Tutti
parlano dell'Islam - i più senza
saperne troppo. C'è aria di
contrapposizione preconcetta come ai
tempi della "guerra fredda".
Qualcuno si ricorda dell'incubo
"sovietico" negli anni
quaranta/ottanta del ventesimo secolo.
Però c'è anche qualche tentativo di
oggettivizzare l'argomento. Pochi giorni
fa si è svolto a Vienna su iniziativa
del governo austriaco un convegno ad
alto livello "L'Islam in un mondo
pluralista" (cfr. Sir 81/2005).
Hanno parlato tra gli altri i presidenti
dell'Irak (Talabani) e dell'Afghanistan
(Karzai). Nei loro contributi c'era poco
di nuovo. Più interessanti erano i
contributi dell'arcivescovo di Vienna,
il cardinale Christoph Schönborn, e del
capo spirituale della chiesa ortodossa e
patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo
I. L'arcivescovo di Vienna ha
sottolineato la natura
"missionaria" delle due
religioni - del Cristianesimo e
dell'Islam. È possibile per due
religioni "missionarie" - che
per forza devono adoperarsi per
convincere tutti - vivere in pace tra di
loro? Per una risposta affermativa il
cardinale pone delle condizioni: è
urgente un dialogo tra cristiani e
musulmani sul vero concetto di missione
e sulla compatibilità di impegno
missionario e rispetto della libertà di
coscienza e del pluralismo; è
necessario sviluppare vincoli di
amicizia tra cristiani e musulmani per
assicurare il rispetto reciproco e la
volontà di cooperazione per il bene
comune su scala mondiale. L'arcivescovo
di Vienna non esita a porre anche una
questione molto delicata: deve essere
possibile anche per un musulmano in un
Paese a maggioranza islamica di
convertirsi al Cristianesimo.
Con uguale chiarezza il patriarca
ecumenico Bartolomeo I alla conferenza
di Vienna ha chiesto pari diritti per i
cristiani nei Paesi a maggioranza
islamica. Il patriarca di Costantinopoli
ha sottolineato il fatto che la
situazione dei cristiani in molti Paesi
"islamici" è tutt'altro che
confortevole. Secondo il patriarca urge
un miglioramento profondo della
situazione dei cristiani affinché loro
"godano degli stessi diritti e
delle stesse libertà accordate ai
musulmani nei Paesi di tradizione
cristiana".
Bartolomeo I ha respinto la nota tesi
sullo scontro inevitabile delle civiltà
mettendo in evidenza il fatto che i
conflitti tra musulmani e cristiani non
hanno radici religiose bensì politiche.
Bellissima la frase conclusiva del
patriarca: "Il tempo è maturo per
agire rispettando la volontà di
Dio".
___________________
[Fonte: Agenzia SIR-Europa 24 novembre
2005]