Cristiani insieme nel Duomo di Trento
Diego Andreatta, su "Avvenire" del 14 ottobre 2004

A vent'anni dall'appello lanciato dal luogo dello storico Concilio, in una solenne liturgia esponenti di diverse confessioni hanno confermato l'impegno per una vera riconciliazione


Il rosso porpora delle stole cattoliche, il grigio delle barbe ortodosse, il nero delle lunghe vesti luterane. Domenica pomeriggio sotto le navate del duomo del Concilio, i colori erano gli stessi del 7 ottobre 1984 quando di fronte al celebre Crocifisso del Concilio i rappresentanti delle Chiese europee invocarono insieme l'unità, con un appello alla riconciliazione. Sono cambiati i volti (con l'arcivescovo Gottardi, c'erano i cardinali Etchegaray e Hume, i pastori Appel e Williams, l'allora metropolita Alessio), ma si è rinnovato la stesso slancio ecumenico.

I partecipanti non hanno negato le divisioni ma nella Liturgia della Parola si sono impegnati a superarle. E, prima dell'abbraccio di pace, si è rinnovato il «Credo» nella versione niceno-costantinopolitana, vent'anni fa riconosciuto come comune denominatore. Nel duomo affollato dalle comunità trentine gemellate con gli ortodossi russi, c'erano il cardinale Jorge Mejia, già segretario della Pontificia commissione per i rapporti con l'ebraismo, l'arcivescovo di Trento Luigi Bressan assieme al metropolita Gennadios, esarca della chiesa ortodossa in Europa, Georges Yeghiayan, vicario patriarcale della Chiesa armena cattolica in Libano, l'arcivescovo Simone di Murmansk, i pastori valdesi Vito Gardiol e Caterina Dupré, i pastori luterani Gottfried Hoffmann e Ingrid Rauh.

Molti arrivavano dal Convegno promosso dall'Ufficio ecumenico e dall'Istituto trentino di Cultura su «Una comunità sul cammino del dialogo» che ha ripercorso la vocazione profetica della Chiesa trentina dopo il mandato di Paolo VI nel 1964, riconoscendo l'attualità delle tre vie indicate da monsignor Bressan: la via ebraica, la via dei Martiri cappadoci e la via del Crocifisso. Sono stati Igor Vyzhanov, rappresentante del Patriarcato ortodosso di Mosca, ed il vescovo ausiliare della Metropolia romena in Europa, Siluan Span a confermare l'apprezzamento per lo stile trentino di ecumenismo popolare che supera i limiti di un'unità d'elite o di facciata. 

«Occorre passare dalla pace alla riconciliazione, dall'irenismo alla comunione, dall'amicizia alla fraternità», ha detto il pastore valdese Paolo Ricca mentre il contributo futuro delle Chiese ad un'Europa «non fortezza ma casa capace di scambio solidale con il mondo intero» è venuto dalle relazioni di Aldo Giordano, segretario del Consiglio conferenze episcopali europee, Alberto Quattrucci, della comunità di Sant' Egidio, Keith Clements, Segretario generale della Conferenza delle Chiese europee e Ulrich Eckert, della Chiesa evangelica luterana in Italia. In tutti la consapevolezza della responsabilità comune che emerge in questi anni minacciati dal terrorismo. Un impegno che passa dalla formazione dei catechisti al richiamo del martirologio ecumenico, dall'accoglienza delle altre Chiese sul territorio alla mappatura dei bisogni delle parrocchie anche sul versante interreligioso.

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