In Brasile su iniziativa del Patriarcato
ecumenico in stretta collaborazione con la locale Conferenza episcopale,
uomini di fede e scienza a confronto per dare un futuro all’Amazzonia. Benedetto
XVI scrive a Bartolomeo I: insieme per testimoniare «l'intrinseco
legame tra lo sviluppo, i bisogni umani e la salvaguardia della
creazione»
C'è un legame ineludibile
tra sviluppo, bisogni umani e salvaguardia della creazione. Lo ha ribadito
Benedetto XVI nel messaggio, pubblicato ieri, e inviato tramite il
cardinale Roger Etchegaray al patriarca ecumenico Bartolomeo I e ai
partecipanti al sesto simposio organizzato dallo stesso patriarca e dal
Comitato permanente di Religion, science and environment dal titolo
«Il Rio delle Amazzoni sorgente di vita». La riunione, che ha visto la
partecipazione di popolazioni indigene, ecologisti, scienziati e
rappresentanti delle Chiese cristiane, si è svolta in Brasile dal 13
luglio a ieri, in stretta collaborazione con la Conferenza episcopale del
Paese latinoamericano.
Nel
suo messaggio, Benedetto XVI ha sottolineato che «il compito di porre
l'accento su un'opportuna catechesi a riguardo della creazione, per
richiamare il senso e il significato religioso della sua salvaguardia, è
intimamente connesso al nostro dovere di pastori e può avere un
importante impatto sulla percezione del valore stesso della vita e
sull'adeguata soluzione dei conseguenti ineludibili problemi sociali». Il
simposio fa parte del più ampio progetto «Religione, scienza e
ambiente», che riunisce le Chiese cristiane. «Vedo nel nostro comune
impegno - si legge nel messaggio di Benedetto XVI - un esempio di quella
collaborazione che ortodossi e cattolici devono ricercare con costanza per
rispondere all'appello di una testimonianza comune». Ricordando l'azione
dei vescovi brasiliani «a favore dell'ambiente, il cui deterioramento ha
profonde e gravi ripercussioni sulle popolazioni», il Papa ha poi rivolto
un appello ai popoli e ai governi «sui problemi, le necessità e le
urgenze di una regione così provata e così minacciata nel suo equilibrio
ecologico». «I suoi fiumi e le sue foreste, nella loro bellezza e nella
loro imponenza, ci parlano di Dio e della sua opera grandiosa in favore
dell'uomo» -, è la fotografia dell'Amazzonia scattata dal Papa -:
«Questa regione immensa, dove l e acque costituiscono una fonte
impareggiabile di armonia e di ricchezza, si presenta come un libro aperto
nelle cui pagine si rivela il mistero della vita». Poi l'appello: «Come
non sentirsi sollecitati tanto come singoli quanto come comunità a una
responsabile presa di coscienza che si traduca in coerenti decisioni a
tutela di un ambiente ecologicamente tanto ricco?». Infine, un
ringraziamento personale a Bartolomeo I. «Con questo simposio, vostra
santità ha voluto esprimere - al di là di ogni altra considerazione, e
ve ne sarebbero molte - il sostegno cristiano alle popolazioni delle zone
amazzoniche, un sostegno che scaturisce, in definitiva, dalla
contemplazione del Verbo eterno di Dio, artefice, modello e fine di tutte
le cose». In questa prospettiva - ha concluso Benedetto XVI - «si rivela
quanto mai importante l'opera congiunta di sensibilizzazione da parte dei
cristiani di ogni confessione» per mostrare «l'intrinseco legame tra lo
sviluppo, i bisogni umani e la salvaguardia della creazione».
Durante i lavori i
partecipanti hanno potuto conoscere da vicino alcune zone della sterminata
area amazzonica, ed a stretto contatto con le popolazioni locali hanno
avvicinato direttamente i loro usi e costumi. Tra le zone visitate, la
grande area del Jao National Park, preziosa riserva naturale del
Brasile, che prende il nome dal fiume omonimo, a 18 ore di navigazione da
Manaus, verificando così in modo diretto la diversità e la ricchezza
degli ecosistemi. Secondo i dati che sono stati resi noti da scienziati ed
ecologisti, nel 1500 gli indigeni erano circa sette milioni, oggi ridotti
a poco meno di un quinto in tutta l'area amazzonica. Ora puntano alla
rivendicazione dei propri diritti e delle loro terre e nel convegno è
stato ribadito che finora i paesi che si affacciano sull'Amazzonia hanno
riconosciuto agli indios solo un milione di chilometri quadrati di
area. Molto forte è comunque l'impegno della Chiesa cattolica. Come ha
ribadito monsignor Mario Pasqualotto, vescovo ausiliare di Manaus, «la
Chiesa è l'unica istituzione che ancora li considera come un popolo ricco
di valori. Noi ci impegniamo tanto perché non si perda la lingua. Abbiamo
per questo scuole bilingue, dove si parla portoghese perché si
inseriscano nella società brasiliana ed appunto la lingua indigena
perché sopravviva».