Signor Ambasciatore!
1. Sono lieto di porgerLe il
benvenuto, Eccellenza, in occasione della presentazione delle Lettere che
L'accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario presso la
Santa Sede della Repubblica Islamica dell'Iran.
La ringrazio per le cordiali
parole che mi ha rivolto e Le sarei grato se volesse trasmettere l’espressione
della mia gratitudine a sua Eccellenza il Signor Seyed Mohammad Khatami,
Presidente della Repubblica, per i voti che mi ha fatto pervenire attraverso
di Lei.
Le relazioni diplomatiche che
esistono fra il Suo Paese e la Santa Sede da cinquant'anni, come ha
sottolineato all'inizio di quest'anno il convegno tenutosi presso
l'Università Gregoriana, attestano il desiderio di conoscenza reciproca e la
volontà comune di favorire attraverso i nostri scambi una cultura di pace.
2. Lei ha ricordato, Signor
Ambasciatore, le preoccupazioni del Suo Paese dinanzi al deteriorarsi della
situazione internazionale e di fronte alle minacce che, a diversi livelli,
gravano sull'umanità. Per giungere a un ordine internazionale equilibrato,
soprattutto dinanzi al terrorismo che vuole imporre la sua legge, la volontà
di costruire un futuro comune che garantisca la pace per tutti presuppone
l'impegno degli Stati a dotarsi di strumenti stabili, efficaci e riconosciuti,
come l'Organizzazione delle Nazioni Unite e le altre Organizzazioni
internazionali. Quest’azione a favore della pace implica anche un'azione
coraggiosa contro il terrorismo e per costruire un mondo nel quale tutti
possano riconoscersi figli dello stesso Dio Onnipotente e misericordioso.
Certamente l'edificazione della pace presuppone la fiducia reciproca, per
accogliere l'altro non come una minaccia ma come un interlocutore, accettando
parimenti i vincoli e i meccanismi di controllo che implicano gli impegni
comuni quali i trattati e gli accordi multilaterali, nei diversi ambiti delle
relazioni internazionali che concernono il bene comune dell'umanità, come il
rispetto dell'ambiente, il controllo del commercio delle armi e della non
proliferazione delle armi nucleari, la tutela dei bambini, i diritti delle
minoranze. Da parte sua, la Santa Sede non lesinerà sforzi per convincere i
responsabili degli Stati a rinunciare in ogni occasione alla violenza o alla
forza e a fare sempre prevalere il negoziato come mezzo per superare i dissidi
e i conflitti che possono sorgere fra le nazioni, i gruppi e gli individui.
3. L'impegno a favore dell'uomo
si fonda per i credenti sulla fede nel Dio unico, che ha creato l'uomo a sua
immagine e somiglianza, e che ha rivelato agli uomini la sua volontà. Per i
cristiani questo dialogo, necessario fra gli uomini al fine di riuscire a
stabilire fra di loro rapporti di fraternità e di amore reciproco, è
fondamentalmente una risposta al dialogo che Dio stesso ha già avviato con
l'uomo rivelandogli la sua Parola e proponendogli la sua Alleanza. Come Lei ha
sottolineato, Signor Ambasciatore, è nostro dovere di credenti annunciare ai
nostri contemporanei i valori fondamentali espressi nella religione, che
garantiscono, attraverso la legge naturale, segno dell'impronta di Dio
nell'uomo, la dignità di ogni persona umana e che regolano i rapporti degli
uomini con i loro simili. Come ho tante volte ricordato, i fedeli cattolici,
da parte loro, si preoccupano in ogni circostanza di rendere testimonianza a
favore di una cultura della vita, che rispetti l'essere umano dal suo
concepimento fino alla sua morte naturale, e che garantisca la difesa dei suoi
diritti e dei suoi doveri imprescindibili. Fra questi diritti fondamentali
figura in primo piano il diritto alla libertà religiosa, che è un aspetto
essenziale della libertà di coscienza e che rivela proprio la dimensione
trascendente della persona. La Santa Sede conta sul sostegno delle Autorità
iraniane per permettere ai fedeli della Chiesa cattolica presenti in Iran,
come agli altri cristiani, la libertà di professare la loro religione e per
favorire il riconoscimento della personalità giuridica delle istituzioni
ecclesiastiche, agevolando così il loro lavoro in seno alla società
iraniana. Di fatto, la libertà di culto non è che un aspetto della libertà
religiosa, che deve essere la stessa per tutti i cittadini di un Paese.
4. Come ho spesso ricordato,
«le confessioni cristiane e le grandi religioni dell'umanità devono
collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del
terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona e diffondendo una
maggiore consapevolezza dell'unità del genere umano» (Messaggio per
la Giornata Mondiale della Pace, 1º gennaio 2002, n. 12). Esse devono
anche dialogare per conoscersi meglio, per apprezzare le loro reciproche
ricchezze e per collaborare al bene comune dell'umanità.
Mi rallegro, in particolare,
per lo svolgimento di un incontro regolare di dialogo ad alto livello tra
cristiani e musulmani nel Suo Paese, sotto l'egida del Pontificio Consiglio
per il Dialogo Interreligioso e delle Autorità religiose sciite iraniane.
Sono certo che questa iniziativa permetterà di migliorare sempre più le
relazioni tra i credenti, sulla base del rispetto mutuo e della fiducia
reciproca.
5. Attraverso di Lei, sono
lieto di poter salutare le comunità cattoliche di diverso rito che vivono in
Iran, e che assicurano con i loro fratelli ortodossi la continuità della
presenza cristiana da secoli. Auspico che i cristiani, i quali hanno sempre
nutrito il desiderio di vivere in buoni rapporti con i musulmani,
approfondiscano sempre più le esigenze del dialogo della vita quotidiana,
attraverso i diversi aspetti della vita sociale comune. Desidero anche
ricordare quanto conti ai miei occhi la possibilità effettiva per ognuno, nel
rispetto delle leggi del Paese, di esprimere liberamente le proprie
convinzioni religiose, di riunirsi con i propri fratelli per celebrare il
culto dovuto a Dio, come anche di garantire, attraverso la catechesi, la
trasmissione dell'insegnamento religioso ai bambini, e il suo approfondimento
presso i giovani e gli adulti. So che i fedeli cattolici sono attaccati al
loro Paese e hanno a cuore di partecipare attivamente al suo sviluppo in tutti
gli ambiti della vita sociale.
6. Signor Ambasciatore, mentre
inizia ufficialmente la Sua missione presso la Sede Apostolica, Le esprimo i
miei voti migliori per il nobile compito che L'attende. Sia certo che troverà
qui, presso i miei collaboratori, l'accoglienza attenta e la comprensione
cordiale di cui potrà aver bisogno.
Su Vostra Eccellenza, sui Suoi
collaboratori, sui Suoi congiunti e sull'intero Popolo iraniano invoco di
tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni dell'Onnipotente.
29 ottobre 2004