«I frutti del tradimento»
Pia Mancini, 21 aprile 2010

Pia Mancini - Educatrice, Preside di una scuola molisana - ci fa pervenire questo suo scritto di persona credente ed impegnata nel diffondere e difendere la fede cattolica, che volentieri pubblichiamo perché è una analisi obiettiva che non si ferma alla superficie degli eventi e che rispecchia il nostro pensiero

Mani sacerdotali

Sebbene solo una minima parte delle migliaia di sacerdoti, religiosi e vescovi, attivi nel mondo, sia scivolata nell’aberrazione della pedofilia, il sensazionalismo dei mas-media sulla scabrosa vicenda ha scatenato il terremoto che sta scuotendo la Chiesa Cattolica.

È vero che un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce, come ci dice il silenzio sui tanti ministri di Dio che si adoperano con abnegazione e coraggio, spesso martiri non solo morali della nostra epoca, in cui è puro eroismo annunciare la Verità.

Lo stesso Pontefice, che oggi cerca di prendere posizioni più decise rispetto a quelle del passato, dimostrando intransigenza nell’interpretazione del Vangelo e delle Leggi Divine, in aperta opposizione ai postulati laicisti, cui si deve la completa dissoluzione dei costumi, è censurato e screditato.

D’altronde, non c’è miglior sistema per indebolire la Chiesa che quello di coprire di fango i suoi rappresentanti e far perdere la fiducia nel loro Magistero. Il clamore di questi giorni non si deve, pertanto, alla pietà per le vittime o allo zelo per le virtù, ma all’ignobile proposito di confondere ulteriormente la coscienza comune e spingerla all’apostasia.

Grazie anche alla moderna teologia del dissenso che supporta forme ideologiche egualitariste che non fanno distinzione di ruoli, valori e credo, si tenta così di schiacciare la poca, genuina religiosità sopravvissuta alla pletora di errori, falsità ed abomini, approfittando della generale incapacità di valutazioni obiettive ed oneste che scaturiscono unicamente dall’autonomia speculativa e dall’adesione alla Verità, soffocate dalla dittatura del conformismo visionario di questi tempi.

I sacerdoti, tirati fuori dalle sacrestie, allontanati dai Tabernacoli e dai confessionali, malamente formati nei seminari, oggi sono spogliati della sacralità del loro Ufficio che, non potendo essere assimilato ad alcuna occupazione terrena, non è compreso, oltreché dileggiato e contrastato.

Sicché è risibile lo sbigottimento dei numerosi giustizieri contemporanei che, dopo aver lottato per la secolarizzazione del clero, dopo aver da esso preteso la negoziazione con qualunque credenza per mettere in crisi il primato di Roma, dopo averne infine dirottato la missione verso un bécero umanitarismo, ora gli puntano contro il dito, incolpandolo di ipocrisia, di corruzione e di scarsa devozione, mentre loro, in nome della libertà, sostengono l’aborto, le unioni gay e l’abolizione del celibato ecclesiastico, ritenuto causa prima della pedofilia.

Tutto ciò fa pensare che i motivi alla base della tensione, ad arte suscitata, siano quindi ben diversi da quelli che i mezzi d’informazione vogliono suggerire: per espugnare la fortezza cattolica bisogna svergognarla e disperderne il gregge, concretizzando il piano distruttivo da lungo tempo ideato.

Solo così il Cattolicesimo può essere oscurato, diluito nell’informe miscellanea di princìpi che si vuol sostituire alla fede soprannaturale. Questa, infatti, dopo anni di paziente erosione da parte di tarli, infiltratisi finanche nei vertici vaticani con dubbie vocazioni, oggi subisce l’attacco diretto che a fatica si riesce a sostenere.
I crimini dei chierici spergiuri certamente debbono essere condannati e puniti sia dai tribunali civili sia da quelli religiosi, ma è inaccettabile il paradosso che a stigmatizzarli siano proprio i messaggeri d’empietà, arrogantemente impegnati a rompere l’interiore unità della Chiesa di Cristo.

Alla Gerarchia Ecclesiale progressista non resta che il “mea culpa” non solo per l’omissione di esemplari provvedimenti nei confronti dei preti pedofili che, sia pure con discrezione, avrebbero dovuto essere ridotti allo stato laicale e non trasferiti o promossi, come si è verificato, ma anche perché con i suoi cedimenti dottrinali, espressi dalle mutate accezioni attribuite ai Sacramenti, alla S. Messa, al peccato ed all’ecumenismo, ha prodotto gli scempi che attualmente affliggono affliggono la società e condizionano persino il comportamento dei consacrati, resi quasi irresponsabili sulla gravità del loro mandato.

Alla crisi della Chiesa istituzionale ha contribuito, notevolmente, anche l’istituto della collegialità per aver ridotto il Vicario di Cristo ad un “primus inter pares”, i cui insegnamenti non sono più seguiti dalle diocesi e dalla parrocchie, divenute entità autogestite, dove ciascuno agisce secondo criteri personali. È un disordine libertario e diffuso che ha spento la sensibilità verso il trascendente e rende difficile comprendere come dalla caduta anche di uno solo degli uomini di Chiesa sia ferita l’intera umanità; anziché provare dolore, pregare e fare penitenze riparatrici, siamo spinti alla ribellione ed all’abbandono delle pratiche religiose, confondendo le miserie dell’individuo con la Santità di Cristo Signore.

I peccati dei Sacerdoti sono la conseguenza dei nostri, perché essi, già snaturati dal relativismo imposto loro dal nuovo dogmatismo conciliarista, il più delle volte sono costretti ad operare in ambienti privi di “humus spirituale”.

Quando essi vengono meno ai propri voti per ignavia, quietismo o scarsità di fede, tutta la comunità dovrebbe piangere per l’amaro tradimento che la priva della Grazia di ministri integri: quante S. Messe, quanti Sacramenti e quante possibilità di conversione in meno!

Ci si chiede se l’astensione delle Autorità Vaticane dal condannare pubblicamente le sordide efferatezze sia derivata dal timore di causare la defezione in massa dei Cattolici; comunque, ciò che lascia allibiti è la loro manifesta incuria verso i traumi subìti da esseri innocenti che per tutta la vita porteranno in sé le tracce delle violenze, sulle quali si è taciuto, intervenendo soltanto a scandalo conclamato.

Le tenebre che avvolgono le anime sono il risultato della desacralizzazione liturgica e delle mediazioni interconfessionali, in chiave pacifista, sorte dalla solerzia dei falsi profeti degli ultimi decenni, per i quali il Vero assoluto è mera opzione ed il rigore un ricordo.

Essi, infatti, in funzione antropocentrica e sociale non solo hanno ripudiato la Tradizione bimillenaria dei Padri, perché non adatta al liberismo dottrinale, ma, sovrabbondando nelle concessioni, soprattutto al giudaismo, hanno anche dequalificato il Sacerdozio, facendone un semplice mestiere legato al culto ed al divenire dei costumi.

È fariseismo, dunque, meravigliarsi dei capitomboli clericali, dal momento che incondizionatamente sono stati accettati e condivisi i cambiamenti che ne sono all’origine, perché semplificano l’esistenza.

Si pretende la santità dai Sacerdoti, benché gli si vieti di celebrare la vera Messa Cattolica, dalla quale per secoli si è attinto il vigore per vincere le tentazioni, mentre li si obbliga a condividere posizioni teologiche più confacenti al pensiero corrente, in base al rinato concetto di evangelizzazione che sembra fare a meno della Divina Rivelazione.

No, non è la pedofilia il motivo della furia mediatica, bensì l’odio alla Chiesa-Corpo Mistico, attaccata dall’interno e dall’esterno con ogni mezzo atto a sconvolgerne l’immagine e l’essenza per far sì che domini l’anarchia a tutto campo, una volta affrancati dai vincoli del Decalogo e della morale.
Le offensive diaboliche contro di essa, tuttavia, non prevarranno, perché il vento sradica i cespugli non le solide querce radicate in Gesù Cristo.

La Chiesa continuerà a risplendere, nonostante i suoi Giuda, e trionferà anche questa volta sulle orde vandaliche, perché il suo Capo è l’Eterno Vittorioso.

Pia Mancini
Boiano 21/04/10

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