La
signora Tronchetti Provera e il suo Islam privato. Rriportiamo l'articolo di Angelo Pezzana sulle
dichiarazioni di Afef Tronchetti Provera.
Gentile Signora Tronchetti Provera, mi perdoni se non la chiamo
anch'io Afef, ma, non conoscendola, mi sembra troppo famigliare. Ho
appreso dal Corriere che lei è andata in una sede milanese della Lega
ed ha assistito alla proizione del film Submission, quello che nel
novembre dello scorso anno è costato la vita al suo regista,
l'olandese Theo Van Gogh.
È andata a vedere un film che il
Corriere di ieri definiva " simbolo di pregiudizi e
preconcetti.Proiettarlo significa esporsi al rischio di finire nel
mirino di fanatici islamici", una definizione corretta nella
seconda parte, molto meno nella prima. È andata a vederlo in una sede
politica che ha avuto il coraggio di esporsi a rischi, come l'avrebbe
definita il giornale di via Solferino.
Per sua e nostra fortuna non mi risulta
le siano pervenute, per i suoi giudizi negativi sul film, minacce di
quasiasi genere dai fanatici leghisti che l'hanno ospitata. Lei ha
trovato il film "brutto e inutile", perché,ha dichiarato,
"può essere usato come una clava contro tutto l'Islam".
Peccato che nel dare quel giudizio non abbia toccato l'argomento
stesso del film, la condizione della donna nei paesi musulmani,
limitandosi a dire che la violenza sulle donne esiste anche a Milano.
Affermazione che condividiamo, ma che non oseremmo accostare alla vita
che le sue consorelle sono obbligate a vivere nei paesi dove la
Shaaria detta le regole.
Dubitiamo che lei di queste cose ne
sappia molto. È figlia di un diplomatico tunisino e, se è nata bene,
si è maritata anche meglio. Nei salotti che lei frequenta certi
argomenti vengono accuratamente evitati, non sarebbe islam-chic, una
nuova categoria della quale lei è sicuramente l'esponente più in
vista nel nostro paese. Le saranno anche sfuggiti gli innumerevoli
articoli di Magdi Allam sullo stesso Corriere che l'ha intervistata,
nei quali, tra il resto, viene descritta la condizione della donna
musulmana in termini che possono tranquillamente essere paragonati al
film del regista olandese. Per chiudere la questione ha poi affermato
che l'assassino del regista, un marocchino già nato in Olanda, è
solo un "malato di mente", ignorando quanto l'omicida ha poi
dichiarato alla polizia, e cioè di "aver voluto punire il
regista perchè aveva offeso le donne musulmane". Ha capito bene
signora Tronchetti Provera, non è orribile la condizione della donna
musulmana, è una colpa l'averla descritta.
Una colpa che merita la morte. Le
ricordiamo, se l'avesse dimenticato, che Theo Van Gogh è stato
massacrato a colpi di coltello in una strada di Amsterdam, preso a
colpi di pistola,sgozzato e alla fine gli è stato piantato un
coltellaccio nel petto con attaccato un foglio nel quale il
"malato di mente" accusava il regista di aver voluto
offendere l'Islam. Ma sono due assenze ciò che maggiormente ci ha
colpito nelle sue parole. La prima è la totale mancanza di uno
straccio di ricordo per Theo Van Gogh, vittima, anche lei lo
riconoscerà, del fanatismo islamico. Niente, neanche un
"poveretto".
Altra assenza che le rimproveriamo, la
seconda vittima del fanatismo islamico, per fortuna non ancora
sacrificata, la sceneggiatriche del film, la musulmana Ayaan Hirsi
Ali, deputata al parlamento olandese, amica di Van Gogh, e oggi
costretta a vivere nascosta per non essere "punita" con la
morte per avere avuto il coraggio di raccontare quelle cose che nel
mondo dorato nel quale lei ha la fortuna di vivere non vengono neppure
nominate. "Forse la morale sessuale che ci viene inculcata fin da
bambini può spiegare la condizione di arretratezza mentale e
materiale in cui noi musulmani ci troviamo", ha scritto in un
libro che è appena uscito anche in italiano. Si intitola "Non
sottomessa".
Se fra i tanti suoi impegni troverà
del tempo, lo legga. Sono i pensieri di una musulmana alla quale
questo Islam non va bene, una donna coraggiosa in un mondo in ipocriti
e indifferenti, una donna che racconta un Islam oppressivo e nemico.
Ma che appartiene anche a lei, lo voglia o no.