuò specialmente nel
campo filosofico, della medicina e nel campo culturale in genere
perché i cristiani, rimasti nella loro fede, si sentivano parte
integrante della società araba, in fondo pensavano che gli arabi
venuti dalla penisola arabica, fossero la loro liberazione dalla oppressione bizantina.
Dice
Maurice Bornmans: "Il dialogo Islamo-Cristiano iniziò con i cristiani di Najran al tempo di
Maometto, quando andarono a discutere dei problemi religiosi con il
capo della nuova religione, il quale offrì ai cristiani una sfida
per provare la veracità della nuova religione, però i cristiani di
Najaran, non l’accettarono, preferendo la proposta di pagare le
tasse o farsi musulmani... Così iniziò il dialogo, e continuò per
vari secoli, che in molti casi finì con degli scontri religiosi,
politici e culturali, per causa delle incomprensioni e offese
reciproche, che portarono a delle guerre sanguinarie 32.
Scrive lo scrittore musulmano, Ahmad
Amin, che i musulmani conquistarono il Medio Oriente, abitato dai
cristiani. Quando la guerra, con la spada, cessò, i musulmani
iniziarono quella religiosa con una propaganda a largo raggio
invitando tutti all’islam. Presentarono prove per convincere i
popoli conquistati ad aderire alla nuova religione, ma anche questi
ultimi dovettero portare prove e contro prove in difesa della loro
fede e dimostrare la falsità della religione degli
occupanti.
Questa propaganda religiosa portò a discussioni
sterili e causò gravi perdite materiali, culturali e morali da
ambo le parti, senza parlare delle guerre sanguinarie con
innumerevoli vittime umane. I risultati di tutto ciò furono
falsificazioni della verità 33.
Bormans conclude affermando che
furono 14 secoli di storia comune, nei quali prevalsero le
discussioni e le discordie (tra cristiani e musulmani), invece della
comprensione e cooperazione 34.
Quattordici secoli di malintesi,
discordie e guerre feroci: guerre tra bizantini e musulmani,
discriminazione religiosa, crociate, impero ottomano con la
volontà di islamizzare l’Europa fino ai movimenti fondamentalisti
attuali.
Il dialogo teologico Islamo-Cristiano iniziò nel settimo
secolo, e continuò per molti secoli dopo. Solo Francesco d’Assisi,
Raimondo Lullo e pochi altri fecero eccezione e tentarono un altro
modo di dialogare coi musulmani.
Le relazioni tra cristiani e
musulmani prima del secolo ventesimo, hanno avuto degli scontri lungo
i secoli, invece di vivere in un’atmosfera fraterna e
pacifica.
Nel ventesimo secolo, con Louis Massignon, ebbe inizio
una nuova scuola di Dialogo, per far conoscere l’Islam quale
religione che crede in un unico Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e
di Giacobbe.
Una diecina di anni prima del Concilio Vaticano II,
c’è stato un cambiamento in campo cristiano riguardo
all’atteggiamento da tenersi verso l’islam. Alcuni hanno rifiutato
l’idea dei secoli passati nei riguardi della religione musulmana, e
hanno iniziato ad inculcare lo spirito di rispetto e di stima, di
fratellanza e di amicizia, di comprensione e di
collaborazione.
Tutti questi cambiamenti hanno preparato il
terreno al Concilio Vaticano II, di promulgare i decreti e i
documenti conciliare riguardo al rispetto della Chiesa Cattolica
verso l’Islam, dando inizio a passi enormi nello stabilire il
dialogo reciproco tra la Chiesa e l’Islam.
Il Concilio Vaticano II
e il Dialogo Islamo-Cristiano
Il Concilio Vaticano
II afferma che l’umanità forma una famiglia umana unica, che ha
avuto origine da Dio. Dice S. Paolo che Dio ha dato ai cristiani "il
servizio della riconciliazione". Ebbene questo servizio non si può
dare se non nel vero dialogo con i credenti delle altre religioni,
un dialogo fondato sui principi del rispetto vicendevole, dando il
valore necessario alla dignità della persona umana. A base di tutto
ciò ci deve essere la libertà, specialmente, quella religiosa.
Il
Concilio Vaticano II, con il documento "Nostra Aetate", ha aperto
nuovi orizzonti verso le altre religioni e in modo particolare verso
l’Islam. I cristiani hanno corrisposto a questa apertura con centri
di studio delle altre religioni; in molte università hanno istituito
la facoltà delle religioni comparate, e delle religioni non
cristiane ecc...
I cristiani incominciarono a considerare più
oggettivamente e positivamente le altre religioni specialmente
l’Islam, e si specializzarono nei vari campi della islamologia,
dimostrandosi all’altezza del momento.
Però non troviamo la
stessa preparazione nella parte musulmana. In questo campo uno
scrittore musulmano della Tunisia dice che "la Chiesa Cattolica
approfittò delle grandi scuole teologiche e le grandi questioni
sorte nel mondo cristiano, in questo modo la Chiesa diventò più
preparata nel campo del dialogo coll’Islam, che l’Islam stesso.
Questo non deve scoraggiare l’Islam dal dialogo, ma lo dovrà
incoraggiare a fare tutto il suo possibile per raggiungere la stessa
preparazione dei cristiani, se non addirittura di più 35.
Un altro autore dice che i due
interlocutori debbono avere una buona preparazione teologica, ma
purtroppo lo studio della teologia cristiana, fino a poco tempo fa,
era assente dalla cultura dell’interlocutore musulmano, "l’ignoranza
è il nemico numero uno del dialogo e della pace. Il rispetto
dell’altro non ci può essere che conoscendolo bene, perché la
conoscenza è la strada ordinaria per il futuro" 36.
Il Concilio Vaticano II afferma: "La
Chiesa guarda con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente
e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e
della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di
sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche quelli
nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede
islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù
come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre
vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre
attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli
uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita e i valori
morali, la pace e la libertà.
"Se, nel corso dei secoli, non
pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il
sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare
sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere
insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali,
la pace e la libertà" 37.
Il Concilio Vaticano II, con questa
sua dichiarazione ha aperto una nuova era nella storia della Chiesa,
specialmente nelle sue relazione con l’Islam. Parlando di questo
cambiamento J. Hoeberichts afferma che: "L’idea e la pratica del
dialogo e cooperazione con seguaci dell’Islam e le altre religioni
non trovarono solamente la loro strada nella vita delle chiese, ma
anzi formano una parte essenziale di essa (chiesa)" 38.
Tentativo di San
Francesco per un dialogo interreligioso:
Francesco
pensava in modo differente da quelli della sua epoca. I suoi
contemporanei volevano distruggere l’Islam, che aveva occupato i
Luoghi Santi cristiani, distrutto molte chiese e costretto molti
cristiani a rinnegare la fede e farsi musulmani.
Gli europei
hanno voluto dare una dura lezione all’Islam riprendendo i Luoghi
Santi con la forza delle armi, ma, in realtà, in meno di due secoli
dovettero lasciare l’Oriente e tornarsene a casa.
Proprio al
tempo delle crociate appare il Poverello di Assisi che non accoglie
il comando della Chiesa di partecipare alle guerre. Invece della
spada alza la Croce, simbolo dell’amore e non dell’odio, della
costruzione e non della distruzione e dice ai suoi fraticelli di
precederlo nei Luoghi Santi.
I suoi frati giungono in Oriente nel
1217. Francesco li raggiunse, due anni dopo, in Palestina e in
Egitto, con l’intento di tentare la strada dell’avvicinamento con la
religione musulmana. Chiede di colloquiare e di dialogare con il
sultano musulmano e, dopo tanti ostacoli, riceve il permesso.
Passando attraverso molti pericoli arriva davanti al sultano, Al
Malik Al Kamel Al Ayyubi.
Lo storico Ernoul, autore del libro
delle Cronache (1227-1229), descrive l’incontro avvenuto in modo
molto semplice, ma espressivo. Nel racconto si nota che il Cardinale
Legato Pontificio, a malincuore diede a Francesco, il permesso di
andare dal Sultano. Francesco, poi, nel colloquio col sultano, non
nascose lo scopo per cui era venuto alla sua presenza, e cioè di
volergli salvare l’anima, e questo era possibile solo accettando la
religione cristiana. Per raggiungere questo scopo era pronto a
sostenere la sfida di camminare, con i teologi musulmani, a piedi
scalzi, sul fuoco. La religione di colui che rimaneva incolume
sarebbe stata la vera religione. Davanti a questa sfida i teologi
musulmani si ritirarono ordinando al sultano, in nome della
religione, di uccidere Francesco e il suo compagno. Il magnanimo
sultano invece di ucciderlo offrì a Francesco e al suo compagno, di
rimanere suoi ospiti, ma Francesco non accettò. Allora il sultano
offrì molti doni che Francesco non accettò. Francesco, vedendo che
non era possibile la conversione del sultano, se ne tornò nel campo
crociato.
Il tentativo di Francesco fallì, però i risultati
dell’incontro rimangono tuttora.
Si parla di una amicizia
speciale tra Francesco e il sultano Kamel Al-Ayyubi, amicizia che si
prolungò ai successori, sia di Francesco che del sultano. I figli di
Francesco, i frati della corda, rimarranno in Terra Santa a fianco,
oppure come vuole la Regola francescana, tra i musulmani,
testimoniando con la vita la fede cristiana e francescana, e alcuni
moriranno martiri. Questa amicizia rimarrà viva finché si troveranno
in campo cristiano "altri Francesco" e in campo musulmano "altri
Kamel Al-Ayyubi". Così iniziò il dialogo della vita, che è conforme
alla vita e spiritualità francescana, da sette secoli e
più.
Frutti dell’incontro:
Negli scritti di
Francesco non si trova alcun cenno su questo incontro, forse per
questo alcuni dubitano della sua storicità. Che sia storico o meno
questo incontro, non è questo il momento per verificarlo, però è
vero, almeno in spirito, quello che Ernoul scrive nelle sue cronache
compilate al tempo di Francesco o un anno o due dopo la morte del
santo. Molti affermano che questo incontro abbia influito nello
stendere il capitolo sedicesimo della Regola non Bollata, e il
capitolo dodicesimo di quella bollata, dove si parla dei "frati che
vogliano andare tra i musulmani (saraceni)". Nessun altro fondatore
di Ordini religiosi ha scritto qualcosa di simile.
Francesco
Gabrielli scrive su questo incontro: "È un fatto incoraggiante
pensare nello spirito angelico e pacificante di Francesco e
confrontarlo con la prudenza tollerante e gentile del suo ospitante
musulmano il sultano Al-Kamel, forse l’eccellente spirito in cui si
distinsero i due interlocutori, appaga il desiderio di sapere
qualche cosa di quell’incontro". Continua Gabrielli e dice "che noi
mai possiamo conoscere i sentimenti che ebbe Francesco nel suo
colloquio col sultano... senza dubbio quest’incontro ebbe un’eco nel
determinare la missione di Francesco tra i non cristiani. Una cosa è
certa: come frutto di questo incontro i seguaci di Francesco i suoi
frati continuarono la sua missione e hanno vissuto e tuttora vivono
tra i musulmani, e hanno protetto la presenza cristiana in Oriente e
hanno vivificato il cristianesimo nella regione dove è nato, dopo
che era prossimo a morire".
Considerazioni
sull’incontro
Si può considerare quest’incontro
come:
1 – Miracolo.
L’incontro è avvenuto in tempo in cui
i due eserciti: crociato e musulmano erano schierati per la guerra,
anzi si erano già scontrati. Nonostante ciò i due si incontrano e
parlano di pace, di amore, di fratellanza.
2 – Incontro di
conoscenza e di apertura:
Francesco parla francamente dei suoi
principi religiosi, e, il suo amore per il sultano e per la salvezza
della sua anima, lo spinge ad offrirgli la miglior cosa che ha, e
quindi invita il sultano ad abbracciare la fede cristiana; mentre il
suo interlocutore ascoltava con compiacenza e soddisfazione, e si
meravigliava per il coraggio e la semplicità do Francesco e delle
sue parole. Tutto questo è una cosa eclatante.
3 – È
un
incontro storico e singolare nel suo genere.
Francesco con
difficoltà ottenne il permesso di andare dal sultano e, dopo
tanti ostacoli e pericolo di essere scomunicato, viene accolto
con massimo rispetto dal sultano.
Lo studioso del dialogo
interreligioso, Youakim Moubarak, afferma: "La figura
di Francesco rimane una luce che illumina la storia cristiana nel
campo delle sue relazioni con l’Islam" e "Francesco rimane
eccellente e singolare nella storia della Chiesa e del dialogo
cristiano-musulmano, che fino a questo tempo nessuno dei suoi frati
o dei cristiani, è arrivato al suo livello".
Infine dice G. K.
Chesterton (1930) che "l’incontro fu uno dei più grandi avvenimenti
storici, e se i cristiani e i musulmani avessero ascoltato Francesco
la storia delle relazioni tra cristiani e musulmani si sarebbero
realizzate.
Francesco trovò nel sultano una persona amante della
pace, i pensieri dei due personaggi si completarono e crearono
una vera amicizia e fratellanza, che durò per tutta la loro
vita".
4 – È una risposta alla sfida di Maometto coi
cristiani di Najran.
La sfida che Maometto proponeva ai cristiani
di Najran per costatare la vera fede non fu accettata dai cristiani
per paura di un possibile fallimento.
Allo stesso modo la sfida
posta da san Francesco di camminare scalzo su tizzoni roventi non fu
accolta dai teologi musulmani per la stessa ragione dei
primi.
Così Francesco pareggiò la sconfitta dei cristiani con
Maometto.
Lezioni dall’incontro:
Anche se la
storicità dell’incontro è messa in dubbio, tuttavia abbiamo da parte
di alcuni studiosi delle interpretazioni.
Alcuni sostengono che
al momento del commiato di Francesco dal sultano, questi gli abbia
chiesto di pregare per lui affinché Iddio gli facesse scoprire
qual è la vera religione e che fede piacesse a Dio. Se ciò fosse
vero, sarebbe già un buon successo.
La maniera francescana del
dialogo tra le religioni, specialmente con l’Islam, non è tra
superiori (cristiani) e sudditi (musulmani), ma servizio fraterno, e
questo modo di agire si sta riproponendo sempre di più in questi
giorni.
Fuori da questo metodo sarà molto difficile costruire una
vera società di più religioni. La fratellanza e l’uguaglianza
dovranno regnare sovrane. Ogni individuo troverà il dovuto rispetto
per il suo patrimonio culturale e religioso e, nella collaborazione
si edificherà una società nella pace e nella giustizia.
Quando
Francesco chiese ai suoi frati di essere obbedienti anche ai
musulmani e di evitare contese e discordie, non era un inviarli ad
incontrare un possibile martirio, ma la genuina testimonianza al
Vangelo: sale della terra, lievito per tutta la grande massa
musulmana. I frati, seguendo l’esempio di Cristo e di Francesco, di
fronte alle difficoltà e alle persecuzioni rimasero e rimangono ai
loro posti con pazienza e umiltà.
Francesco sperimentando la
presenza dell’amore di Dio tra i musulmani e che Dio aveva rivelato
a loro la sua bontà, li accolse così come sono.
Questo in realtà
è il dialogo della vita, della testimonianza al Vangelo che
Francesco chiede ai suoi frati. Vivere con apertura verso gli altri
della stessa società, anche se sono di un’altra religione;
condividere insieme gioia e dolori, problemi e preoccupazioni, con
sentimenti di fratellanza universale.
Questi principi potevano
sembrare utopie o immaginazioni al suo tempo, ma ora, dopo il
Concilio Vaticano II, li troviamo come via ordinaria per un
fruttuoso dialogo interreligioso e interculturale.
Conclusione
Dice il vescovo greco
cattolico Cirillo Bustros parlando del dialogo: "Il Dialogo è una
attitudine spirituale, prima di qualunque altra cosa. L’uomo si
presenta davanti al suo Signore dialogando con Lui, eleva la sua
anima, purifica il suo cuore e sentimenti... Il dialogo è una
spiritualità che ci trasporta dalla lontananza alla prossimità
dell’uno all’altro, dal rifiutare l’altro alla sua accettazione,
dalla discordia alla concordia, dalla condanna alla misericordia,
dall’inimicizia alla familiarità, dal conflitto alla fratellanza...
Il dialogo con l’altro significa conoscere e riconoscere l’altro
come nostro complemento... In questo modo il dialogo diventa un
arricchimento reciproco, senza cedere nulla di quel che crediamo, o
pensiamo e senza rinnegare la nostra personalità e la nostra
esistenza... Senza dubbio il fondamentalismo religioso è il più
grande nemico del dialogo" 39.
Dice Mohammad Talibi: "Il dialogo
richiede una pazienza lunga, ci fa continuamente accostare l’uno
all’altro, ci fa godere l’amicizia invece della negligenza e
dell’inimicizia, pianta una fratellanza tra i due interlocutori
nonostante le divergenze nei pensieri e nelle credenze religiose. Il
dialogo non comporta l’arrivo a delle soluzioni comuni, e non
richiede d’imporre l’accordo tra i due interlocutori, ma il suo
scopo è di fornire la discussione di elementi di chiarificazioni dei
problemi, e dà una maggior apertura agli interlocutori per vincere
se stessi e non rimanere fossilizzati nelle loro posizioni che sono
le sole vere. La strada alla luce è lunga e Dio l’ha voluta piena di
misteri 40.
Papa Giovanni Paolo II dice: "È mio
ardente desiderio che i capi religiosi e i teologi, musulmani e
cristiani, presentino le nostre due grandi comunità religiose, come
comunità che stanno in un rispettoso dialogo e non mai più come
comunità in conflitto. È importante che i musulmani e i cristiani
continuino ad esplorare insieme le questioni filosofiche e
teologiche, per arrivare ad una conoscenza molto più oggettiva e
universale delle credenze religiose di ogni parte dei due
interlocutori. Una migliore conoscenza ci porta sicuramente, a
livello pratico, a trovare dei metodi nuovi per presentare le nostre
due religioni non in opposizione l’una con l’altra, come fu nel
passato, ma in collaborazione per il bene della famiglia
umana...
Il dialogo interreligioso è molto efficace quando nasce
da un’esperienza del vivere insieme giorno per giorno, con la
medesima comunità e cultura...
Per tutto il tempo in cui i
musulmani e i cristiani hanno offeso gli uni gli altri, abbiamo
bisogno di chiedere perdono all’Altissimo Dio, e di offrire l’uno
all’altro il perdono 41.
In conclusione, il cristianesimo e
l’islam rimarranno due religioni differenti, il dialogo teologico
tra di loro non mira a sopprimere una delle due, e nemmeno a
sopprimere le differenze tra loro due. Nel dialogo abbiamo la
possibilità di chiarire queste differenze, ed eliminare le vecchie
divergenze, e i giudizi a priori contro l’una o l’altra delle due
religioni, sorte lungo la storia delle due religioni. Il
cristianesimo e l’islam sono due religioni che conducono ad onorare
lo stesso Dio Uno e Misericordioso, e a considerare tutti gli
uomini, fratelli, figli dello stesso Dio Creatore.
NOTE
1. 1 Tim. 4:2.
2. Atti 10: 34-35.
3. Mohammad Munir Sa’iddin: Al-Machriq,
rivista semestrale dell’Università di S. Giuseppe, Beirut,
gennaio-giugno 2002, pag. 76-77.
4. Mons. Gregorio Haddad: "Il Dialogo delle
Culture e delle religioni", p. 25, Luaizeh University, Lebanon.
5. L’università di Louaizeh: "Il Dialogo
interculturale e interreligioso".
6. Mahmoud Ayyoub: "Studi sulle relazioni
tra cristiani e musulmani", I Vol. L’università del Balamand
(Libano), 2000, pag. 208.
7. Felix A. Machado, sotto-segretario
Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, Pentecoste,
2000.
8. Corano: Surat El Imran (3). n. 64.
9. Corano: Surat Al ‘Ancabout (29), n.
46.
10. La rivista "Al-Mashriq",
luglio-dicembre, 2000, pag. 514-515.
11. Corano: Surat El-Hajarat (49), n.
13
12. Mahmoud Ayyub: opera citata, pag.
205-208.
13. "Il Dialogo interculturale e
intereligioso", opera citata pag. 61.
14. Corano: Surat Kisas (28), n. 56.
15. Tradizione musulmana, oppure al Hadith,
sono dei detti o fatti, che ci sono stati rimandati da vari autori e
che hanno la loro origine da Maometto.
16. Nella "Ecclesiam suam", 6 agosto
1964.
17. J. Hoeberichts: "Francesco e l’ Islam",
ed. Messaggero Padova, Italia, 2002, pag. 235.
18. J. Hoeberichts, opera citata pag. 236,
cfr. pure Giovanni Paolo II: "Redmptoris Missio", n. 55.
19. Redemptoris missio 55.
20. Dialogo e Annuncio n. 40 Michael L.
Fitzgerald, Segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo
Inter-Religioso 30 maggio 2000.
21. J. Hoeberichts, "Francesco e l’Islam",
Edizione Messaggero Padova, 2002, pag. 240.
22. J. Hoeberichts, opera citata, pag.
245-246.
23. Giovanni Paolo II: "Redemptoris
Missio", n. 55.
24. Papa Giovanni Paolo II: "Esortazione
Apostolica per il Libano", n. 89.
25. Papa Giovanni Paolo II: "Esortazione
Apostolica per il Libano", n. 90.
26. Felix A. Machado, sottosegretario
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Pentecoste,
2000.
27. Al-Machriq, rivista semestrale
dell’Università S. Giuseppe, Beirut, luglio dicembre, 2002 pag.
358-359.
28. Attualmente questa tassa non viene
pagata, ma lo fu per molti secoli.
29. Al-Machriq, opera citata, pag.
360-361.
30.Dice il Corano: "Ammazzate gli infedeli
dovunque li incontrerete… e li lascerete liberi soltanto quando
crederanno e pregheranno…(10:5), e più esplicitamente degli ebrei e
cristiani dice: "Combattete quelli che non credono in Dio , e nel
giorno del giudizio generale… e quelli che non sono dei seguaci
della vera fede, di quelli che hanno avuto il Libro (la gente del
libro che sono i cristiani e gli ebrei), fino a che paghino la
Jiziat (la tassa imposta ai non musulmani), umiliandosi e
sottomettendosi ai musulmani" (10:29).
31. I musulmani quando occuparono il Medio
Oriente, offrirono ai cristiani della regioni tre scelte: - farsi
musulmani. - pagare la Jiziah (tassa obbligatoria ai non musulmani),
oppure il combattimento (la guerra). La rivista Al-Machriq, citata
più sopra, pag. 360.
32. Bromans, Maurice: "Orientamenti nel
dialogo interreligioso", pag. 25-26.
33. Documenti moderni per il dialogo… ,
51.
34. Orientamenti per un dialogo tra
cristiani e musulmani, nella traduzione araba, libreria dei paolisti
– Libano – 1981, pag. 156.
35. Mohammad Talibi: "L’Islam: Libertà e
Dialogo", casa editrice Annahar, Beirut, Libano, 1999, pag.
19-23.
36. Al-Machriq, rivista semestrale
dell’Università di S.Giuseppe, Beirut, gennaio-giugno, 2002, pag.
72-73.
37. Nostra Aetate n. 3, 28 ottobre 1965, e
anche nella Costituzione "Lumen Gentium", n. 16, si legge: "Il
disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il
Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali
professando di tenere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio
unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno
finale".
38. J. Hoeberichts: opera citata, pag.
235.
39. Mons. Cirillo Bustros: "Le Relazioni
Islamo-Cristiane", Libano, pag. 228.
40. Vari autori: "Documenti moderni per il
dialogo tra cristiani e musulmani", Libano, 1992, pag. 69.
41. Il Papa Giovanni Paolo II, Discorso
tenuto nella Grande Moschea Omayyade di Damasco, il 6 maggio,
2001.
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[Fonte: Studium Biblicum Franciscanum, Jerusalem]