Viviamo un'epoca in cui dal vulcano ribollente dell'islam arrivano messaggi contrastanti. Molti, quelli che
fanno più clamore e incutono paura contribuendo ad alimentare la spirale perversa del conflitto di civiltà,
parlano il linguaggio dell'odio o dell'ostilità nei confronti di tutto ciò che musulmano non è o di quanti,
pur essendo seguaci di Maometto, vengono accusati di tradirne l'insegnamento.
Crociati, sionisti, occidentali e
apostati dell'islam vengono così a trovarsi nel mirino dei terroristi, ma anche di tanta cultura dominante che
influenza i mass media del mondo arabo-islamico, i libri di testo, la mentalità corrente.
C'è, a onor del vero, anche chi leva la sua voce per invitare a una sincera conoscenza reciproca, pur senza la
subdola pretesa di cancellare differenze incancellabili. Come fa El Hassan bin Talal, principe della corona del
regno di Giordania e fratello del defunto re Hussein, con Il cristianesimo nel mondo arabo, meritorio e
coraggioso tentativo - realizzato dapprima in arabo e in inglese, ora in italiano (con prefazioni di Carlo
d'Inghilterra e del cardinale Pio Laghi) - di presentare gli elementi essenziali della religione cristiana e
l'evoluzione che essa ha conosciuto nelle regioni in cui è nata e in cui, 6 secoli dopo, ha cominciato a fare i
conti con l'espansione islamica.
Leader musulmano e paziente tessitore di fili di dialogo con esponenti della Chiesa e della cultura occidentale,
Hassan riconosce l'importanza degli arabi cristiani: «In epoca medievale erano loro che offrivano all'islam le
principali vie d'accesso alla tradizione greca ed ellenistica e arricchivano la civiltà araba e islamica con
contributi originali in diversi campi. Nella lunga fase di declino di questa civiltà contribuirono a impedirne
la scomparsa e, tra l'Ottocento e i primi del Novecento, svolsero un ruolo di avanguardia che facilitò la
transizione da uno stile di vita tradizionale a uno moderno, rendendosi poi i principali interpreti della
cultura araba e islamica nei confronti del mondo esterno».
A una ricostruzione rispettosa della verità storica e non deformata da una rilettura coranica delle origini del
cristianesimo, fa seguito la descrizione dei primi secoli delle Chiese. Fino all'incontro-scontro con
l'espansione islamica: e qui l'autore «addolcisce» imposizione del potere politico e insieme religioso da
parte dei califfati islamici - perseguito anche con il ricorso a campagne militari e alla violenza - con la
considerazione che alcune confessioni, come i nestoriani e i monofisiti, avrebbero «subito accolto con sollievo
la dominazione musulmana» come antidoto all'oppressione politica ed ecclesiastica di Bisanzio, adattandosi di
buon grado al regime della dhimmah, la protezione offerta-imposta dai conquistatori alle «genti del
Libro».
In relazione ai tempestosi anni che stiamo vivendo, il principe della corona giordana sottolinea la presenza
feconda delle minoranze arabo-cristiane nel mondo arabo-islamico: 10 milioni di persone, di cui 6 in Egitto (12%
della popolazione) e 2 in Libano (40%). E condivide le preoccupazioni per il loro futuro in una regione colpita
dal fondamentalismo, anche se sottolinea che «è nella natura stessa delle cose che un'ondata si plachi una
volta che abbia consumato il suo impeto iniziale». Accadrà davvero così?
Resta la constatazione che essa sta
provocando sconquassi alla convivenza civile e religiosa nel mondo arabo (e non solo lì), unita peraltro alla
soddisfazione per un libro come questo, in cui un musulmano offre a un pubblico islamico un contributo di
conoscenza del cristianesimo scevro da pregiudizi e apriorismi. Merce rara di questi tempi.
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El Hassan bin Talal
Il cristianesimo nel mondo arabo
Fazi Editori
Pagine 120. Euro 12
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[Fonte: Avvenire del 30 ottobre 2004]