Il testo della lettera aperta 
del Consiglio della Fcei alle proprie chiese membro

Dal Consiglio della Fcei

Care sorelle e cari fratelli, all'indomani della chiusura dell'Anno Santo, e in vista della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (18-25 gennaio), avvertiamo l'esigenza di riprendere il discorso sull'impegno ecumenico delle nostre chiese, manifestando la nostra volontà di «riaprire la porta» dell'ecumenismo dopo un anno giubilare segnato da molte ombre. Questa volontà è già stata espressa dalle voci sinodali e assembleari delle nostre chiese, e da ultimo dall'Assemblea della Federazione a Santa Severa (novembre 2000) i cui membri, pur «consapevoli delle difficoltà che, soprattutto in quest'anno del Grande Giubileo, sono intervenute nelle relazioni con la Chiesa cattolica», hanno ribadito il loro impegno al dialogo «con i fratelli e le sorelle di tutte le chiese cristiane».
Alle soglie dell'Anno Santo avevamo espresso come Fcei il nostro disagio con il documento «Evangelici e Anno Santo» dell'11 maggio 1999. Affermavamo allora la nostra antica e sperimentata vocazione ecumenica; notavamo che, nonostante le molte buone intenzioni e gli spunti evangelicamente validi presenti nei documenti vaticani, l'Anno Santo si profilava ancora una volta come caratterizzato dalla riproposizione della tradizionale prassi delle indulgenze e da aspetti commerciali e spettacolari totalmente estranei alla nostra sensibilità protestante. Dobbiamo osservare, con rammarico, che quelle preoccupazioni non erano esagerate.
Nel campo della società civile, con la grande cassa di risonanza offerta dai mass media e in particolare dalla televisione, nell'anno giubilare è apparsa indebolita la laicità dello stato italiano, sempre al seguito delle iniziative della Chiesa cattolica; e in questo contesto si sono moltiplicate ingerenze più o meno dirette nel campo dell'attività legislativa del Parlamento sui temi della scuola, della bioetica, del diritto di famiglia.
Nel campo dei rapporti interecclesiastici, l'anno giubilare ha portato a un oggettivo rallentamento del dialogo. La questione delle indulgenze ha rischiato di coinvolgere anche quel terreno comune, e perciò non appartenente in proprio ad alcuna confessione religiosa cristiana, che è rappresentato dalla Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Pur prendendo atto delle precisazioni intervenute, il tema resta sempre un ostacolo ecumenico.
Nel corso dell'anno 2000 si sono verificati altri episodi su cui dobbiamo esprimere le nostre perplessità: la beatificazione di Pio IX è parsa agli evangelici (e a molti altri, a cominciare dagli ebrei) un segnale in contraddizione con la sensibilità, affermata dalla Chiesa cattolica, e da noi condivisa, per i diritti umani e per la libertà religiosa. Alcune dichiarazioni della Congregazione per la dottrina della fede, sia pubbliche che riservate, hanno riletto in senso restrittivo affermazioni del Concilio Vaticano II, identificando in via esclusiva la chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica, e contraddicendo la prassi paritaria tra le chiese cristiane avviata dalle Assemblee ecumeniche di Basilea e Graz e oggi espressa nella Charta ecumenica in via di approvazione.
I nostri timori di un «inverno ecumenico» a causa del Giubileo sono quindi stati confermati; e sappiamo che la sofferenza che esprimiamo è condivisa da molti anche all'interno della stessa Chiesa cattolica.
Ma come alle soglie dell'Anno Santo, accanto a una visione lucidamente realista di quanto si profilava, avvertivamo la necessità di «onorare gli impegni ecumenici», così riteniamo che sia giunto il tempo di riprendere con rinnovata energia il difficile cammino ecumenico: una ripresa contrassegnata da segnali positivi e concreti che valgano a iniziare il non facile recupero di un riequilibrio di quel dialogo che esce dall'anno giubilare così fortemente sbilanciato.
Proponiamo quindi alle chiese che si preparano a ritrovarsi insieme per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, in molti casi dopo l'interruzione dell'anno 2000, di indicare ai fratelli e alle sorelle cattolici un cammino comune su alcuni temi che rappresentano aspetti positivi dell'anno che si conclude e/o opportunità di rilancio dell'ecumenismo.
1) Il primo è il debito internazionale per la cui cancellazione, con modalità diverse, le chiese cristiane si sono impegnate: le chiese evangeliche aderendo tramite la Federazione alla campagna «Sdebitarsi», referente italiana del vasto movimento «Jubilee 2000»; la Conferenza episcopale italiana con la «Campagna ecclesiale per la riduzione del debito estero dei paesi poveri». A partire dall'impegno comune fondato sul significato del giubileo biblico (Levitico 25), è necessario proseguire nell'azione oltre il 2000, promuovere una maggiore informazione sui meccanismi che hanno generato, e possono riprodurre, il debito, lavorare a un riavvicinamento dei diversi approcci al problema, prendere decisamente posizione per la cancellazione e non per un limitato alleviamento del debito.
2) Il secondo è la pastorale dei matrimoni misti interconfessionali, che costituiscono ancora un terreno difficile nel nostro paese. L'estate scorsa è stata completata una normativa che sulla base di un accordo bilaterale migliora la comprensione e la prassi relative ai matrimoni misti interconfessionali tra cattolici e valdesi o metodisti. La normativa, che comprende il Testo comune dell'accordo e il relativo Testo applicativo, e che sarà prossimamente pubblicata da Claudiana e Ldc, pur riguardando in senso stretto soltanto una parte dei matrimoni misti interconfessionali, innova nell'insieme di rapporti che in questo campo sono spesso resi difficili da pregiudizi e mancanza di informazione. È necessario che insieme si passi da accordi scritti ma poco conosciuti a una conoscenza approfondita dei problemi e delle possibili soluzioni, e che i testi menzionati raggiungano i loro destinatari specifici: sacerdoti, pastori, coppie interconfessionali. Occorre inoltre investigare sulla possibilità di un'estensione dell'accordo anche ad altre chiese evangeliche.
3) Il terzo tema è quello della traduzione e diffusione della Bibbia. In questo campo, il bilancio dell'anno giubilare appena trascorso è nettamente positivo: la collaborazione ecumenica fra le chiese italiane, tramite l'efficace servizio svolto dalla Società biblica in Italia, ha portato alla distribuzione di milioni di porzioni bibliche in varie lingue, e alla presentazione di una nuova traduzione italiana del Vangelo di Giovanni a cui, per la prima volta, hanno collaborato praticamente tutte le tradizioni cristiane presenti nel nostro paese. Proprio da qui riteniamo che si debba ripartire, verificando la possibilità di realizzare, in tempi ragionevolmente brevi, una traduzione letteraria interconfessionale dell'intero Nuovo Testamento.
4) L'ultimo tema è quello suggerito dall'iniziativa del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) che lancerà, fra breve, un nuovo Decennio ecumenico dedicato al tema «Per vincere la violenza». L'importanza di questo Decennio è stata colta dalla recente Assemblea della Fcei, che ha sottolineato la consapevolezza del fatto che «la violenza delle armi e la violenza sulle donne hanno la stessa radice» e ha incoraggiato i servizi della Fcei e le chiese a «creare dei progetti a partire dalle sofferenze causate dalle multiformi violenze della vita quotidiana». Tali progetti, riteniamo, potrebbero essere realizzati coinvolgendo anche partner cattolici (e, ove possibile, ortodossi), visto che il Decennio è menzionato fra le possibili iniziative ecumeniche anche nei materiali della Settimana di preghiera per l'unità (che, come è noto, vengono predisposti dal Cec e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani).
Un impegno su questi temi, senza trascurare altre possibili collaborazioni, potrà impedire che un ritorno al dialogo ecumenico si esaurisca in una vuota ritualità che copra le difficoltà rese più acute nell'anno del Giubileo, e consentire invece che esso si misuri sulle possibilità concrete di una collaborazione fondata sul rispetto reciproco, attento all'esortazione apostolica: «Accoglietevi gli uni gli altri, come Cristo vi ha accolti alla gloria di Dio» (Rom. 15, 7).

il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Roma, 8 gennaio 2001


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