Istruzione Actio Pastoralis, 1969.
Estratto e commentoL’istruzione
è lunga: il testo integrale latino con relativa traduzione italiana a fronte
si ritrova in Enchiridion Vaticanum 3 numeri 1158-1172 oppure (il solo
testo in lingua italiana) in Enchirion liturgico (edizione Piemme) alla
pagina 145. Ne riportiamo per comodità i brani più significativi in ordine a ciò di cui stiamo parlando:
L'Istruzione si apre con un’introduzione teologico-pastorale
sull’opportunità di concedere la celebrazioni di messe per gruppi paticolari
in cui, tra l’altro si dice:
-«La cura pastorale si dirige però anche a gruppi particolari, non allo
scopo di alimentare la tendenza alla separazione, alle chiesuole, al
privilegio, ma per andare incontro a speciali bisogni o per approfondire e
intensificare la vita cristiana, secondo le esigenze e la preparazione delle
persone componenti i gruppi medesimi….» (n.d.r.: solo i grassetti sono nostri, i
corsivi sono del testo originale)
Ci chiediamo quanta separazione, quante chiesuole hanno introdotto
nel Corpo Mistico di Cristo i neocatecumenali con il loro celebrare sempre
separati dal resto dei fedeli?
Altro punto interessante è il numero 5c:
-«Ogni messa deve essere considerata non come azione esclusiva di un gruppo
particolare, ma come celebrazione della chiesa, nella quale il sacerdote,
esercitando il suo ufficio, presiede, come ministro della chiesa stessa, tutta
l’azione liturgica.»
Le celebrazioni neocatecumenali, lo sanno pure le pietre della strada, sono di
esclusiva proprietà di Kiko e Carmen che ne hanno curato tutto l’apparato
celebrativo nonché la scelta della foggia e dei materiali per le suppellettili
liturgiche.
6d:
-«Tenuto conto di quanto è prescritto nelle lettere f e h che
seguono ed eccettuati gli interventi dell’eventuale commentatore, ai fedeli
non è consentito d’intervenire, durante la celebrazione, con considerazioni,
esortazioni e simili.»
Le lettere f e h si riferiscono rispettivamente alla possibilità
per i laici di leggere le letture “che precedono il vangelo” e alla
possibilità sia di adattare le preghiere dei fedeli alle circostanze del caso
sia che qualche intenzione possa essere debitamente proposta dai partecipanti:
oltre queste opzioni ai fedeli non è concesso di fare alcun altro intervento
durante la celebrazione. Mi pare evidente quindi che le risonanze sono
certamente vietate, la norma è più che lampante.
10d:
-«Il pane per l’eucaristia resta il pane azzimo, unico ammesso nella chiesa
latina. Esso sarà confezionato nella stessa forma che si usa abitualmente
per le altre messe».
Ora a noi risulta che nelle altre messe, almeno qui in Italia, per l’eucaristia
si utilizzino le ostie o particole che, pur essendo in tutto e per tutto vero
pane azzimo, non producono frammenti quando le si spezza e si possono inserire
facilmente nei comuni ostensori in uso nelle chiese d’Italia e di tutto il
mondo. Quindi chi ha legittimato i neocatecumenali a usare le focacce di pane
che oltre frantumarsi in mille frammenti non si prestano in alcun modo né alla
conservazione in tabernacolo né all’adorazione in un comune ostensorio?
11c:
-«I gesti rituali e le cerimonie del celebrante, nonché gli atteggiamenti
dei partecipanti, sono quelli prescritti per la celebrazione eucaristica
abituale»
Se i gesti rituali sono quelli prescritti dalle leggi liturgiche, perché i
neocatecumenali ricevono l’eucaristia seduti intorno alla mensa, quando i
libri liturgici prescrivono di ricevere la comunione in ginocchio o tutt’al
più in piedi, recandosi in processione presso l’altare? La prassi kikiana non
contraddice apertamente le norme in materia liturgica?
E per finire riportiamo uno stralcio del testo con cui si conclude l’Istruzione,
che ci sembra essere un ottimo corollario a quanto finora detto:
-«Benché ai nostri giorni non manchino quelli che ritengono di essere
aggiornati solo se possono esibire novità, talvolta bizzarre, o
escogitare forme arbitrarie di celebrazioni liturgiche, i sacerdoti, del clero
sia secolare che regolare, pensosi del vero bene dei fedeli, sappiano che in
una fedeltà generosa e irremovibile alla volontà della chiesa, espressa nelle
sue direttive, norme e strutture, sta il segreto di un successo pastorale
duraturo e santificante.
Ciò che allontana da quella linea, anche se apparentemente allettante,
finisce per creare disorientamento nei fedeli, mentre mortifica e isterilisce
il ministero sacerdotale».
Crediamo che questa esortazione finale non abbia bisogno di commenti perché è più
che esplicativa, solo bisognerebbe farla leggere a Kiko e Carmen, chissà che
non li faccia tornare sulla retta via.