La dimensione ecumenica nella formazione
di chi si dedica al ministero pastorale

I. CONDIZIONI NECESSARIE PER INTRODURRE UNA DIMENSIONE 
ECUMENICAIN OGNI CAMPO DELLA FORMAZIONE TEOLOGICA

[9] L'ecumenismo deve essere pienamente integrato nella formazione teologica delle persone impegnate in un ministero pastorale per aiutarle ad acquisire « un atteggiamento autenticamente ecumenico ».(15) Il Direttorio richiede che sia specialmente istituito un corso d'introduzione all'ecumenismo.(16) Inoltre, e ciò che è più importante, il Direttorio introduce una nuova raccomandazione: esso richiede di riflettere e di stabilire un piano per ciascuna disciplina in vista di assicurare una dimensione ecumenica ad ogni argomento insegnato. (17) Esso indica alcuni elementi chiave che possono aiutare a raggiungere tale scopo ed offre dei consigli per una metodologia ecumenica di base. Il presente capitolo tratta di queste questioni.

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A. Elementi chiave per assicurare la dimensione ecumenica di ciascuna disciplina teologica

[10] Il Direttorio chiede alle Conferenze episcopali e ai Sinodi delle Chiese orientali cattoliche di fare sì che i programmi di studio conferiscano una dimensione ecumenica a ciascuna materia.(18) La vita nella fede e la preghiera che essa suscita in noi, per ispirazione dello Spirito Santo, additano l'atteggiamento secondo il quale ogni tema deve essere svolto: nell'amore della verità e in uno spirito di carità e umiltà.(19) Tale atteggiamento, fondamento di ogni metodo di autentico dialogo, è il contesto in cui gli elementi chiave suggeriti dal Direttorio debbono riflettersi in ogni argomento insegnato ed esservi integrati per assicurare la necessaria dimensione ecumenica. Detti elementi sono:(20)

1. l'ermeneutica,
2. la « gerarchia delle verità »,
3. i frutti del dialogo ecumenico.

[11] 1. L'ermeneutica è un mezzo di riflessione ecumenica necessaria se si vuole che gli studenti apprendano a distinguere tra « il deposito di fede » e il modo secondo il quale le verità di fede sono formulate.(21) Si fa riferimento in questo contesto all'ermeneutica in quanto arte di interpretare e di comunicare correttamente le verità che si trovano nella Sacra Scrittura e nei documenti della Chiesa: i testi liturgici, le decisioni conciliari, gli scritti dei Padri e dei Dottori, i differenti documenti che emana l'insegnamento autorizzato della Chiesa, come anche i testi ecumenici. Inoltre, il dialogo ecumenico che incoraggia le parti in esso implicate ad interrogarsi, a comprendersi e a spiegare le rispettive posizioni, può aiutare a determinare se delle formulazioni teologiche differenti sono complementari più che contraddittorie e, di conseguenza, a ricercare espressioni di fede(22) che siano reciprocamente accettabili e trasparenti. Ciò aiuta a formare progressivamente un linguaggio ecumenico comune.

[12] 2. Per il Decreto Unitatis redintegratio la « gerarchia delle verità » è un criterio che i cattolici debbono seguire quando si tratta di esporre o mettere a confronto delle dottrine.(23) Il modo secondo il quale la Chiesa cattolica comprende la « gerarchia delle verità » è stato sviluppato in documenti postconciliari.(24) La « gerarchia delle verità » è stata anche oggetto del dialogo ecumenico.(25), Sesto Rapporto e Appendice B: La nozione di « gerarchia delle verità » - Una interpretazione ecumenica, SI, n. 74, 1990III, pp. 63 e 86-91.] Essa può essere inoltre assunta come criterio di formazione dottrinale nella Chiesa ed essere applicata ad ambiti quali la vita spirituale e le devozioni popolari.

[13] 3. I frutti del dialogo(26) debbono essere presentati in modo generale; ogni responsabile di un insegnamento valuterà attentamente i risultati che riguardano la disciplina di sua competenza. Particolare attenzione sarà data alle distinzioni risultanti dai documenti d'accordo, soprattutto tra « divergenza », « convergenza », « accordo parziale », « consenso », « pieno accordo ». Tale valutazione, suscettibile di suscitare nuove intuizioni, può facilitare il processo di ricezione guidato dall'autorità docente ufficiale della Chiesa, la quale ha la responsabilità di emettere un giudizio definitivo sulle dichiarazioni ecumeniche. Le nuove intuizioni che sono accolte « entrano nella vita della Chiesa e, in un certo senso, rinnovano ciò che favorisce la riconciliazione con le altre Chiese e Comunità ecclesiali ».(27) Questa stessa valutazione aiuterà il « serio esame » che la Lettera Enciclica Ut unum sint raccomanda e che deve coinvolgere il popolo di Dio nel suo insieme, poiché i risultati e le dichiarazioni dei vari dialoghi « non possono rimanere affermazioni delle Commissioni bilaterali, ma debbono diventare patrimonio comune ».(28)

[14] Nell'insegnamento di ogni disciplina sarà data una particolare attenzione ad altri fattori che, pur non essendo di natura strettamente teologica, hanno notevoli conseguenze ecumeniche, come, ad esempio, i fattori d'ordine culturale e storico.

[15] Il Direttorio offre delle indicazioni per quanto riguarda gli ambiti in cui tale dimensione ecumenica può venire alla luce ed i modi atti a farla risaltare.(29) Esempi più precisi sono lasciati alla riflessione delle persone più direttamente impegnate nell'insegnamento di ciascuna disciplina. Queste ultime sapranno infatti come coniugare le necessità della loro materia di insegnamento con le esigenze proprie del loro paese o regione e delle comunità cristiane che sono presenti in un determinato territorio. Il paragrafo 20 di questo documento contiene tuttavia importanti raccomandazioni allo scopo di incoraggiare la riflessione su quanto è esposto sopra.

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B. Metodologia ecumenica per le discipline teologiche

[16] Il Direttorio dà importanti indicazioni su un metodo ecumenico di base da applicarsi all'insegnamento di ogni disciplina. (30) Tale metodo comporta una presentazione analitica di quanto segue:

1. gli elementi che tutti i cristiani hanno in comune,
2. i punti di disaccordo,
3. i risultati dei dialoghi ecumenici.

[17] 1. Gli elementi che tutti i cristiani hanno in comune. Si dovrà attirare l'attenzione sulla comunione reale già esistente tra i cristiani, così come essa si manifesta nel loro rispetto per la Parola vivente di Dio, nella loro comune professione di fede al Dio Trino, e nell'azione redentrice di Cristo, Figlio di Dio fatto uomo. Essa si esprime nei vari Credo che i cristiani hanno in comune, e si estende all'unico sacramento del battesimo che costituisce il vincolo fondamentale tra di loro; essa li guida tutti verso la piena comunione visibile e verso un comune destino nell'unico Regno di Dio. (31)

Inoltre, ogni Comunione serba preziosamente, secondo ciò che le è proprio, « le ricchezze di liturgia, di spiritualità e di dottrina »(32) che sono espressione di tale fede comune.

Tutto ciò può essere messo in valore nel quadro di un determinato insegnamento, in modo che si possa più profondamente apprezzare il mistero della Chiesa, e soprattutto constatare che la sua unità « si realizza nel contesto di una ricca diversità » la quale « è una dimensione della cattolicità della Chiesa ».(33)

[18] 2. Punti di disaccordo. Su questa base sarà possibile individuare con chiarezza quei punti attorno ai quali esiste un disaccordo reale più che apparente, come si potranno nel contempo esaminare tali punti di disaccordo nell'insegnamento delle varie discipline. (34)

[19] 3. I risultati dei dialoghi ecumenici. Il metodo descritto sopra costituisce la base su cui si fonda la ricerca condotta dai vari dialoghi ecumenici in corso. (35) Ne consegue che i risultati raggiunti da detti dialoghi debbono essere oggetto di una approfondita spiegazione, e che di essi occorre tener conto nell'insegnamento delle materie alle quali tali risultati si riferiscono. Gli orientamenti contenuti nella Lettera Enciclica Ut unum sint possono aiutare questa presentazione. (36)

C. Raccomandazioni pratiche                                                        torna all'indice

[20] Per mettere in pratica i suggerimenti delle sezioni A e B di cui sopra, si raccomanda un compito urgente alle autorità delle istituzioni accademiche e ai loro responsabili. Essi dovrebbero incoraggiare coloro che insegnano discipline specifiche a procedere come qui di seguito esposto. Ciò potrebbe realizzarsi per il tramite di riunioni convocate regolarmente nell'ambito del corpo docente e riservate, ad esempio, agli specialisti in Sacra Scrittura, ai professori di teologia dogmatica, di morale, di liturgia, di storia della Chiesa, ecc. Si raccomanda pertanto:

a) di esaminare insieme gli elementi necessari ad un insegnamento ecumenico efficace nell'ambito dei diversi corsi accademici, e di incoraggiare una appropriata integrazione della dimensione ecumenica a tutti i livelli di studio;

b) di sviluppare dei programmi che tengano conto del livello di formazione già impartita agli studenti come anche di quanto è necessario affinché essi possano fruire con profitto degli studi ecumenici;

c) di incoraggiare la collaborazione ed il coordinamento tra i professori delle varie discipline e delle diverse istituzioni, al fine di assicurare un insegnamento ecumenico interdisciplinare, come richiesto dal Direttorio;(37)

d) di promuovere la collaborazione quando essa sarà considerata opportuna, con professori di altre Chiese e Comunità ecclesiali, invitandoli, ad esempio, ad esporre le loro tradizioni di fede cristiana ed il modo secondo il quale tale fede è vissuta;(38)

e) di preparare per le autorità ecclesiali o per le autorità accademiche, direttori o orientamenti propri a ciascun luogo, in vista di adattare i principî di ordine generale e le norme alle situazioni particolari. (39)

[21] D'altra parte, le persone incaricate di nominare i docenti delle facoltà teologiche e dei seminari dovrebbero sincerarsi che professori e ricercatori accettino di servirsi, per le discipline di loro competenza, di un metodo ecumenico integrato.


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