di Giuseppe Lanzi 

02/08/2003

Il professor Adel Jabbar descrive il rapporto tra le religioni Cristiana, Ebraica e Musulmana e disegna il profilo dei nuovi islamici nel corso di una tavola rotonda del Meeting di Loreto.

“Il nuovo dialogo interreligioso del terzo millennio dovrebbe partire dal conoscere il profilo reale dei soggetti con cui interagiamo. Una premessa importante per ogni forma di confronto, soprattutto se l'interlocutore è musulmano”. Il professor Adel Jabbar porta alla platea del Meeting di Loreto la sua esperienza di straniero perfettamente integrato. Il profilo del “musulmano d'oggi” che traccia nel corso della sua relazione coincide un po' anche col suo. “Spesso i giudizi espressi sugli islamici rispondono a cliché basati su testi di secoli fa. Non si tiene conto che anche noi abbiamo vissuto la globalizzazione, e che alcune prassi e concezioni della realtà musulmana sono state riviste, aggiornate”.

Dunque il mondo islamico accetta la modernità, la affronta a pieno, anche se la vive come decadenza. “Un tempo, il mondo arabo era il centro del pianeta, un fulcro pulsante di commerci, culture, ricchezze. Oggi tutto questo non esiste più. Gli equilibri del mondo si sono spostati, e il musulmano d'oggi si ritrova scisso tra un presente d'emarginazione economico-culturale e un passato di grandezza, di cui oggi è prigioniero”.
Il musulmano che arriva oggi in Italia “è, prima che musulmano, un immigrato, alla ricerca di un'emancipazione sociale che non trova nel proprio paese e che proietta in una nuova terra promessa. Arrivato nel paese straniero, però, si trova a dover affrontare marginalità, sconfitte, solitudine. Vive così una nuova scissione: tra il sogno della terra promessa e la sua nuova, dura condizione di migrante”.

Adel Jabbar si sofferma sul tema del rapporto storico e culturale tra religioni diverse, proposto da Padre Beniamino Rossi, moderatore della tavola rotonda. “La religione musulmana, l'ebrea, la cristiana. Qual è quella vera? Vi propongo una storia. “Un uomo possedeva un anello d'oro, su cui era incastonata la pietra più preziosa del mondo. Costui aveva tre figli, e ognuno di loro reclamava per sé l'anello. L'uomo allora, convocò un suo gioielliere di fiducia e gli fece creare due copie perfette del prezioso. Solo il proprietario sapeva dell'esistenza delle due riproduzioni, e solo lui riusciva a riconoscerle dall'originale. In gran segreto, consegnò un anello per ciascuno dei figli. Così che ognuno era convinto d'avere quello vero. Vedete, quell'uomo è Dio, e quei tre anelli sono le nostre tre religioni”

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[Fonte: Vita - no profit on-line]

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