I diplomatici musulmani vanno a scuola.
Dai gesuiti
Sandro Magister su www.chiesa 17
giugno 2007Per tre settimane,
alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, rappresentanti degli stati
islamici del Mediterraneo e del Medio Oriente hanno studiato la Chiesa
cattolica e la sua politica internazionale. E l'anno prossimo si replica
|
L'evento è passato quasi inosservato, ma lo scorso maggio
la Santa Sede ha patrocinato un corso di studi senza
precedenti, per diplomatici di paesi del Mediteranneo e del
Medio Oriente: al fine di presentare se stessa ai governi
musulmani dell'area.
Il tema del corso era infatti il seguente: "La Chiesa
cattolica e la politica internazionale della Santa Sede".
L'organizzatore effettivo è stato la Fondazione Gregoriana in
collaborazione con l'Istituto Internazionale Jacques Maritain
e con queste quattro università: la Pontificia Università
Gregoriana, la Georgetown University di Washington, la Libera
Università Maria Santissima Assunta di Roma e la Saint Joseph
University di Beirut. Creata nel 2003 e diretta dal gesuita
Franco Imoda, la Fondazione Gregoriana sostiene e sviluppa con
iniziative proprie le attività delle tre storiche università
della Compagnia di Gesù a Roma: la Pontificia Università
Gregoriana, di cui Imoda è stato rettore, il Pontificio
Istituto Biblico, di cui è stato rettore il cardinale Carlo
Maria Martini, e il Pontificio Istituto Orientale.
Ma per questo corso il patrocinio della Santa Sede era ben
visibile. Le relazioni inaugurali, il 7 maggio, sono state
tenute dai cardinali Tarcisio Bertone, segretario di stato
vaticano, e Renato Raffaele Martino, presidente del consiglio
pontificio della giustizia e della pace.
E il terzo giorno, 9 maggio, un'intera sessione si è svolta
addirittura in Vaticano, nella biblioteca della segreteria di
stato, con relazioni di Gabriele Caccia e Piero Parolin,
rispettivamente assessore della segreteria di stato e
sottosegretario per le relazioni con gli stati.
Nelle prime due settimane, dal 7 al 20 maggio, il corso si è
tenuto a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana. Nella
terza settimana, dal 21 al 27 maggio, a Torino, capitale della
grande industria, con attenzione particolare all'"opera
sociale della Chiesa in un contesto industriale".
Al corso hanno preso parte 20 diplomatici provenienti da 16
paesi: Albania, Algeria, Arabia Saudita, Bahrain, Egitto,
Emirati Arabi Uniti, Giordania, Kuwait, Iran, Iraq, Libano,
Libia, Marocco, Montenegro, Siria, Turchia, oltre a un
rappresentante della Lega degli Stati Arabi e a due
rappresentanti della Lega delle Università Islamiche.
Tranne il diplomatico del Montenegro, cristiano ortodosso,
tutti gli altri corsisti erano di fede musulmana.
I docenti sono stati in totale 55. Tra essi l'islamologo
gesuita Samir Khalil Samir, lo specialista in ebraismo
David-Maria Jaeger, lo studioso dell'islam e musulmano Khaled
Fouad Allam, il cardinale Jean Louis Tauran, già ministro
degli esteri della Santa Sede, il presidente dell'Istituto per
le Opere di Religione, Angelo Caloia, il direttore dell'Aspen
Institute in Italia, Marta Dassù, l'economista Mario Deaglio,
il politologo Luigi Bonanate, lo specialista in Chiese
orientali e società islamiche Andrea Pacini.
Ai diplomatici partecipanti al corso sono state illustrate le
istituzioni della Chiesa cattolica e le finalità principali
inerenti alla sua missione: la promozione della giustizia, il
rispetto della persona e dunque dei diritti umani – in
particolare il diritto alla vita e alla libertà religiosa – e
il conseguimento del bene comune universale, cioè una
convivenza pacifica basata sulla reciproca conoscenza e sul
reciproco rispetto. Quest’azione – è stato spiegato – si
esplica a livello della Chiesa universale e delle Chiese
particolari, nelle società civili e nei rapporti con gli stati
e con gli organismi internazionali, e costituisce un fattore
importante di stabilità “politica” e di ispirazione etica nel
nostro mondo globale.
Più che a uno scontro di civiltà – è stato detto – si assiste
oggi a uno "scontro delle ignoranze" tra le società cristiane
e quelle musulmane. Ci si combatte anche perché non ci si
capisce. Per superare questa reciproca incomprensione le
religioni hanno una missione insostituibile, di cui le
diplomazie devono tenere conto.
A fine corso, i commenti dei partecipanti sono stati molto
positivi, a tratti entusiastici. Ha scritto un diplomatico del
Nordafrica:
"La comprensione di un ideale religioso votato intrinsecamente
all'amore, alla pace, alla difesa dei diritti dell'uomo e alla
carità mi conforta nell'idea che la fede nella sua diversità
abramitica è indispensabile per la serenità del mondo".
Del corso saranno pubblicati gli atti. Nel frattempo, un
rapporto sul suo svolgimento è stato inviato alle ambasciate e
ai ministeri degli esteri dei paesi interessati.
La Fondazione Gregoriana ha in programma di ripetere il corso
con cadenza annuale, a Roma o in altri paesi. Una sede futura,
simbolicamente molto significativa, potrebbe essere la nuova
Biblioteca di Alessandria di Egitto.