Da 24 al 30 luglio 2004 a Chianciano Terme (Si), si
tiene la 41ª Sessione di formazione ecumenica del Segretariato
attività ecumeniche (Sae), associazione interconfessionale di
laici per l'ecumenismo e il dialogo.
Il tema, «La speranza che
non delude», sarà trattato da studiosi di diversa provenienza
confessionale e geografica: cattolici, protestanti, ortodossi,
ebrei e musulmani. «Nel panorama confuso di questi giorni in cui
si scoprono tanti "falsi" predicatori - sottolinea Elena
Milazzo Covini, presidente uscente del Sae - la situazione
internazionale, le tante povertà emergenti, spingono a cercare
nella profondità della fede risposte che diano speranza».
Una
sessione di formazione ecumenica del Sae, ancora oggi, dopo
quarant'anni di intensa attività, costituisce un'occasione unica
e originale nel suo genere: «Non si tratta infatti solo di un
convegno di studio - ribadisce la Covini - ma del momento forte
della vita di un'associazione che per tutto l'anno, attraverso una
rete di gruppi locali, crea occasioni di incontro, preghiera,
studio, tra persone di confessioni e di fedi diverse, in un clima
di amicizia e di reciproco ascolto».
Più di 350 quest'anno i
corsisti, che invaderanno le strade di Chianciano, con
l'entusiasmo di chi incontra amici che non vede da un anno o di
chi si trova immerso, per la prima volta, in una realtà tanto
singolare. Guidati da esperti, tutti i partecipanti potranno dare
il loro contributo personale nei lavori degli undici gruppi di
studio, che si alternano alle riunioni assembleari e spaziano da
tematiche di carattere biblico, spirituale e teologico ad
argomenti sociologici e storici.
Il primo gruppo, in particolare,
quest'anno seguirà un breve Corso di introduzione all'Ortodossia,
guidato da padre Traian Valdman, arciprete ortodosso romeno e da
don Andrea Pacini, direttore del Centro studi religiosi comparati
di Torino.
Dopo la presentazione della sessione da parte di
Elena Covini, il teologo valdese Paolo Ricca introdurrà ai lavori
con una relazione su Le ragioni della speranza. Nel pomeriggio, il
rabbino Giuseppe Laras e il biblista cattolico Piero Stefani
affronteranno il tema Alle radici della speranza. Alla fine della
giornata, la Messa cattolica sarà presieduta dal vescovo di
Locri-Gerace. Giancarlo Bregantini.
29 luglio
Scorrono veloci i giorni del Sae a Chianciano. La 41ª sessione di formazione ecumenica, dedicata
al tema «La speranza che non delude», vede impegnati fino a domani 350 corsisti, provenienti da ogni parte
d'Italia e di diversa confessione religiosa. Affrontano un argomento difficile, per un tempo come il nostro in cui
spesso si confonde la speranza con le illusioni e ci si abbandona con difficoltà a Dio Padre Onnipotente.
L'introduzione al tema, secondo lo spirito del Sae - un'associazione interconfessionale di laici per l'ecumenismo, a
partire dal dialogo ebraico-cristiano - è stata affidata a voci diverse. Il teologo valdese Paolo Ricca ha
ricordato il motivo per cui, nonostante tutto, come cristiani siamo tenuti a sperare: «Perché Gesù è risuscitato
dai morti. Dove c'era la morte è comparsa la vita».
Il rabbino Giuseppe Laras, partendo dalle parole del profeta Abacuc, ha invece sottolineato la
capacità di "aspettare" e di reagire alla rassegnazione con le opere e la preghiera. Discorso applicabile
anche al dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani, per poter dare una testimonianza di fede comune. Infine, il
biblista cattolico Piero Stefani ha ricordato il passo di San Paolo ai Romani (cap. 5) laddove si parla della
tribolazione che produce pazienza: questa genera virtù, da cui nasce la speranza. Accanto ai momenti assembleari,
fin dal secondo giorno, hanno preso il via anche i lavori nei gruppi di studio.
Ben undici quest'anno, diversi nella composizione e nei contenuti, ma tutti armoniosamente
rivolti a declinare il verbo "sperare", che non possiede passato, ma solo presente e futuro. Un gruppo è
tradizionalmente dedicato alla conoscenza di una fede religiosa: quest'anno si è parlato di Ortodossia. Non mancano
i gruppi sul dialogo con Ebraismo e Islam: «L'anno prossimo a Gerusalemme» e «Speranza e attesa nelle religioni
abramitiche». Come sempre, poi, ci si concentra su tematiche di carattere storico sociologico («Futuro tra
realismo e utopia»; «Un futuro rubato?»; «Responsabilità e speranza»), rivolgendo anche uno sguardo attento
all'esperienza concreta ravvisabile nelle cosiddette "Pratiche di riconciliazione".
Non potevano quindi mancare i gruppi d'interesse filosofico-letterario, come «Sperare e/o
disperare», «Pensare la speranza» e «Comunicare la speranza». Un gruppo, quasi a coronamento di tutti gli
altri, è dedicato infine a «Speranza, spiritualità, preghiera» . Il Sae è una associazione rigorosamente
interconfessionale, ad ogni livello. I gruppi di studio della sessione riflettono al massimo questa peculiarità, in
quanto ciascuno di essi ha un responsabile, coadiuvato da un team di esperti sempre scelti tra persone di diversa
esperienza religiosa o confessionale. Un modo per rendere possibile quell'esercizio del dialogo che, solo nella
diversità, consente una vera educazione all'ecumenismo.
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[Fonte: Avvenire del 25-29 luglio 2004]