Il
laicismo europeo tende ad un dogmatismo
che minaccia la libertà religiosa
Card. Ratzinger, su Radio Vaticana
22.11.2004
Di fronte ad un laicismo come quello
dell’Europa tendente a sfociare in un dogmatismo pericoloso per la
libertà religiosa, il cardinale Josef Ratzinger invita a guardare al
modello americano di Stato come spazio vitale di confronto fra le
diverse religioni, e incoraggia le comunità cristiane a fare in modo
che l’Europa riacquisti “il meglio del suo patrimonio ereditario”.
Questo in sintesi il messaggio lanciato dal prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede in una serie di interviste realizzate della
redazione tedesca di “Radio Vaticana”, in cui vengono raccolte
alcune riflessioni del porporato sulla attuale situazione europea.
“Le culture del mondo sono profondamente estranee alla
secolarizzazione estrema che si è formata in Occidente – ha affermato
il cardinal Ratzinger –. Esse sono convinte che un mondo senza Dio non
abbia futuro”.
“Qui è la nostra multiculturalità a richiamarci a noi stessi...come
andrà avanti l’Europa, non lo sappiamo”, ha aggiunto il decano del
Collegio cardinalizio, però la “Costituzione dell’UE può
costituire un primo passo verso una nuova ricerca cosciente della
propria anima”.
Alla domanda diretta dell’intervistatore se il caso Buttiglione sia
espressione di una volontà ostile al contributo dei cristiani al
processo di edificazione dell’Unione Europea, il porporato ha
risposto: “Nei fatti, è innanzitutto un segno di come la neutralità
della sfera statale circa la visione del mondo sia in procinto di
trasformarsi in una sorta di dogmatica ideologica”.
Da cui deriva che “il laicismo non costituisce più liberamente la
garanzia delle molteplici convinzioni, ma stabilisce se stessa come una
ideologia che impone cosa si deve pensare e dire e, per esempio, non
assicura più una presenza pubblica del cristiano”, ha aggiunto.
“Questo, penso, è già un fenomeno che ci deve far riflettere: ovvero
che ciò che appariva come garanzia di una libertà comune si sta
tramutando in una ideologia che comincia a farsi dogmatismo e a mettere
in pericolo la libertà religiosa”, ha spiegato poi.
Per quanto riguarda poi la battaglia portata avanti per il
riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa all’interno del
Trattato costituzionale, il porporato ha osservato che “senza dubbio
è importante: in primo luogo, che venga garantita, chiaramente nei
punti di maggior contenuto, la presenza della nostra coscienza giuridica
e morale, cosa che in parte si è riusciti a fare”.
“In questo è infatti il contenuto, dunque i singoli elementi della
Costituzione europea, ad essere molto determinante”, ha spiegato.
“Se qualcosa rimanesse solo nel Preambolo – ha quindi sottolineato
–, senza trovare in sostanza alcuna corrispondenza nelle concessioni
giuridiche, si tratterebbe di una formula vuota che non servirebbe a
nulla. Tuttavia ritengo si sia già lottato per far valere l’eredità
cristiana negli elementi concreti della Costituzione europea e della sua
forma giuridica....e anche con diverso successo”.
“Tuttavia non lo vedrei in modo inutile o del tutto sbagliato, se nel
Preambolo stesso venisse definita una identità e se l'Europa affermasse
semplicemente, che cos'è, da dove proviene, da dove trae i propri
criteri di giudizio”, ha affermato il cardinal Ratzinger.
“Vorrei anche dire che è falsa l'argomentazione che in questo modo si
crea un shock per le altre religioni. Al contrario: esse sono scioccate
del nostro assoluto secolarismo”, ha osservato.
“E’ per questa ragione, intendo dire, che si devono accogliere
entrambe le cose, ovvero che nel Preambolo debbano essere menzionati i
fondamenti spirituali, e questi sono dati oramai nella tradizione
biblica, e che dall'altra parte chiaramente debba corrispondere al
Preambolo citato ciò che viene poi realizzato nella forma giuridica”,
ha ribadito.
Nel confrontare l’approccio europeo e quello americano alle diverse
religioni il porporato ha poi affermato: “Penso sotto molti punti di
vista che il modello americano sia migliore”, mentre “l’Europa è
rimasta impantanata nel cesaropapismo”.
“Le persone che non volevano appartenere ad una Chiesa di Stato, sono
andate in America e lì hanno costituito in tutta coscienza uno Stato
che non impone una Chiesa, e che semplicemente non viene sentito come
religiosamente neutrale, ma come uno spazio all'interno del quale le
religioni si possono muovere e possono godere anche di una libertà
organizzativa senza essere semplicemente rinviate alla sfera privata”,
ha spiegato.
“In questo si può senza dubbio imparare dall'America” e “il
processo in base al quale lo Stato dà spazio alla religione, che non è
imposta, ma che tuttavia grazie ad esso vive, e che esiste e possiede
una forza creativa pubblica, è sicuramente una forma positiva”.
Ratzinger ha infine citato lo storico britannico Arnold J. Toynbee,
sostenendo che questi “ha ragione nell'affermare che il destino di una
società dipende sempre dalle minoranze creative. I cristiani dovrebbero
considerarsi come una minoranza creativa di questo tipo e contribuire a
fare in modo che l'Europa recuperi il meglio del suo patrimonio
ereditario e che sia utile in questo modo all’Umanità intera”.
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[Fonte: Zenit 22 novembre 2004]
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