Cari giovani,
1. Rendo grazie e gloria a Dio che ha permesso
che io mi trovi con voi oggi, Sua maestà il Re mi ha fatto
l’onore di rendermi visita a Roma alcuni anni fa, e ha avuto
la cortesia di invitarmi a visitare il vostro Paese e ad
incontrarvi, Ho accettato con gioia l’invito di venire a
parlarvi, in questo anno della gioventù.
Incontro spesso dei giovani, in generale
cattolici. È la prima volta che mi trovo con dei giovani
musulmani.
Cristiani e musulmani, abbiamo molte cose in
comune, come credenti e come uomini. Viviamo nello stesso mondo,
solcato da numerosi segni di speranza, ma anche da molteplici
segni di angoscia. Abramo è per noi uno stesso modello di fede
in Dio, di sottomissione alla sua volontà e di fiducia nella
sua bontà. Noi crediamo nello stesso Dio, l’unico Dio, il Dio
vivente, il Dio che crea i mondi e porta le sue creature alla
loro perfezione.
È dunque verso Dio che si rivolge il mio
pensiero e che si eleva il mio cuore: è di Dio stesso che
desidero innanzitutto parlarvi; di Lui, perché è in Lui che
noi crediamo, voi musulmani e noi cattolici, e parlarvi anche
dei valori umani che hanno in Dio il loro fondamento, questi
valori che riguardano lo sviluppo delle nostre persone, come
pure quello delle nostre famiglie e delle nostre società, nonché
quello della comunità internazionale. Il mistero di Dio non è
la realtà più alta dalla quale dipende il senso stesso che
l’uomo dà alla sua vita? E non è il primo problema che si
presenta a un giovane quando riflette sul mistero della propria
esistenza e sui valori che intende scegliere per costruire la
sua crescente personalità?
Da parte mia, nella Chiesa cattolica, porto la
carica di successore di Pietro, l’apostolo che Gesù ha scelto
per confermare i suoi fratelli nella fede. Dopo i papi che si
sono succeduti senza interruzione lungo la storia, oggi io sono
il vescovo di Roma, chiamato ad essere, tra i suoi fratelli del
mondo, il testimone della fede e il garante dell’unità di
tutti i membri della Chiesa.
Pertanto, è come credente che oggi vengo a voi.
È con molta semplicità che vorrei testimoniare, qui, quello in
cui credo, quello che auspico per la felicità degli uomini miei
fratelli e quello che, per esperienza, stimo essere utile per
tutti. Credere in Dio.
2. Invoco anzitutto l’Altissimo, il Dio
onnipotente che è nostro creatore. Egli è all’origine di
ogni vita, come è alla sorgente di tutto quello che è buono,
di tutto quello che è bello, di tutto quello che è santo.
Egli ha separato la luce dalle tenebre. Ha fatto
crescere tutto l’universo secondo un ordine meraviglioso. Ha
voluto che le piante crescano e portino i loro frutti, come ha
voluto che si moltiplichino gli uccelli del cielo, gli animali
della terra e i pesci del mare.
Egli ha fatto noi, gli uomini, e noi siamo a lui
ordinati. La sua santa legge guida la nostra vita. È la luce di
Dio che orienta il nostro destino e illumina la nostra
coscienza. Ci rende capaci di amare e di trasmettere la vita.
Chiede a ciascun uomo di rispettare ogni creatura umana e di
amarla come un amico, un compagno, un fratello. Egli invita ad
aiutarla quando è ferita, quando è abbandonata, quando ha fame
e sete, in breve, quando non sa più dove trovare la sua strada
sui sentieri della vita.
Sì, Dio chiede che ascoltiamo la sua voce. Egli
attende da noi l’obbedienza alla sua santa volontà, in una
libera adesione dell’intelligenza e del cuore. Per questo,
davanti a lui, siamo responsabili. È lui, Dio, il nostro
giudice, perché lui solo è veramente giusto. Tuttavia sappiamo
che la sua misericordia è inseparabile dalla sua giustizia.
Quando l’uomo ritorna a lui pentito e contrito, dopo essersi
allontanato nello smarrimento del peccato e nelle opere di
morte, Dio si rivela allora come colui che perdona e che usa
misericordia. A lui dunque il nostro amore e la nostra
adorazione. Per i suoi benefici e per la sua misericordia, noi
gli rendiamo grazie, in tutti i tempi e in tutti i luoghi.
3. In un mondo che desidera l’unità e la pace
e che conosce tuttavia mille tensioni e conflitti, i credenti
non dovrebbero favorire l’amicizia e l’unione tra gli uomini
ed i popoli che formano sulla terra una sola comunità? Sappiamo
che essi hanno una stessa origine e uno stesso ultimo fine: il
Dio che li ha fatti e che li attende, perché egli li riunirà.
Da parte sua la Chiesa cattolica, vent’anni
fa, in occasione del Concilio Vaticano II, si è impegnata,
nella persona dei suoi vescovi, ossia dei suoi capi religiosi, a
cercare la collaborazione tra i credenti. Essa ha pubblicato un
documento sul dialogo tra le religioni (Nostra
aetate). Essa afferma che tutti gli uomini, specialmente
gli uomini di fede viva, devono rispettarsi, superare ogni
discriminazione, vivere insieme e servire la fraternità
universale (cf. Ivi, 5). La Chiesa manifesta una
particolare attenzione per i credenti musulmani, data la loro
fede nell’unico Dio, il loro senso della preghiera e la loro
stima della vita morale (cf. Ivi, 3). Essa desidera
“promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia
sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Ivi).
4. Il dialogo tra cristiani e musulmani oggi è
più necessario che mai. Esso deriva dalla nostra fedeltà verso
Dio e suppone che sappiamo riconoscere Dio con la fede e
testimoniarlo con la parola e con l’azione in un mondo sempre
più secolarizzato e, a volte, anche ateo.
I giovani possono costruire un avvenire migliore
se pongono anzitutto la loro fede in Dio e se si impegnano ad
edificare questo nuovo mondo secondo il piano di Dio, con
sapienza e fiducia.
Dio è fonte di ogni gioia. Per questo dobbiamo
testimoniare il nostro culto verso Dio, la nostra adorazione, la
nostra preghiera di lode e di supplica. L’uomo non può vivere
senza pregare, come non può vivere senza respirare. Dobbiamo
testimoniare la nostra umile ricerca della sua volontà; è lui
che deve ispirare il nostro impegno per un mondo più giusto e
più unito. Le vie di Dio non sono sempre le nostre vie. Esse
trascendono le nostre azioni, sempre incomplete, e le intenzioni
del nostro cuore, sempre imperfette. Dio non può mai essere
utilizzato per i nostri fini, perché egli è al di là di
tutto.
Questa testimonianza della fede, che è vitale
per noi e che non potrebbe soffrire né infedeltà a Dio né
indifferenza alla verità, si fa nel rispetto delle altre
tradizioni religiose, perché ogni uomo attende di essere
rispettato per quello che egli è, di fatto, e per quello che in
coscienza egli crede. Noi desideriamo che tutti accedano alla
pienezza della verità divina, ma non possono farlo se non con
la libera adesione della loro coscienza, al riparo dalle
costrizioni esterne che non sarebbero degne del libero omaggio
della ragione e del cuore che caratterizza la dignità
dell’uomo. È questo il vero senso della libertà religiosa,
che rispetta sia Dio che l’uomo. È da tali adoratori che Dio
attende il culto sincero, degli adoratori in spirito e in verità.
5. La nostra convinzione è che “non possiamo
invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di
comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono
creati ad immagine di Dio” (Nostra aetate, 5).
Dobbiamo quindi rispettare, amare ed aiutare
ogni essere umano perché è una creatura di Dio e, in un certo
senso, sua immagine e suo rappresentante, perché è la strada
che conduce a Dio, e perché si realizza pienamente solo se
conosce Dio, se l’accetta con tutto il suo cuore e se gli
obbedisce fin sulle vie della perfezione.
Perciò, questa obbedienza a Dio e questo amore
per l’uomo devono condurci a rispettare i diritti dell’uomo,
questi diritti che sono l’espressione della volontà di Dio e
l’esigenza della natura umana come Dio l’ha creata.
Il rispetto e il dialogo richiedono dunque la
reciprocità in tutti i campi, soprattutto in ciò che concerne
le libertà fondamentali e più particolarmente la libertà
religiosa. Essi favoriscono la pace e l’intesa tra i popoli.
Aiutano a risolvere insieme i problemi degli uomini e delle
donne di oggi, in particolare quella dei giovani.
6. Normalmente, i giovani guardano verso
l’avvenire, aspirano ad un mondo più giusto e più umano. Dio
ha fatto i giovani così precisamente perché contribuiscano a
trasformare il mondo secondo il suo piano di vita. Ma anche ad
essi la situazione appare spesso con le sue ombre.
In questo mondo ci sono delle frontiere e delle
divisioni tra gli uomini, come pure delle incomprensioni tra le
generazioni; vi sono anche razzismo, guerre, ingiustizie, come
vi sono fame, sprechi, disoccupazione. Questi sono mali
drammatici che colpiscono tutti, in particolare i giovani, nel
mondo intero. Certi rischiano di scoraggiarsi, altri rischiano
di rassegnarsi, altri ancora rischiano di voler cambiare tutto
con la violenza o con soluzioni estreme. La saggezza c’insegna
che l’autodisciplina e l’amore sono allora le sole leve del
rinnovamento desiderato.
Dio non vuole che gli uomini restino passivi. Ha
affidato loro la terra perché sia da essi dominata, perché la
coltivino e la facciano fruttificare insieme.
Voi siete responsabili del mondo di domani.
Assumendo pienamente le vostre responsabilità, con coraggio,
voi potrete vincere le attuali difficoltà. Spetta a voi dunque
prendere iniziative e non aspettare tutto dagli adulti e dalla
gente del posto. Dovete costruire il mondo, e non solo sognarlo.
È lavorando insieme che si può essere
efficaci. Il lavoro ben compreso è un servizio agli altri. Esso
crea dei legami di solidarietà. L’esperienza del lavoro in
comune permette di purificare se stessi e di scoprire le
ricchezze degli altri. È così che può nascere, a poco a poco,
un clima di fiducia, che permette a ciascuno di crescere, di
svilupparsi ed “essere di più”. Non tralasciate, cari
giovani, di collaborare con gli adulti, specialmente con i
vostri genitori e i vostri insegnanti, come pure con i
“capi” della società e dello Stato. I giovani non devono
isolarsi dagli altri. I giovani hanno bisogno degli adulti, come
gli adulti hanno bisogno dei giovani.
In questo lavoro d’insieme, la persona umana,
uomo o donna, non deve mai essere sacrificata. Ogni persona è
unica agli occhi di Dio, è insostituibile in quest’opera di
sviluppo. Ciascuno deve essere riconosciuto per quello che è, e
poi rispettato come tale. Nessuno deve utilizzare il suo simile;
nessuno deve sfruttare il suo uguale; nessuno deve disprezzare
un suo fratello.
È a queste condizioni che potrà nascere un
mondo più umano, più giusto e più fraterno, dove ciascuno
potrà trovare il suo posto nella dignità e nella libertà. È
questo mondo del XXI secolo che è tra le vostre mani; esso sarà
come voi lo farete.
7. Questo mondo futuro dipende dai giovani di
tutti i paesi del mondo. Il nostro mondo è diviso, e anche
frantumato; conosce molteplici conflitti e gravi ingiustizie.
Non c’è una vera solidarietà nord-sud; non c’è abbastanza
aiuto reciproco tra le nazioni del sud. Nel mondo ci sono delle
culture e delle razze che non vengono rispettate.
Perché tutto questo? Perché gli uomini non
accettano le loro differenze: non si conoscono abbastanza. Essi
respingono coloro che non hanno la stessa civiltà. Rifiutano di
aiutarsi vicendevolmente. Non sono capaci di liberarsi
dall’egoismo e dell’autosufficienza.
Dio ha creato tutti gli uomini uguali in dignità,
ma differenti in quanto ai doni ad ai talenti. L’umanità è
un tutto in cui ogni gruppo ha il suo ruolo da svolgere; bisogna
riconoscere i valori dei diversi popoli e delle diverse culture.
Il mondo è come un organismo vivente; ciascuno ha qualche cosa
da ricevere dagli altri e qualche cosa da dare loro.
Sono felice d’incontrarvi qui, in Marocco. Il
Marocco ha una tradizione di apertura; i vostri scienziati hanno
viaggiato e voi avete accolto scienziati di altri paesi. Il
Marocco è stato un luogo d’incontro delle civiltà: ha
permesso scambi con l’Oriente, con la Spagna e l’Africa. Il
Marocco ha una tradizione di tolleranza; in questo Paese
musulmano, vi sono sempre stati degli ebrei e quasi sempre dei
cristiani; ciò è stato vissuto nel rispetto, in maniera
positiva. Voi siete stati e rimanete un paese ospitale. Voi
siete dunque, giovani marocchini, preparati a diventare
cittadini del mondo di domani, di questo mondo fraterno al quale
aspirate con i giovani di tutte le nazioni.
Sono sicuro che voi, giovani, siete capaci di
fare questo dialogo. Voi non volete essere condizionati da
pregiudizi. Voi siete pronti a costruire una civiltà fondata
sull’amore. Voi potete lavorare per far cadere le barriere
dovute, a volte, all’orgoglio, più spesso alla debolezza e
alla paura degli uomini. Voi volete amare gli altri senza alcuna
frontiera di nazione, di razza o di religione.
Per questo, voi volete la giustizia e la pace.
“La pace e i giovani camminano insieme”, come ho detto nel
mio messaggio per la giornata mondiale della pace di quest’anno.
Voi non volete né la guerra né la violenza. Voi conoscete il
prezzo che esse fanno pagare agli innocenti. Voi non volete
nemmeno la scalata agli armamenti. Questo non vuol dire che
volete la pace a qualunque prezzo. La pace va di pari passo con
la giustizia. Voi non volete l’oppressione per nessuno. Voi
volete la pace nella giustizia.
8. Voi volete anzitutto che gli uomini abbiano
di che vivere. I giovani che hanno la fortuna di proseguire i
loro studi hanno il diritto di preoccuparsi della professione
che potranno esercitare per conto loro. Ma devono preoccuparsi
anche delle condizioni di vita, spesso più difficili, dei loro
fratelli e delle loro sorelle che vivono nello stesso paese, e
anche nel mondo intero. Infatti, come rimanere indifferenti
quando altri esseri umani, in gran numero, muoiono di fame, di
malnutrizione o per mancanza di assistenza sanitaria, quando
soffrono crudelmente per la siccità; quando sono costretti alla
disoccupazione o all’emigrazione da leggi economiche che li
superano, quando conoscono la situazione precaria di rifugiati,
parcheggiati in campi, a seguito dei conflitti degli uomini? Dio
ha dato la terra all’insieme del genere umano perché gli
uomini ne traggano il loro sostentamento nella solidarietà e
perché ogni popolo abbia i mezzi per nutrirsi, per curarsi e
per vivere in pace.
9. Ma, per quanto importanti siano i problemi
economici, l’uomo non vive di solo pane, egli ha bisogno di
una vita intellettuale e spirituale; in ciò si trova l’anima
di questo nuovo mondo al quale aspirate. L’uomo ha bisogno di
sviluppare il suo spirito e la sua coscienza. È quello che
spesso manca all’uomo di oggi. La dimenticanza dei valori e la
crisi d’identità che attraversa il nostro mondo, ci obbligano
a un superamento e ad un rinnovato sforzo di ricerca e
d’interrogazione. La luce interiore che nascerà così nella
nostra coscienza, permetterà di dare un senso allo sviluppo, di
orientarlo verso il bene dell’uomo, di ogni uomo e di tutti
gli uomini, secondo il piano di Dio.
Gli arabi del Machreq e del Maghreb, e più
particolarmente i musulmani, hanno una lunga tradizione di
studio e di sapere: letterario, scientifico, filosofico. Voi
siete gli eredi di questa tradizione, voi dovete studiare per
imparare a conoscere questo mondo che Dio ci ha dato,
comprenderlo, scoprirne il senso, con il gusto e con il rispetto
della verità, e per imparare a conoscere i popoli e gli uomini
creati e amati da Dio, per prepararvi a servirli meglio.
Inoltre, la ricerca della verità vi condurrà,
al di là dei valori intellettuali, fino alla dimensione
spirituale della vita interiore.
10. L’uomo è un essere spirituale. Noi,
credenti, sappiamo che non viviamo in un mondo chiuso. Noi
crediamo in Dio. Siamo degli adoratori di Dio. Siamo dei
ricercatori di Dio.
La Chiesa cattolica guarda con rispetto e
riconosce la qualità del vostro cammino religioso, la ricchezza
della vostra tradizione spirituale.
Anche noi, cristiani, siamo fieri della nostra
tradizione religiosa.
Credo che noi, cristiani e musulmani, dobbiamo
riconoscere con gioia i valori religiosi che abbiamo in comune e
renderne grazie a Dio. Gli uni e gli altri crediamo in un Dio,
il Dio unico, che è pienezza di giustizia e pienezza di
misericordia; noi crediamo all’importanza della preghiera, del
digiuno e dell’elemosina, della penitenza e del perdono; noi
crediamo che Dio ci sarà giudice misericordioso alla fine dei
tempi e noi speriamo che dopo la risurrezione egli sarà
soddisfatto di noi e noi sappiamo che saremo soddisfatti di lui.
La lealtà esige pure che riconosciamo e
rispettiamo le nostre differenze. Evidentemente, quella più
fondamentale è lo sguardo che posiamo sulla persona e
sull’opera di Gesù di Nazaret. Voi sapete che, per i
cristiani, questo Gesù li fa entrare in un’intima conoscenza
del mistero di Dio e in una comunione filiale con i suoi doni,
sebbene lo riconoscano e lo proclamino Signore e Salvatore.
Queste sono differenze importanti, che noi
possiamo accettare con umiltà e rispetto, in una mutua
tolleranza; in ciò vi è un mistero sul quale Dio ci illuminerà
un giorno, ne sono certo.
Cristiani e musulmani, generalmente ci siamo
malcompresi, e qualche volta, in passato, ci siamo opposti e
anche persi in polemiche e in guerre.
lo credo che Dio c’inviti oggi, a cambiare le
nostre vecchie abitudini. Dobbiamo rispettarci e anche
stimolarci gli uni gli altri nelle opere di bene sul cammino di
Dio.
Voi sapete, con me, quale è il prezzo dei
valori spirituali. Le ideologie e gli slogan non possono
soddisfarvi né risolvere i problemi della vostra vita. Solo i
valori spirituali e morali possono farlo, ed essi hanno Dio per
fondamento.
Auspico, cari giovani, che possiate contribuire
a costruire un mondo in cui Dio abbia il primo posto per aiutare
a salvare l’uomo. Su questo cammino, siate certi della stima e
della collaborazione dei vostri fratelli e sorelle cattolici,
che io rappresento tra voi questa sera.
11. Vorrei ora ringraziare Sua Maestà il Re di
avermi invitato, ringraziare anche voi, cari giovani del Marocco
e di numerosi altri paesi, per essere venuti qui e per aver
ascoltato con fiducia la mia testimonianza.
Ma più ancora, vorrei ringraziare Dio che ha
permesso questo incontro. Siamo tutti sotto il suo sguardo. Oggi
egli è il primo testimone del nostro incontro. È lui che pone
nei nostri cuori i sentimenti di misericordia e di comprensione,
di perdono e di riconciliazione, di servizio e di
collaborazione. I credenti, che noi siamo, non devono riprodurre
nella loro vita e nella loro società gli eminenti titoli che le
nostre tradizioni religiose gli riconoscono? Cerchiamo dunque di
essere disponibili a lui, di essere sottomessi alla sua volontà,
agli inviti che ci rivolge. Così le nostre vite ritroveranno un
nuovo dinamismo.
Allora potrà nascere, ne sono convinto, un
mondo in cui gli uomini e le donne di fede viva ed efficiente
canteranno la gloria di Dio e cercheranno di costruire una
società umana secondo la volontà di Dio.
Vorrei terminare invocandolo personalmente
davanti a voi.
O Dio, tu sei nostro Creatore. / Tu sei buono e
la tua misericordia è senza limiti. / A Te la lode di ogni
creatura. / O Dio, tu hai dato a noi uomini una legge interiore
di cui dobbiamo vivere. / Fare la Tua volontà, e compiere il
nostro compito. / Seguire le Tue vie e conoscere la pace
dell’anima. / A Te offriamo la nostra obbedienza. / Guidaci in
tutte le iniziative che intraprendiamo sulla terra. / Liberaci
dalle nostre tendenze cattive che distolgono il nostro cuore
dalla Tua volontà. / Non permettere che invocando il Tuo nome,
/ giustifichiamo i disordini umani. / O Dio, Tu sei l’unico. A
Te va la nostra adorazione. / Non permettere che ci allontaniamo
da Te. / O Dio, giudice di tutti gli uomini, / aiutaci a far
parte dei tuoi eletti nell’ultimo giorno. / O Dio, autore
della giustizia e della pace, / accordaci la vera gioia, e
l’autentico amore, / nonché una fraternità duratura tra i
popoli. / Colmaci dei Tuoi doni per sempre. / Amen!