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Charles Delhez, Il nemico nascosto. Una riflessione da non sottovalutare

Sembra che tutto corrisponda a quello che Samuel P. Huntington chiamava "lo shock delle civiltà". Un po' ovunque, alla minima occasione, esplodono delle vere e proprie polveriere. Le vignette satiriche su Maometto erano del tutto fuori luogo – lo ripetiamo – ma le reazioni sono davvero sproporzionate. Il recupero politico è urgente e evidente, nessuno lo nega. Il mondo musulmano, che conserva il ricordo della propria gloria passata, è oggi profondamente umiliato in seguito alla colonizzazione e allo squilibro mondiale; guerre come quella dell'Iraq o ancora quella del Medio Oriente tengono vive queste ferite. Inoltre se nelle terre islamiche si possono citare brani del Corano che predicano la tolleranza, è facile anche servirsi di questo testo a giustificazione della violenza. Di fronte a questo mondo dai nervi scoperti sono un'Europa che la religione non riesce a scuotere e degli Stati Uniti tentati da un atteggiamento religioso, spesso e volentieri manicheo.

Da un lato, un insieme molto confuso in cui la modernità può abbracciare il Medio Evo e che non esita a ricorrere alla violenza dei kamikaze o a manifestazioni che degenerano; dall'altro, un mondo occidentale che gioca con la libertà, specialmente la libertà di espressione, come con un balocco per bambini. Se bisogna impedire di ridurre l'Islam all'islamismo, bisogna essere anche in grado di far capire ai musulmani che il loro nemico non è il cristianesimo ma gli interessi economici di qualcuno. E questo è sempre stato molto abile nel nascondersi dietro ad altri, a servirsi di altri per raggiungere i propri obiettivi. La distruzione dei luoghi cristiani in diverse parti del mondo mostra chiaramente una confusione totale.

Su questo sfondo desolato, i cattolici, fedeli al Concilio Vaticano II, non rinunciano al dialogo. Per riprendere un'immagine nota, non è questo un incontro tra il vaso di ferro e il vaso di terracotta? Da un lato, una religione il cui profeta - l'unico tra i fondatori delle religioni - non ha esitato a impugnare le armi per difendere il proprio messaggio; dall'altro, un rabbi che non si è ritratto di fronte alla morte e ha vissuto la propria fino alla fine. Il dramma è che alcuni che si richiamano a questo Gesù nei propri discorsi hanno finito per scatenare una guerra disapprovata da tutti e che non finisce mai. Un dialogo difficile, veramente, ma bisogna continuare a crederci.

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