(SIR 11 settembre 2009) - “Secoli di incomprensioni hanno falsificato il concetto di ascesi che
in realtà è un modo di integrare corpo, anima e società”: lo ha spiegato
John Chryssavgis, docente presso l'Istituto Holy Cross di Boston,
intervenendo al
Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa in corso
presso il monastero di Bose (fino al 12) sulla gastrimarghia o
ingordigia. “Per molti – ha proseguito Chryssavgis – oggi il cibo è un
nemico ma la lotta viene condotta nelle palestre o con le diete, non nel
cuore o nella mente”. Ci sono anche altre forme di ingordigia:
“l'attività compulsiva per riempire il tempo o il vizio di collezionare
gadget per riempire lo spazio”. Non si tratta “di una questione privata,
di un peccato personale ma contro Dio e contro il prossimo”. Non solo
significa “mangiare più del necessario nella piena consapevolezza che
milioni di persone muoiono letteralmente di fame” ma anche “cedere alla
tentazione di cercarci da soli i modi per colmare i nostri bisogni di
affetto e di amore”. Il problema “non è il cibo ma la brama potente e
complessa che si frappone tra la nostra anima e Dio”. Per essere felici,
secondo Chryssavgis, “occorre abbandonare tutto ciò da cui dipendiamo e
su cui contiamo apparentemente”. “La lotta spirituale – ha concluso – è,
al di là di tutto, imparare a scegliere”.
Nota di InternEtica.
Per essere in grado di imparare a 'scegliere', cioè di fare le scelte giuste
secondo la volontà del Padre, è necessario innanzitutto scegliere Cristo Signore
nella Sua Chiesa nella quale Egli è Presente in pienezza. Solo da questo e dal
cuore Redento in cui Egli incide la Legge scaturiscono scelte ed Opere
conseguenti, portatrici della Sua Presenza e della Sua Vita nelle situazioni in
cui siamo coinvolti (è questa l'autentica integrazione di corpo anima e
società). "Cercate prima il Regno di Dio, e tutto il resto vi sarà dato in
aggiunta". Questo vale anche nel caso in cui potremmo essere portati ad
un'ascesi 'volontaristica', antropocentrica e non ancorata al Trascendente.
Per
realizzare un autentico “abbandonare tutto ciò da cui dipendiamo e su cui
contiamo apparentemente”, occorre prima ancorarsi e aderire profondamente e
fedelmente al Signore; il che si chiama Fede. Notiamo come i modernisti
-compresi i convegnisti di Bose-, siano sempre più legati a discorsi di tipo
psicologico, antropologico, e abbiano abbandonato temi come il peccato, la
Grazia Santificante, l'irruzione del Soprannaturale, che di fatto avviene in
ogni Santa e Divina Liturgia, che è davvero e non solo per definizione, fonte e
culmine della nostra Fede. E allora succede, come nel brano richiamato, che si parla più spesso dell'uomo e delle sue
capacità autosalvatrici in chiave psicologica e sociologica - buone nelle
intenzioni e come strumenti, ma che non vanno al di là dell'umano - che del Signore Gesù e della
vera Salvezza operata da Lui.
Ed è anche per questo che molti vescovi parlano sempre più di politica e sempre
meno del Signore e delle Verità di Fede che dovrebbero diffondere e custodire,
dalle quali soltanto ogni scelta etica, prima ancora che politica può scaturire,
perché il Cristianesimo non è un'etica, ma ha un'etica. Ed essi inoltre
non condannano più l'errore, usando quella che Giovanni XXIII chiamava la
"medicina della Misericordia", dimenticando che la Misericordia senza la Verità
e senza la Giustizia, "dimidia", cioè dimezza (come direbbe Romano Amerio) la
Mano di Dio e comunque, non combattendo l'errore, lascia che esso si propaghi: e
allora dov'è la Misericordia nei confronti dell'errante che continua ad essere
indotto e lasciato nei suoi 'sviamenti' che lo allontanano dalla Fede retta e,
conseguentemente, da un'autentica antropologia teocentrica e non
antropocentrica? E il Cristianesimo diventa un umanitarismo nel quale non si
distingue più la differenza tra la solidarietà umana ed il dono di sé, per amore, in Cristo.
Maria Guarini