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Europa: COMECE,
anche i giovani al Seminario di studio per i 50 anni del Trattato di Roma:
«Quali valori per l' Europa?»
Si é aperto questa mattina a Clermont Ferrand (Francia) il seminario europeo
di studi, “Cinquant’anni dopo il Trattato di Roma, quali valori per l’Europa?”,
promosso dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece). Si
tratta di una tappa verso il convegno internazionale che si terrà a Roma, dal
23 al 25 marzo 2007, in occasione del 50° anniversario del Trattato che pose le
fondamenta della Comunità europea. Alla fine di questo percorso verrà diffuso
un “messaggio” della Comece ai cristiani di Europa e ai capi di Stato e di
governo. Al seminario del Clermont Ferrand partecipano cinquanta esperti per un’analisi
di carattere storico-politico e per indicare alcune prospettive di maggior
dinamismo del progetto europeo. A questo scopo è stato, tra l’altro,
costituito un “Comitato dei saggi” - riunitosi per la prima volta lo scorso
11 settembre a Bruxelles - composto da 25 personalità europee con il compito di
redigere un rapporto sui valori dell’Ue. Di riferimento sarà anche il
documento della stessa Comece “I cattolici e l’Europa” (9 maggio 2005) che
é disponibile in diverse lingue sul sito www.comece.org. Questa mattina alle
relazioni di Alfred Grosser (Università di Parigi) e alla testimonianza di
Mihaly Kranitz (Università di Budapest) sono presenti oltre 250 giovani liceali
che prenderanno la parola per proporre il loro pensiero sull’Europa.
Per i Cristiani “Un ricco patrimonio” che “non risiede solo nel
passato”
“Ogni persona che rivendica questa eredità deve mantenerla viva, per oggi
e per domani. Poiché abbiamo viva coscienza di essere gli ereditieri di un
ricco patrimonio religioso, dobbiamo farlo fruttificare in quanto esso non
risiede solo nel passato ma determina anche la nostra visione dell’avvenire e
dei rapporti tra gli uomini. Non possiamo, tuttavia, invocare questa eredità
senza assumerne i paradossi. Ad esempio, siamo chiamati a non riservare la
nostra sollecitudine solo a chi é del nostro popolo ma a offrirla a tutti”.
È un appello alla responsabilità dei cristiani nella “storia europea da
scrivere” quello che mons. Hyppolite Simon, arcivescovo di Clermont Ferrand e
membro della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), ha
rivolto questa mattina al seminario di studio sui 50 anni del Trattato di Roma
in corso nella stessa Clermont Ferrand. Sui temi della responsabilità, del
progetto e dell’impegno per l’Europa, si concentreranno fino all’11
ottobre la riflessione e la proposta degli esperti di diversi Paesi europei
affiancati da oltre 250 giovani. Nelle prossime giornate interverranno, tra gli
altri, Michel Dumoulin (Università di Lovanio), Hans Jürgen Küsters
(Università di Bonn), Bino Olivi (già portavoce della Commissione europea -
Università di Roma), Jean-Dominique Durand (Università di Lione), Michel
Camdessus (Settimane Sociali di Francia).
“Purtroppo la storia della
Comunità Europea è raccontata poco ai giovani”
“Dalla fine della seconda
guerra mondiale ad oggi l’Europa ha percorso una strada in salita e i primi
passi erano mossi da una grande speranza. I Paesi europei uscivano da morte e
distruzione, da ferite profonde tra i popoli ma c’era il desiderio di
costruire un comune avvenire di pace, di giustizia e di sviluppo. Purtroppo la
storia della comunità europea é raccontata poco ai giovani e questo non li
aiuta a guardare con realismo e fiducia alla costruzione dell’unità
europea”. Così lo storico italiano Bino Olivi, per venti anni portavoce
della Commissione europea e testimone dei primi passi del progetto
comunitario, ha aperto oggi il suo intervento al seminario di studio in corso
a Clermont Ferrand per iniziativa della Comece (Commissione episcopati comunità
europea) in preparazione al 50° anniversario del Trattato di Roma che si
celebrerà nel 2007.
Questo accordo, ha affermato Olivi, “ha definito procedure essenziali per
realizzare l’unione economica europea, non ha semplicemente dato vita al
mercato comune ma ha definito un pensiero politico comune per mettere
l’Europa in condizione di rispondere, con le sue istituzioni, alle esigenze
dei cittadini”. I giovani, ha ribadito lo storico, “devono essere
consapevoli delle difficoltà di oggi ma non devono cadere nella trappola di
un euroscetticismo, spesso guidato e dovuto anche a una cattiva
informazione”.
Il Portogallo guarda
all'Africa. La Polonia scopre un'identità nuova
“Nella dichiarazione Schuman,
troviamo un riferimento alla responsabilità storica dell’Europa per lo
sviluppo del continente africano. Questa é, in modo particolare, una
responsabilità portoghese. E questa responsabilità non può essere dimenticata
quando l’Africa si trova ancora al margine dello sviluppo mondiale”.
Intervenuto al seminario della Comece (Commissione degli episcopati della
comunità europea) in corso a Clermont Ferrand in preparazione alla celebrazione
dei 50 anni del Trattato di Roma, Pedro Vaz Patto, magistrato e presidente della
Commissione giustizia e pace del Portogallo, ha richiamato l’impegno
dell’Europa per l’Africa. Riferendosi quindi alla realtà continentale, ha
aggiunto: “La Comunità europea, al tempo dell’adesione del Portogallo, era
vista come un club di ricchi e il mio Paese si accingeva a diventare il suo
membro più povero”. Per questo, ha concluso, “non bisogna dimenticare che
la coscienza di appartenenza a una vera comunità non é compatibile con le
grandi disparità interne socio-economiche”. “La prospettiva polacca
sull’Europa – ha commentato a sua volta Henryk Wozniakowski direttore delle
edizioni Znac in Polonia – non si ferma alla dimensione economica ma si spinge
a quelle storiche e culturali. Un Paese che partecipa alla costruzione di
un’Europa unita elabora una propria nuova identità che nulla toglie a quella
nazionale, anzi, la arricchisce”.
Due diverse idee di Europa per
Finlandia e Romania
“Oggi il progetto europeo è
visto dalla maggior parte dei finlandesi, come una soluzione economica e di
sicurezza. Il consiglio ecumenico finlandese non ha potuto recentemente
costituire un gruppo di lavoro per l’Unione europea come avvenne negli anni
‘80 e ‘90 per una mancanza di interesse da parte delle Chiese. La
prosperità economica di cui godiamo tutti oggi in Finlandia non si inserisce
nelle discussioni esistenziali sui valori. La questione non è, semplicemente,
ritenuta importante”. Nessuno sconto all’idea di Europa nelle parole di
Jan-Peter Paul, funzionario della Commissione europea e docente
all’Università di Helsinki, intervenuto ieri sera al seminario di studio
iniziato ieri a Clermont Ferrand su iniziativa della Comece (Commissione degli
episcopati della comunità europea) in preparazione ai 50 anni del Trattato di
Roma che si celebrerà il prossimo anno. Assai diverso l’intervento della
storica rumena Violetta Barbu che, descrivendo la situazione del suo Paese, ha
affermato:“Ridotta alla miseria materiale e culturale dal regime sovietico,
la Romania vede nell’allargamento ad Est la modalità non certo per
esportare la democrazia ma per educare e formare alla democrazia”. Ha
inoltre ricordato che “la Romania é presente con i suoi emigrati in molti
Paesi occidentali e per questo si può realisticamente dire che il mio Paese
é ancor più in Europa e si confronta con le sue diverse culture”.
Avanza il progetto per una
Agenzia UE per i diritti umani
Potrebbe essere operativa già
dal 1° gennaio 2007 la nuova Agenzia per i diritti umani dell’Unione
europea che, nelle intenzioni della presidenza di turno finlandese, dovrebbe
prendere il posto dell’attuale Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo
e xenofobia (Eumc). La decisione spetta al Consiglio, ma l’argomento sarà
all’ordine del giorno dei lavori parlamentari a Bruxelles di giovedì 12
ottobre. Nella relazione stesa dalla deputata ungherese Kinga Gál, si
accoglie la proposta “di attribuire all’Agenzia competenze in materia di
cooperazione giudiziaria e di polizia”, mentre si insiste “sulla necessità
di un dialogo strutturato con la società civile”. “Scopo dell’Agenzia
– si legge nel testo - è fornire assistenza e consulenza alle istituzioni,
agli organi e alle agenzie della Comunità e dei suoi Stati membri, quando
adottano provvedimenti costituenti attuazione del diritto comunitario” per
“aiutarli a rispettare pienamente i diritti fondamentali nell’adozione
delle misure nei loro rispettivi settori di competenza”. Numerosi dunque i
possibili temi di competenza dell’Agenzia, dalla tratta degli esseri umani
alla difesa dei diritti dei minori, dalla lotta alla xenofobia alla tutela
delle categorie più svantaggiate e delle minoranze.
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