dal Capitolo:Calano le vocazioni? Facciamo un bel convegno
E scopri che «le sfide del presbitero del terzo millenio»
stanno nelle «scelte relazionali»
pagg.145-146
Diminuiscono i preti? E noi li
rimpiazziamo con dei laici. Oppure con delle
suore tuttofare, trascinate loro malgrado a
fare le "parroche". Oppure, ecco saltar
fuori dal cilindro i diaconi permanenti,
giovanotti attempati che vengono
"usati"
sull'altare per fare un po' di tutto, a
eccezione della consacrazione. Senza
dimenticare i "ministri straordinari
dell'eucaristia" - uomini e donne senza
colpa, precettati dal parroco fra i
professionisti, artigiani e ortolani della
comunità - che si mettono a distribuire la
comunione «perché bisogna finire prima la
messa».
Direte: è facile criticare. Verissimo. Tuttavia, bisognerebbe almeno
affrontare il toro per le corna. Se vengono meno i preti, bisognerà
rimboccarsi le mani per capire la causa, e rimettersi al lavoro proprio
nella formazione dei sacerdoti. È forse troppo pretendere che si proceda a
una seria verifica, che abbia come oggetto: 1. come funzionano i seminari;
2. quale dottrina viene insegnata; 3. chi sono oggi i docenti dei
seminaristi; 4. che libri di testo si studiano; 5. quanto e come si prega?
Quali erano i presupposti delle vocazioni religiose fino a qualche
decennio fa? Noi ci permettiamo di ricordarne due: la famiglia e il prete
della parrocchia. Da un lato, ci vogliono coppie che facciano figli, e che
si sforzino di educarli alla fede sin dalla più tenera età. Ci vogliono
soprattutto mamme cattoliche, che tornino ad appassionarsi innanzitutto per
i propri figli, piuttosto che mettere in cima a ogni pensiero la propria
realizzazione professionale. Quante volte abbiamo sentito un prete, un
vescovo, un frate raccontare che hanno scoperto Cristo e la sua chiamata
grazie alla mamma. Per tutta risposta, noi continuiamo a bearci del
femminismo politicamente corretto, quello che si taglia a chili nei mass
media, e poi ci meravigliamo che le vocazioni spariscono.
Ma c'è una seconda "leva" che proietta il ragazzo almeno a pensare al
sacerdozio: ed è l'incontro con un prete che lo affascina. Nella storia di
ogni sacerdote c'è il nome di un prete di fronte al quale uno dice in cuor
suo: vorrei essere come lui. Ora, come è possibile questo se ci sono preti,
troppi, scontenti di sé, disamorati del sacerdozio, inariditi dal tran tran
burocratico?
E poi, ultima ma non ultima, ci sembra fondamentale la preghiera. Qui
bisogna tornare a chiedere vocazioni mettendosi in ginocchio. La smania del
fare, fare, fare ha messo in crisi la vera sorgente di questa vocazione. Non
si può pensare ai preti come funzionari di cui abbiamo bisogno per occupare
il territorio: il prete è dono che Dio fa a un popolo che glielo domanda.
Non per farne un "operatore pastorale", ma un alter Christus.