«Il mondo diviso ha bisogno del nostro abbraccio»
Il testo del documento firmato dal Papa e da Bartolomeo I: «Il
dialogo della carità ci aiuti ad andare oltre i malintesi»«Tante sono le sfide da affrontare insieme per contribuire al
bene della società: dal terrorismo alla difesa della sacralità della vita, dall’ambiente a un dialogo vero con l’islam»
«È nostro dovere continuare nell’impegno di riattivare al più presto i lavori della Commissione mista per il dialogo
teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse»
Pubblichiamo il testo integrale della dichiarazione congiunta firmata in Vaticano da Giovanni
Paolo II e dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I a conclusione dei tre giorni trascorsi a Roma nel
quarantesimo del primo incontro tra Paolo VI e Atenagora. Non è stato - spiega il documento - un semplice ricordo di un
fatto passato, ma l'occasione per rilanciare un'azione comune di avvicinamento e di cooperazione davanti alle esigenze
del mondo di oggi. Il testo traccia il bilancio di questi ultimi decenni «illuminati dalla speranza accesa da quello
storico incontro». Con i frutti cui ha portato la «via della carità», fatta di incontri e momenti di preghiera
comuni, e gli sforzi intrapresi lungo la «via della verità», con la volontà di fare chiarezza sulle divergenza
dottrinali. Ma anche con gli ostacoli e le difficoltà che richiedono una ripresa dei lavori della Commissione mista per
il dialogo teologico tra le due Chiese.
«Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Cor
16,13-14).
1. Nello spirito di fede in Cristo e di carità reciproca che ci unisce, ringraziamo Dio per il dono di questo nostro
nuovo incontro, che si svolge nella festa dei santi apostoli Pietro e Paolo, testimoniando la ferma volontà di
continuare il cammino verso la piena comunione tra noi in Cristo.
2. Molti sono stati i passi positivi che hanno segnato questo cammino in comune, soprattutto a iniziare dallo storico
evento che oggi ricordiamo: l’abbraccio tra il papa Paolo VI e il patriarca Atenagora I a Gerusalemme, sul Monte degli
Ulivi, il 5 e 6 gennaio del 1964. Oggi, noi, loro successori, ci ritroviamo insieme per commemorare degnamente davanti a
Dio, nella fedeltà al ricordo e alle intenzioni originarie, quell’incontro benedetto, ormai parte della storia della
Chiesa.
3. L’abbraccio dei nostri rispettivi predecessori di venerata memoria a Gerusalemme esprimeva visibilmente una
speranza presente nel cuore di tutti, come riferiva il comunicato: «Con gli occhi rivolti a Cristo, archetipo e autore,
con il Padre, dell’unità e della pace, essi pregano Dio che questo incontro sia il segno ed il preludio delle cose a
venire per la gloria di Dio e l’illuminazione del suo popolo fedele. Dopo tanti secoli di silenzio, ora si sono
incontrati nel desiderio di realizzare la volontà del Signore e di proclamare l’antica verità del suo Vangelo
affidato alla Chiesa»(1).
4. Unità e Pace! La speranza accesa da quello storico incontro ha illuminato il cammino di questi ultimi decenni.
Consapevoli che il mondo cristiano da secoli soffre il dramma della separazione, i nostri predecessori e noi stessi
abbiamo con perseveranza continuato il «dialogo della carità», con lo sguardo rivolto a quel giorno luminoso e
benedetto in cui sarà possibile comunicare allo stesso calice del santo Corpo e del prezioso Sangue del Signore(2). I
molti eventi ecclesiali, che hanno scandito questi ultimi quarant’anni, hanno dato fondamento e consistenza all’impegno
della carità fraterna: una carità che, traendo lezioni dal passato, sia pronta a perdonare, incline a credere più
volentieri al bene che al male, intenta prima di tutto a conformarsi al divino Redentore, e a lasciarsi attirare e
trasformare da lui(3).
5. Ringraziamo il Signore per i gesti esemplari di reciproca carità, di partecipazione e di condivisione, che ci ha
dato di compiere, tra i quali è doveroso ricordare la visita del Papa al Patriarca Ecumenico Dimitrios nel 1979,
quando, alla sede del Fanar, fu annunciata la creazione della «Commissione mista internazionale per il dialogo
teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme», ulteriore passo per affiancare al «dialogo
della carità» il «dialogo della verità»; la visita del patriarca Dimitrios a Roma nel 1987; il nostro incontro a
Roma, nella festa dei santi Pietro e Paolo nel 1995, quando pregammo in San Pietro, pur separandoci dolorosamente du
rante la celebrazione della liturgia eucaristica, poiché non ci è ancora possibile bere allo stesso calice del
Signore. Poi, più recentemente, l’incontro di Assisi per la «Giornata di preghiera per la pace nel mondo» e la
Dichiarazione comune per la salvaguardia del creato, sottoscritta nel 2002.
6. Nonostante la nostra ferma volontà di proseguire nel cammino verso la piena comunione, sarebbe stato irrealistico
non attendersi ostacoli di varia natura: dottrinali anzitutto, ma anche derivanti da condizionamenti di una storia
difficile. Inoltre nuovi problemi sorti da profondi mutamenti avvenuti nella compagine politico-sociale europea non sono
rimasti senza conseguenze nei rapporti tra le Chiese cristiane. Con il ritorno alla libertà dei cristiani in Europa
centrale e orientale si sono risvegliati anche antichi timori, rendendo difficile il dialogo. L’esortazione di san
Paolo ai Corinzi: tutto si faccia tra voi nella carità, tuttavia, deve sempre risuonare dentro di noi e fra noi.
7. La «Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo
insieme», avviata con tanta speranza, ha segnato, negli ultimi anni, il passo. Essa può restare tuttavia strumento
idoneo per studiare i problemi ecclesiologici e storici, che sono alla base delle nostre difficoltà, ed individuare
ipotesi di soluzione. È nostro dovere continuare nel deciso impegno di riattivarne i lavori al più presto. Nel
prendere atto delle reciproche iniziative in questo senso delle sedi di Roma e di Costantinopoli, ci rivolgiamo al
Signore affinché sostenga la nostra volontà e convinca tutti di quanto sia indispensabile proseguire il «dialogo
della verità».
8. Il nostro odierno incontro a Roma ci permette anche di affrontare fraternamente alcuni problemi e malintesi che sono
recentemente sorti. La lunga pratica del «dialogo della carità» ci viene in soccorso proprio in queste circostanze,
perché le difficoltà possano essere affrontate con serenità e non rallentino od oscurino il cammino intrapreso verso
la piena comunione in Cristo.
9. Davanti ad un mondo che soffre ogni genere di divisioni e di squilibri, l’odierno incontro vuole richiamare in modo
concreto e con forza l’importanza che i cristiani e le Chiese vivano tra loro in pace ed in armonia, per testimoniare
concordemente il messaggio del Vangelo in modo più credibile e convincente.
10. Nel particolare contesto dell’Europa, in cammino verso forme più alte di integrazione e di allargamento verso l’Est
del Continente, rendiamo grazie al Signore per questo positivo sviluppo ed esprimiamo la speranza che in questa nuova
situazione cresca la collaborazione tra cattolici e ortodossi. Tante sono le sfide da affrontare insieme per contribuire
al bene della società: guarire con l’amore la piaga del terrorismo, infondere una speranza di pace, contribuire a
sanare tanti conflitti dolorosi; restituire al continente europeo la consapevolezza delle sue radici cristiane;
costruire un vero dialogo con l’Islam, poiché dall’indifferenza e dalla reciproca ignoranza può nascere soltanto
diffidenza e persino odio; alimentare la consapevolezza della sacralità della vita umana; operare affinché la scienza
non neghi la scintilla divina che ogni uomo riceve con il dono della vita; collaborare affinché questa nostra terra non
sia sfigurata e il creato possa preservare la bellezza che Dio gli ha donato; ma, soprattutto, annunciare con rinnovato
vigore il messaggio evangelico, mostrando all’uomo contemporaneo quanto il Vangelo lo aiuti a ritrovare se stesso ed a
costruire un mondo più umano.
11. Preghiamo il Signore che egli dia pace alla Chiesa e al mondo e che vivifichi con la sapienza del suo Spirito il
nostro cammino verso la piena comunione, «ut unum in Cristo simus».
Giovanni Paolo II
Bartolomeo I
Città del Vaticano, 1 luglio 2004
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Note:
(1) Comunicato comune di papa Paolo VI e del patriarca Athénagoras I, Tomos Agapis - Vaticano - Fanar, 1971, n. 50, p.
120.
(2) Cfr. allocuzione del patriarca Athénagoras a papa Paolo VI, (5 gennaio 1964), ibid., n. 48, p. 109.
(3) Cfr. allocuzione di papa Paolo VI al patriarca Athénagoras, (6 gennaio 1964), ibid., n. 49, p. 117.