La
"finctio" dell'ootide
Fate festa, è arrivato l'ootide. Lo
spermatozoo è entrato dove doveva ma non si è accoppiato, il nucleo
maschile e quello femminile sono ancora separati per ventiquattr'ore.
Zac, congelato.
È un pre-embrione, un pre-Io o un pre-Tu molto freddo, e questo
pre-qualcuno serve al riverito professor Carlo Flamigni e ai suoi
compagni di crociata per eludere la legge barbara, crudele, medievale,
oscurantista sulla procreazione medicalmente assistita.
La legge non parla dell'ootide, non impedisce la pre-fabbricazione di
pre-bambini: forse, dipende da giudici e comitati di bioetica, può
partire la pre-produzione in serie della pre-vita che libera le coppie
sterili da penose costrizioni clericali ed è una benedizione per la
ricerca.
Forse hanno trovato una cosa che non è persona, perché è pre-qualcosa,
ma non è materia inerte e inutile perché è progetto in corso.
Non so.
Sono di tanto inferiore nella
conoscenza bio-tecnica da dovermi arrendere di fronte alla fantasia del
riverito scienziato in crociata, dei suoi cronisti e apologeti.
Però rivendico, non solo a nome mio, la dotta ignoranza che porta a
dubitare del metodo: dare battaglia intorno a una legge e dimenticarsi
del suo oggetto, eludere una norma e infischiarsene del suo significato
in nome del diritto di far figli come quando e dove è tecnicamente
possibile.
Avrei l'idea che la pre-parazione della pre-vita di un pre-essere umano
è un metodo già stabilito dalla natura, qualunque cosa natura
significhi, e che modificarlo con tecniche di elusione e di
perfezionamento è pericoloso; che bisogna fermarsi e riflettere senza
pregiudizi, che è stranamente e viziosamente salutista essere contro
gli Ogm e per l'ootide.
La penso all'opposto.
Natura e storia si intrecciano in un
permanente progetto di perfezionamento delle condizioni di vita, e un
pomodoro quadrato mi fa paura fino a un certo punto, ma quando è in
ballo la vita umana, con tutte quelle complicazioni che sono
l'evoluzione della specie, il linguaggio, magari l'anima o la forma
individuale, bisogna andarci piano.
Ma queste obiezioni le tengo per me,
sono il mio rovello clericale, un chiaro sintomo di pazzia antimoderna.
Forse sono la degenerazione di vecchie letture, quelle in cui quel
vecchio ebreo di Marx se la prendeva con la reificazione, la riduzione a
cosa del mondo umano. Forse anche un segno di cinismo e di odio per il
desiderio di maternità e paternità biologica, per quel desiderio di
stirpe nel sangue che ha segnato parecchio il Novecento.
Dall'hard power stiamo passando al soft
power: dal forno alla provetta e alla clonazione. Cazzo è un progresso.
Il secolo ha bisogno di tecnica, io
maschio senza figli che parlo di procreazione ho invece bisogno di uno
psicoanalista: questo è chiaro. (Non posso tuttavia non osservare,
avendo lavorato per un anno accanto a una formidabile donna che ha avuto
figli e altri ne ha adottati con amore, che non tutte le vie del
desiderio finiscono necessariamente in provetta).
Io i radicali li capisco.
Sono radicali.
Sono libertari.
Pensano senza riserve che la libertà libera.
La loro è politica nell'apostolato laico.
Contano sulla responsabilità come complemento essenziale della libertà
di scelta.
Si fidano sempre, è nella loro natura e cultura.
Procedono per singoli temi, costruiscono argini.
Un giorno si domanderanno che cosa sia la libertà senza divieti, e
discuteremo la loro sincera risposta.
Ci consentono di discutere, dunque di allarmarci e di pensare.
Scandalizzano e responsabilizzano.
Vogliono abrogare la legge, sono gente di frontiera, amano il far west:
punto.
Quella che non sopporto, e mi dispiace per il caro Giovanni Berlinguer,
vecchio amico di famiglia che
rispetto, è la indiscutibile diagnostica della felicità. Magari
affidata alla Corte Costituzionale o al comitato tecnico incaricato di
vagliare le elusioni del riverito ginecologo.
Non mi piace la filosofia dei servizi sociali dedicati all'autorealizzazione
di una coppia.
Non mi piace la furbizia elusiva degli Ootidi.
Rinascerò tra cinquant'anni, sarò preparato e congelato da bravo
ootide, ci sarà la diagnosi pre-impianto, mi priveranno del gene
dell'obesità, sarò scattante ma sarò un altro, sarò un prodotto
piuttosto che un essere umano.
Non mi piace quell'altro, preferisco l'altro liberamente generato o
nientificato dalla sterilità.
Non mi piace il presepe dei cattolici progressisti e post comunisti.
Non mi piace.
Giuliano Ferrara
_________________________
(C) Il Foglio - 31 maggio 2004
-
Home
|