Nel 1973 Shenouda III
(il primo Patriarca Copto a visitare il Papa di Roma) e Paolo VI
firmano una dichiarazione comune nella quale si auspica l' unità
della Chiesa. Viene formata una commissione mista copta-cattolica.
Paolo VI, Vescovo di Roma e Papa della
Chiesa Cattolica, e Shenouda III, Papa di Alessandria e Patriarca
della Sede di San Marco, rendono grazie nello Spirito Santo a Dio per
il fatto che, dopo il grande evento del ritorno delle reliquie di San
Marco in Egitto, si sono ulteriormente sviluppate le relazioni tra le
Chiese di Roma e di Alessandria, così che ora essi hanno potuto
incontrarsi di persona. Al termine dei loro incontri e dei loro
colloqui essi desiderano dichiarare insieme quanto segue:
Ci siamo incontrati nel
desiderio di approfondire le relazioni tra le nostre Chiese e per
trovare strade concrete per superare gli ostacoli nel cammino della
nostra reale cooperazione nel servizio del nostro Signore Gesù Cristo
che ci ha dato il ministero della riconciliazione, al fine di
riconciliare il mondo con Lui (2 Cor. 5, 18-20).
In linea con le nostre
tradizioni apostoliche trasmesse alle nostre Chiese e in esse
conservate, e in conformità con i primi tre concilii ecumenici,
confessiamo un’unica fede in un solo Dio Uno e Trino, divinità
dell’Unico Figlio Incarnato di Dio, la Seconda Persona della
Santissima Trinità, la Parola di Dio, il fulgore della Sua gloria e
l’immagine manifesta della Sua sostanza, che per noi si incarnò,
assumendo per Se stesso un corpo reale con un’anima razionale, e che
condivise con noi la nostra umanità, ma senza peccato. Confessiamo
che il nostro Signore e Dio e Salvatore e Re di tutti noi, Gesù
Cristo, è Dio perfetto riguardo alla Sua Divinità, e perfetto uomo
riguardo alla Sua umanità. In Lui la Sua divinità è unita alla Sua
umanità in una reale, perfetta unione senza mescolanza, senza
commistione, senza confusione, senza alterazione, senza divisione,
senza separazione. La Sua divinità non si separò dalla Sua umanità
neanche per un solo istante, neanche per il tempo di un batter
d’occhio. Egli, che è Dio eterno e invisibile, divenne visibile
nella carne, e prese su di sé la forma di un servo. In Lui sono
conservate tutte le proprietà della divinità e tutte le proprietà
dell’umanità, insieme fuse in una unione reale, perfetta,
indivisibile e inseparabile.
La vita divina ci viene
data e alimentata attraverso i sette sacramenti di Cristo nella Sua
Chiesa: Battesimo, Cresima (Confermazione), Santa Eucaristia,
Penitenza, Unzione degli Infermi, Matrimonio e Ordini Sacri.
Noi veneriamo la
Vergine Maria, Madre della Vera Luce, e confessiamo che Ella è sempre
Vergine, la genitrice di Dio. Ella intercede per noi e, come la «Theotokos»,
eccelle nella sua dignità tra le moltitudini degli angeli.
Noi abbiamo, in ampia
misura, la medesima concezione della Chiesa, fondata sugli Apostoli, e
dell’importante ruolo dei concilii ecumenici e locali. La nostra
spiritualità è espressa adeguatamente e profondamente nei nostri
riti e nella Liturgia della Messa, che comprende il centro della
nostra preghiera pubblica e il culmine della nostra incorporazione in
Cristo nella Sua Chiesa. Noi osserviamo i digiuni e le feste della
nostra fede. Veneriamo le reliquie dei santi e chiediamo
l’intercessione degli angeli e dei santi, quelli viventi e quelli già
defunti. Questi compongono una schiera di testimoni nella Chiesa. Sia
essi che noi attendiamo nella speranza la Seconda Venuta di nostro
Signore allorquando la Sua gloria si rivelerà per giudicare i vivi e
i morti.
Umilmente riconosciamo
che le nostre Chiese non sono in grado di rendere una testimonianza più
perfetta a questa nuova vita in Cristo a causa delle divisioni
esistenti, che hanno dietro di sé secoli di storia difficile.
Infatti, a partire dall’anno 451 dopo Cristo, si sono manifestate
differenze teologiche, alimentate e accentuate da fattori di carattere
non teologico. Tali differenze non possono essere ignorate. Tuttavia,
nonostante siffatte differenze, ci stiamo riscoprendo come Chiese che
hanno una eredità comune e stiamo cercando con decisione e con
fiducia nel Signore di raggiungere la pienezza e la perfezione di
quell’unità che è il Suo dono.
Come un contributo al
perseguimento di questo scopo, istituiamo una commissione congiunta
che rappresenta le nostre Chiese e che ha la funzione di guidare lo
studio comune nei campi della tradizione della Chiesa, della
Patristica, della liturgia, della teologia, della storia e dei
problemi pratici, in modo che attraverso la cooperazione si possa
cercare di risolvere, in uno spirito di reciproco rispetto, le
differenze esistenti tra le nostre Chiese e si riesca a proclamare
insieme il Vangelo in modo confacente al messaggio autentico del
Signore e alle esigenze e alle speranze del mondo contemporaneo. Nello
stesso tempo, esprimiamo la nostra gratitudine e il nostro
incoraggiamento agli altri gruppi di studiosi e di pastori Cattolici e
Ortodossi che dedicano i loro sforzi ad attività comuni in questi
settori e in altri a questi collegati.
Con sincerità e con
insistenza, ricordiamo che la vera carità, fondata sulla completa
fedeltà all’unico Signore Gesù Cristo e sul reciproco rispetto per
le tradizioni di ciascuno, è un elemento essenziale di questa ricerca
della perfetta comunione.
Nel nome di questa
carità, respingiamo tutte le forme di proselitismo, inteso nel senso
di azioni mediante le quali alcune persone cercano di disturbare le
altre comunità al fine di reclutare nuovi membri da esse servendosi
di metodi, o assumendo atteggiamenti che sono in antitesi con le
esigenze dell’amore cristiano con ciò che dovrebbe caratterizzare
le relazioni tra le Chiese. Abbandoniamo questi sistemi, laddove essi
esistano. Cattolici e Ortodossi devono sforzarsi di approfondire la
carità e di sviluppare le consultazioni reciproche, la riflessione e
la cooperazione nei campi sociale ed intellettuale, e debbono
umiliarsi davanti a Dio, supplicandolo affinché, come ha cominciato
la sua opera in noi, tosi la porti a compimento.
Mentre ci rallegriamo
nel Signore che ci ha concesso le benedizioni di questo incontro, il
nostro pensiero va alle migliaia di palestinesi sofferenti e senza
dimora. Deploriamo gli abusi di argomenti religiosi per scopi politici
in questo campo. Desideriamo ardentemente e cerchiamo una giusta
soluzione per Ia crisi del Medio Oriente affinché prevalga la vera
pace nella giustizia, in modo particolare in quella terra che fu
santificata dalla predicazione, dalla morte e dalla risurrezione del
nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, e dalla vita della Beata
Vergine Maria, che insieme veneriamo come la «Theotokos». Possa
Iddio, donatore di ogni nostro bene, ascoltare le nostre preghiere e
benedire i nostri sforzi.
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