Cardinale Scola: La Sacramentum Caritatis ha un “fortissimo
valore ecumenico”
Intervista al Patriarca di Venezia sull'Esortazione Postsinodale
sull'Eucaristia
Questo martedì è stata presentata in Sala Stampa vaticana l’Esortazione
Apostolica Postsinodale di Benedetto XVI "Sacramentum Caritatis"
sull’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.
A margine della conferenza stampa, ZENIT ha potuto avvicinare uno dei relatori
il Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, il quale ha messo in luce
alcuni punti del documento papale chiarendo il valore di una Esortazione
Postsinodale per la Chiesa universale.
Eminenza, non crede che vi sia un leggero squilibrio nella Esortazione
Postsinodale fra l'incoraggiamento, da una parte, ad un approfondimento
dell'azione liturgica finalizzata a una più attiva e fruttuosa partecipazione
dei fedeli, e il richiamo, dall'altra, all'uso della lingua latina nelle
celebrazioni internazionali o a un'adeguata valorizzazione del canto
gregoriano, mettendo quasi in ombra espressioni più vicine al sentire
religioso della gente (penso per esempio alle danze e ai canti africani nelle
celebrazioni eucaristiche)?
Cardinale Scola: Bisogna intendersi sulla logica che è sottesa a tutta
l'Esortazione. Il Santo Padre intende assicurare tutti i tratti concreti
affinché l'Eucaristia sia l'unica Eucaristia-azione di Dio in Gesù Cristo che
coinvolge tutti i fedeli, sia che si celebri a Sydney, a Milano, o a Buenos
Aires piuttosto che a Kampala. Però poi dà delle indicazioni perché chi è sul
luogo proceda all'incarnazione di questo unico rito.
Ora, il fatto che ci sia un paragrafo molto importante sull'inculturazione e
si dica che le Conferenze episcopali assieme ai Dicasteri addetti continuino
in questa opera, risponde esattamente alla sua esigenza.
È chiaro che il compito di una Esortazione Postsinodale è quello di centrarsi
su tutto ciò che unisce, perché sarebbe una presunzione se il Papa dicesse
come deve essere l'inculturazione in Africa piuttosto che in India. Il Santo
Padre raccomanda che i Vescovi che sono lì, in connessione con i Dicasteri,
facciano questo. Secondo me quindi non c'è questo squilibrio.
Riguardo al tema della libertà di culto, l'impressione che si ha è che non
vengano fornite delle indicazioni concrete su come favorire le celebrazioni
eucaristiche all'interno di quelle comunità cristiane che “vivono in
condizioni di minoranza o addirittura di privazione della libertà religiosa”
(n. 87). Lei che ne pensa?
Cardinale Scola: Anche lì bisogna distinguere cosa può fare una Esortazione
Postsinodale, ovvero un documento che va a tutte le Chiese del mondo e che può
richiamare solo il principio e dare dei suggerimenti. Infatti, non per nulla
la Chiesa vive sempre delle due dimensioni, universale e particolare.
Quindi sta a chi è sul luogo, recependo questo principio che è stato ribadito
con molta forza della libertà di culto come espressione della libertà di
religione, a dover trovare le strade più giuste.
E su questo non bisogna dimenticare che c'è l'azione normale del Santo Padre e
della Santa Sede che coadiuvano queste realtà. Perché, altrimenti si dovrebbe
entrare a descrivere situazioni talmente di dettaglio, che ci vorrebbe un
volume di 2000 pagine.
Infine, in che cosa l'ecclesiologia eucaristica delineata nella Sacramentum
Caritatis può guidare gli sforzi compiuti in vista del raggiungimento della
piena e visibile unità di tutti i cristiani?
Cardinale Scola: Io penso che da questo punto di vista l'Esortazione abbia un
fortissimo valore ecumenico, proprio perché recepisce questo nesso intrinseco
tra il Mistero eucaristico, l'azione liturgica e il nuovo
culto spirituale (cfr. n. 5). Quindi, su questo punto incontra tantissimo
la sensibilità ortodossa, ma va anche molto incontro ai nostri fratelli
protestanti.
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[Fonte: Zenit 14 marzo 2007]