La polemica
sull’uso della cattedrale di Cordoba è giunta fino ai
vertici della Curia romana ma, a differenza di quanto
dichiarato da rappresentanti islamici, non è mai giunta una
richiesta formale. AsiaNews, che segue gli sviluppi
dell’Islam in tutto il mondo, ha intervistato mons. Michael
L. Fitzgerald, presidente del Pontificio consiglio per il
dialogo interreligioso. Mons. Fitzgerald consiglia ai
musulmani di Cordoba di “accettare la storia” senza
volersi “prendere delle rivincite”, allo stesso modo in
cui i cattolici non rivendicano edifici passati sotto
l’Islam: “Il Santo Padre ha fatto visita alla Moschea
Ummayade di Damasco [che era una basilica bizantina – ndr]…
ma non ha chiesto di celebrare la messa nella moschea”. Alle
autorità spagnole, socialiste e dell’Izquierda Unita, che
consigliavano l’uso comune del monumento per mostrare una
chiesa “aperta e dialogica”, mons. Fitzgerald dice che
essi “non hanno la sensibilità teologica necessaria per
capire la posizione della Chiesa”. In futuro gli Stati si
potranno accollare il compito di tenere luoghi di culto (in
aeroporti, prigioni, ecc…) ad uso di ogni religione, ma non
le chiese, né le moschee. Ecco di seguito l’intervista
completa a mons. Fitzgerald.
Eccellenza
, i musulmani di Cordoba dicono che hanno inoltrato una
domanda al Vaticano per poter utilizzare la cattedrale della
città come moschea. È vero?
Nel marzo
scorso il nostro Consiglio, insieme al World Islamic Call
Society, che ha sede in Libia a Tripoli, ha organizzato un
colloquio sulla formazione dei sacerdoti e degli Imam. Nella
delegazione islamica vi erano dei rappresentanti spagnoli.
Durante questo convegno il sig. Escudero di Cordoba ha
presentato una richiesta in spagnolo, con una lettera del
sindaco di Cordoba, indirizzata al capo della delegazione
musulmana, dott. Sherif, e ha accennato al loro desiderio di
uso comune della cattedrale. Ma lui non l‘ha considerata. E
noi stessi, abbiamo detto al dott. Sherif che questo problema
non era a tema nel convegno. Nell’ultima sessione, quando si
discuteva la dichiarazione finale del convegno, il sig.
Escudero ha di nuovo sollevato il problema di Cordoba. E io ho
risposto che sull’uso della cattedrale la responsabilità è
del vescovo della città, è responsabilità della chiesa
locale.
Ma sarebbe possibile
l’uso della cattedrale anche per i musulmani?
Ci vuole una
riflessione più generale: come vi sono complessi monumentali
a Cordoba, così ci sono altri edifici nel mondo che hanno
cambiato l’uso originario – tipo la Aghia Sophia a
Istanbul, divenuto un museo islamico, anche se c’è
pressione da parte di alcuni musulmani di ritornare all’uso
di moschea. Il Santo Padre ha fatto visita alla Moschea
Ummayade di Damasco, pregando di fronte al mausoleo di san
Giovanni Battista, ma il Papa non ha chiesto di celebrare la
messa nella moschea. È difficile mettere insieme la
convivenza fra cristiani e musulmani, volendo risalire la
storia, o volendo prendersi delle rivincite. Bisogna accettare
la storia e andare avanti.
L’uso di un
edificio comune per diverse comunità è problematico. Vi sono
spazi utilizzati in questo senso, ad esempio le cappelle negli
aeroporti, ma non sono delle vere chiese, né delle moschee.
Sono spazi interreligiosi: possono essere usati da ebrei,
cristiani, musulmani, o persone di altre religioni. Ma questa
è una specie di convenzione, per permettere l’uso comune.
Questa non è però la realtà di Cordoba, dove l’edificio
appartiene a una comunità specifica.
Ma non è
che quando i musulmani pregano in un luogo, questo non diventa
subito "Dar al –Islam, terra dell’Islam e loro
proprietà?
No, non sempre.
I musulmani hanno pregato perfino in Vaticano, in questo
edificio, ma non lo rivendicano. Una strada dove i musulmani
svolgono la preghiera non appartiene alla comunità islamica.
Le
autorità politiche di Cordoba suggeriscono alla Chiesa di
permettere l’uso della cattedrale ai musulmani, rispettando
"il valore universale dell’edificio" e mostrando
una chiesa aperta e dialogica. Lei cosa pensa?
Le autorità
politiche spagnole cercano di accontentare tutti i componenti
della società. Ma talvolta non hanno la sensibilità
teologica necessaria per capire la posizione della Chiesa.
Anche noi vogliamo vivere in pace, con le persone delle altre
religioni, ma non vogliamo essere spinti, manipolati e andare
contro le stesse regole della nostra fede.
Gli stati
hanno problemi a mettere insieme identità differenti e
convivenza sociale. Ci potrà essere in futuro un uso comune
delle strutture?
Come ho già
detto vi sono attualmente i luoghi di culto negli aeroporti.
Vi è necessità anche nelle prigioni. In molti carceri vi
sono musulmani che vogliono pregare e hanno bisogno di un
luogo. Là dove c’è la cappella cristiana, conviene
continuare a usarla come tale e non è opportuno utilizzarlo
come luogo comune di culto. Lì dove non c’è un luogo di
preghiera, le autorità statali possono anche pensare a un
luogo comune.
In nome
di che cosa non va usata una chiesa come moschea?
Se è una
cappella cattolica, con la presenza del Santissimo Sacramento,
non converrebbe celebrare la preghiera di un'altra tradizione
religiosa.
In questo
tentativo dei musulmani di usare la cattedrale di Cordoba come
moschea, alcuni vedono un tentativo di "invasione
islamica" dell’Europa. Qual è la sua opinione?
Vi sono alcuni
musulmani che giudicano l’Europa in piena decadenza e hanno
lo scopo e l’aspirazione che l’Europa sia islamizzata. Per
loro l’Islam è la risposta per una rinascita religiosa. Non
sono un gruppo maggioritario, ma esistono. Però vi sono anche
musulmani che vogliono semplicemente convivere con altre fedi,
in un modo compatibile con la legge e la tradizione del paese
in cui si trovano.
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[Fonte: AsiaNews del 29 aprile 2004]