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Fratelli
musulmani: l'irresistibile ascesa
Camille Eid su Avvenire 8 marzo 2006
Finanziati
in passato dall’Arabia Saudita, costituirebbero un’alternativa al
fondamentalismo armato di al-Qaeda. Per questo l’Occidente chiede ai regimi
islamici di coinvolgerli attivamente nel gioco politico. In Italia sono
rappresentati dall’Ucoii. È il movimento in maggior espansione, dall’Egitto
al Marocco, oltre che in tutta Europa Anche Hamas discende dal ceppo principale
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«I Fratelli musulmani vogliono uno Stato islamico
mondiale da qui a trenta anni», aveva detto, dieci anni fa, Mustafa Mashhur,
non appena nominato nuova Guida suprema della confraternita islamica più
famosa. E i progressi cominciano a vedersi in questi ultimi mesi. Anzitutto, con
la vittoria elettorale in Egitto, dove i Fratelli si collocano (sebbene
ufficialmente al bando dal 1954) come seconda forza politica del Paese, forti di
88 dei 454 seggi del Parlamento. Ma c'è anche la recentissima vittoria di Hamas,
fondato nel 1987 da membri palestinesi della Fratellanza, tra cui lo sceicco
Ahmed Yassin, che controlla 74 dei 132 seggi dell'Assemblea nazionale
palestinese. "Rimonta" anche in Siria, dove il movimento è stato
duramente represso negli anni '80. I Fratelli siriani rifugiati in Europa sanno
di essere insostituibili all'avvicinarsi della fine del regime di Assad e si
preparano alla rivincita.
La sorte sorride ai Fratelli anche in altri Paesi
arabi: scarcerazione dei loro esponenti in Mauritania, Tunisia e Libia; maggiore
apertura nei Paesi del Golfo e, infine, certezza di migliorare presto la
prestazione elettorale in Algeria e Marocco. Perché non tutti sanno che i
Fratelli sono già, e spesso sotto altre sigle, nelle istituzioni di molti
Paesi. Il paravento dei Fratelli algerini si chiama Movimento della società di
pace, nome adottato per mantenere lo stesso acronimo (che in arabo suona Hamas)
del precedente Movimento della società islamica dopo il bando delle sigle
religiose.
E ora si trovano piazzati al quarto posto (il 7 per cento dei voti
nel 2002) con 38 seggi alla Camera, 10 al Senato e 4 portafogli ministeriali nel
governo di coalizione. In Marocco, siedono in Parlamento 42 loro esponenti come
membri del Partito Giustizia e sviluppo (Pjd), la terza forza politica del Paese
e «sono in predicato di governare dopo le elezioni del 2007», secondo quanto
afferma Hamza Piccardo, esponente dell'Ucoii italiana, anch'essa espressione dei
Fratelli musulmani. Di chi ara impronta "fratellesca" anche il Fronte
d'azione islamica (17 seggi nel Parlamento giordano), oggi in fermento per la
recente elezione di un nuovo supervisore generale e al timone di molti sindacati
del Paese. In Kuwait, invece, i Fratelli locali evitano di definirsi tali,
memori del danno provocato dalla presa di posizione della centrale
internazionale a favore di Saddam Hussein, e si presentano sotto l'etichetta del
Movimento costituzionale islamico, che vanta tre deputati al Parlamento.
Ma
risulta davvero vincente lo slogan «l'islam è la soluzione»? Molti sono
tentati di spiegarne diversamente l'ascesa. I Fratelli musulmani sarebbero stati
indicati come il miglior antidoto all'islam violento, predicato da al-Qaeda e da
Zarqawi. Di qui, secondo questa lettura, la richiesta occidentale di
coinvolgerli nel gioco politico. Un precedente ci sarebbe. Negli anni Cinquanta,
quando sulla confraternita si è abbattuta la repressione di Nasser, migliaia di
Fratelli hanno trovato asilo in Arabia Saudita e nei Paesi del Golfo. Per Riad
si trattava di un'occasione d'oro per contrastare le tesi nazionalistiche e
socialiste del rais. I petrodollari permisero ai Fratelli di costruirsi una
validissima rete di associazioni, superando gli intervento statali.
L'islamizzazione
"dal basso" della società, preconizzata dagli ideologi della
confraternita, poteva così proseguire attraverso un'infiltrazione dei
sindacati, delle associazioni, delle moschee e persino del cuore dell'islam
sunnita, l'Università di al-Azhar del Cairo. Uno di quei rifugiati era lo
sceicco Yussef al-Qaradawi, 79 anni, oggi il più noto maître à penser della
Fratellanza, ospitato ogni domenica nel seguitissimo programma «La sharia e la
vita» su al-Jazeera.
Seguendo le orme di altri precursori, Qaradawi prende a
cuore anche la sorte dei musulmani in Europa, dove ha fondato, nel 1997 a
Dublino, un Consiglio per le fatwa e la ricerca. Perché nei Paesi di
emigrazione i Fratelli sostituiscono all'ideale di un'islamizz azione della
società quello della creazione di spazi islamizzati, all'interno dei quali ai
musulmani siano riconosciuti "diritti collettivi" e uno statuto
comunitario specifico. La prima testa di ponte da cui i Fratelli hanno esteso la
loro presenza in Europa è Monaco, in Germania.
L'attuale Guida suprema della
confraternita, Mahdi Akef, è stato direttore dal 1984 al 1987 del Centro
islamico di della città bavarese. È qui che è nata la Islamische Gemeinschaft
in Deutschland (Igd), una delle maggiori organizzazioni islamiche della
Germania, oggi guidata dal "fratello" egiziano Ibrahim al-Zayat,
dotata di sessanta moschee in tutto il Paese. Inoltre, delle diciannove
organizzazioni che fanno capo al Zentralrat der Muslime, il Consiglio centrale
dei musulmani in Germania, creato nel 1994 per proporsi come interlocutore
politico, almeno nove sono dominate dai Fratelli.
In Italia la confraternita
tiene le redini dell'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in
Italia), la realtà islamica più diffusa nel nostro Paese, che rappresenta
"l'islam delle moschee". Costituitasi ad Ancona nel 1990, l'Ucoii è,
infatti, punto di riferimento di circa 200 tra centri e luoghi di culto islamici
presenti in tutte le regioni. È guidata oggi dal medico di origine siriana Nour
Dachan, già esponente di rilievo dei Fratelli siriani e membro della Consulta
costituita di recente dal ministro Pisanu.
In Spagna, la Ucide (Unión de
comunidades islámicas en España), guidata dal siriano Riad Tatari, contende
all'altra grande associazione, la Feeri, la "piazza" islamica
dell'antica Andalusia. I rappresentanti delle due associazioni alla Comisión
islámica de España incaricata di vegliare all'applicazione dell'Acuerdo non si
rivolgono nemmeno la parola.
In Francia, infine, i "barbuti con giacca e
cravatta" della Uoif (Union des organisations islamiques de France)
contrastano il dominio della rivale Fnmf e controllano 11 delle 25 regioni
francesi, tra cui i maggiori centri urbani, da Parigi a Marsiglia e da Bordeaux
a Poitiers, sede della famosa battaglia che ha segnato, nel 732 ad opera di
Carlo Martello, la battuta d'arresto dell'avanzata islamica in Europa. Più
difficile predire se, e dove, sarà fermata questa nuova irresistibile avanzata.
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