L'omelia di Giovanni Paolo II Ricchi dei segnali profetici e commoventi dell'Anno Giubilare proseguiamo insieme nel cammino verso la piena unità! Cristo cammina con noi "Con animo profondamente riconoscente, ripercorro con il ricordo l'Anno giubilare. Esso ha registrato, nell'impegno ecumenico, segnali davvero profetici e commoventi... Proseguiamo insieme, con nuovo slancio, nel cammino verso la piena unità! Cristo cammina con noi". Lo ha detto Giovanni Paolo II durante la Celebrazione ecumenica della Parola con i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, presieduta nella mattina di giovedì 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo Apostolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Questo è il testo dell'omelia del Santo Padre:
Sono interrogativi di fondo, che esprimono il risveglio in molti di una nostalgia della dimensione spirituale dell'esistenza. A questi interrogativi Gesù ha già risposto quando ha affermato: "Io sono la via, la verità e la vita". Compito dei cristiani è di riproporre oggi, con la forza della loro testimonianza, questo annuncio decisivo. Solo così l'umanità contemporanea potrà scoprire che Cristo è la potenza e la sapienza di Dio (cfr 1 Cor 1, 24), che in Lui soltanto sta la pienezza di ogni umana aspirazione (cfr Gaudium et spes, 45). Con animo profondamente riconoscente, ripercorro con il ricordo l'Anno giubilare. Esso ha registrato, nell'impegno ecumenico, segnali davvero profetici e commoventi (cfr Novo Millennio ineunte, 12). Rimane luminoso nella memoria l'incontro in questa Basilica, il 18 gennaio 2000, quando per la prima volta una Porta Santa è stata aperta alla presenza di Delegati delle Chiese e Comunità ecclesiali di tutto il mondo. Anzi, il Signore mi ha concesso ancora di più: ho potuto varcare la soglia di quella Porta, simbolo di Cristo, affiancato dal rappresentante del mio Fratello d'Oriente, il Patriarca Bartolomeo e dallo stesso Primate della Comunione Anglicana. Per un tratto un tratto troppo breve! abbiamo fatto strada insieme. Quanto è stato incoraggiante quel breve cammino, segno della provvidenza di Dio lungo la via che resta da percorrere! Ci siamo ritrovati insieme con i rappresentanti di numerose Chiese e Comunità ecclesiali il 7 maggio, davanti al Colosseo, per la commemorazione dei Testimoni della fede del XX secolo: abbiamo sentito quella celebrazione come un seme di vita per l'avvenire (cfr Novo Millennio ineunte, 7, 41). Con gioia ho aderito all'iniziativa del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, di celebrare il millennio con una giornata di preghiera e di digiuno, alla vigilia della Trasfigurazione, il 6 agosto 2000. Penso pure con sentimenti di interiore commozione agli incontri ecumenici che ho potuto avere durante il mio pellegrinaggio in Egitto, al Monte Sinai e specialmente in Terra Santa. Ricordo inoltre con gratitudine la visita della Delegazione che mi ha inviato il Patriarca ecumenico per la festa dei Santi Pietro e Paolo, e la visita del Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II. Né posso dimenticare le persone di tanti rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, che ho incontrato a Roma in questi ultimi mesi. Forti di questa certezza, guardiamo al nuovo millennio. Esso sta davanti a noi come una immensa distesa d'acqua nella quale dobbiamo gettare le reti (cfr Lc 5, 6 s). Il mio pensiero va soprattutto ai giovani che edificheranno il nuovo secolo e potrebbero cambiarne l'impronta. La nostra testimonianza concorde è un dovere nei loro confronti. Purificare la memoria significa anche edificare una spiritualità di comunione (koinônia), ad immagine della Trinità, che incarna e manifesta l'essenza stessa della Chiesa (cfr Novo Millennio ineunte, 42). Dobbiamo vivere nel concreto la comunione che, quantunque non piena, già esiste tra noi. Lasciando alle spalle i malintesi, dobbiamo incontrarci, conoscerci meglio, imparare ad amarci reciprocamente, collaborare fraternamente insieme per quanto ci è possibile fare. Il dialogo della carità, tuttavia, non sarebbe sincero senza il dialogo della verità. Il superamento delle nostre differenze comporta una seria ricerca teologica. Non possiamo scavalcare le differenze; non possiamo modificare il deposito della fede. Ma possiamo senz'altro cercare di approfondire la dottrina della Chiesa alla luce della Sacra Scrittura e dei Padri, e spiegarla in modo che essa sia comprensibile oggi. Non è tuttavia dato a noi di "fare l'unità". Essa è dono del Signore. Dobbiamo dunque pregare, come abbiamo fatto durante questa settimana, perché ci sia donato lo Spirito dell'unità. La Chiesa cattolica, in ogni celebrazione eucaristica prega: "O Signore, non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà". La preghiera per l'unità è presente in ogni Eucaristia. Essa è l'anima di tutto il movimento ecumenico (cfr Ut unum sint, 21). Grande è la mia aspettativa per i viaggi che mi condurranno in Siria ed in Ucraina. È mio desiderio che essi contribuiscano alla riconciliazione e alla pace tra i cristiani. Ancora una volta mi farò pellegrino, in cammino sulle strade del mondo per testimoniare Cristo "via, verità e vita". La vostra presenza a questa celebrazione, carissimi Delegati delle Chiese e Comunità ecclesiali, mi incoraggia in questo impegno, che sento come parte essenziale del mio ministero. Proseguiamo insieme, con nuovo slancio, nel cammino verso la piena unità! Cristo cammina con noi. A Lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
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