CONGREGAZIONE PER IL CULTO
DIVINO
E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI
PRESENTAZIONE DELLA
“REDEMPTIONIS SACRAMENTUM”
(Certi punti da osservare o da evitare
nei confronti della Ss.ma Eucaristia)
1.
Origine di questa Istruzione.
È utile ricordare l’origine di questa
Istruzione. Il 17 aprile 2003, Giovedì Santo, nel corso della celebrazione
solenne dell’Ultima Cena nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre firmò
e diede alla Chiesa la sua quattordicesima lettera enciclica
Ecclesia de
Eucharistia.
In questo bel documento, il Papa Giovanni
Paolo II dichiara, tra l’altro, che la Santa Eucaristia “si pone al
centro della vita ecclesiale” (n°3), “essa unisce il cielo e la terra.
Comprende e pervade tutto il creato” (n° 8). “Essa è quanto di più
prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino nella storia” (n°
9).
Fa notare, allo stesso tempo, che dopo il
Concilio Vaticano II, degli elementi positivi e negativi si sono sviluppati
nella celebrazione del culto (n° 10) e che gli abusi sono stati un motivo di
sofferenza per molti. Considera dunque suo dovere lanciare un “caldo
appello perché, nella Celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano
osservate con grande fedeltà” (n° 52). Aggiunge: “Proprio per
rafforzare questo senso profondo delle norme liturgiche, ho chiesto ai
Dicasteri competenti della Curia Romana di preparare un documento più
specifico, con richiami anche di carattere giuridico, su questo tema di
grande importanza. A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato
alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di
trattarlo con arbitrio personale, che non rispetterebbe il suo carattere
sacro e la dimensione universale” (n° 52).
Ecco dunque l’origine di questa Istruzione
che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina della Sacramenti
offre adesso alla Chiesa latina, in stretta collaborazione con la
Congregazione per la Dottrina della Fede
2.
Senso delle norme liturgiche.
Ci si potrebbe porre la domanda del senso
delle norme liturgiche. La creatività, la spontaneità, la libertà dei figli
di Dio, un buon senso ordinario non è sufficiente? Perché il culto di Dio
dovrebbe essere regolamentato per mezzo di rubriche e norme? Non basta
insegnare semplicemente al popolo la bellezza e la natura elevata della
liturgia?
Le norme liturgiche sono necessarie perché “il
culto pubblico integrale viene esercitato dal Corpo Mistico di Gesù Cristo,
cioè dal Capo e dalle sue membra. Di conseguenza, ogni
celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo
Corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza” (Sacrosanctum
Concilium, n° 7). L’apice della liturgia è la celebrazione
eucaristica. Nessuno dovrebbe stupirsi se, nel corso dei tempi, la santa
Chiesa la nostra Madre ha sviluppato delle parole, delle azioni, e dunque
delle direttive, rispetto a questo atto supremo del culto. Le norme
eucaristiche sono state elaborate per esprimere e tutelare il mistero
eucaristico e, di più, per manifestare che è la Chiesa che celebra questo
augusto sacrificio e questo sacramento. Come dice Giovanni Paolo II, le
norme liturgiche “sono un’espressione concreta dell’autentica
ecclesialità dell’Eucaristia; questo è il loro senso più profondo. La
liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante, né
della comunità nella quale si celebrano i Misteri” (Ecclesia
de Eucharistia, 52).
Segue che “il sacerdote che celebra
fedelmente la Messa secondo le norme liturgiche e la comunità che a
questa si conforma dimostrano, in un modo silenzioso ma eloquente, il
loro amore per la Chiesa” (ibid.).
È evidente che una conformità esterna non
basta. La partecipazione all’eucaristia esige la fede, la speranza e la
carità, che si manifestano anche mediante degli atti di solidarietà con
quelli che sono nel bisogno. Questa dimensione è sottolineata all’articolo 5
dell’Istruzione: Una osservanza puramente esteriore delle norme,
come è evidente, contrasterebbe con l’essenza della sacra Liturgia, nella
quale Cristo Signore vuole radunare la sua Chiesa, perché sia, con Lui, «un
solo corpo e un solo spirito». L’atto esterno deve essere, pertanto,
illuminato dalla fede e dalla carità che ci uniscono a Cristo e gli uni agli
altri e generano l’amore per i poveri e gli afflitti”.
3. È
importante prestare attenzione agli abusi?
Legata a quanto precede c’è una tentazione
alla quale si deve resistere: cioè, quella di pensare che sia una perdita di
tempo prestare attenzione agli abusi liturgici. Si è scritto che gli abusi
sono sempre esistiti e che esisteranno sempre; dunque, dovremmo piuttosto
preoccuparci di formazione e di celebrazioni liturgiche positive.
Questa obiezione, parzialmente vera, può
indurci in errore. Gli abusi a proposito della Santa Eucaristia non hanno
tutti lo stesso peso. Alcuni minacciano di rendere il sacramento invalido.
Altri manifestano una mancanza di fede eucaristica. Altri contribuiscono
ancora a seminare confusione tra il popolo di Dio e tendono a dissacrare le
celebrazioni eucaristiche. Gli abusi non sono da prendersi alla leggera.
Certamente, tutti i membri della Chiesa hanno
bisogno di una formazione liturgica. Secondo il Concilio Vaticano II è
assolutamente necessario dare il primo posto alla formazione liturgica del
clero (Sacrosanctum
Concilium
14). Ma è anche vero che ci sono “nell’uno o nell’altro contesto
ecclesiale, abusi che contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina
cattolica su questo mirabile Sacramento (Ecclesia
de Eucharistia 10). “Gli abusi non di rado si radicano in un
falso concetto di libertà” (Istruzione 7). “Atti arbitrari,
infatti, non giovano a un effettivo rinnovamento” (Istruzione,
11), sperato dal Concilio Vaticano II. “Tali abusi non hanno nulla a che
vedere con l’autentico spirito del Concilio e vanno corretti dai Pastori con
un atteggiamento di prudente fermezza” (Giovanni Paolo II, 40
anniversario della Costituzione conciliare sulla Liturgia - Lettera
apostolica Spiritus et sponsa 15).
Come dice l’Istruzione: “A quelli
che modificano i testi liturgici di propria autorità, è importante far
notare che la sacra Liturgia, infatti, è intimamente collegata con i
principi della dottrina, e l’uso di testi e riti non approvati comporta, di
conseguenza, che si affievolisca o si perda il nesso necessario tra la lex
orandi e la lex credendi” (Istruzione, 10).
4.
Sguardo generale sull’Istruzione.
L’Istruzione comporta un’introduzione,
otto capitoli ed una conclusione.
Il primo capitolo sulla regolamentazione
della sacra Liturgia parla del ruolo della Sede apostolica, del Vescovo
diocesano, della Conferenza episcopale, dei sacerdoti e dei diaconi. Attiro
l’attenzione sul ruolo del Vescovo diocesano. È il grande sacerdote del suo
gregge. Dirige, incoraggia, promuove ed organizza. Vigila sulla musica e
l’arte sacra. Stabilisce le commissioni necessarie per la liturgia, la
musica e l’arte sacra (cf. Istruzione, 22, 25). Cerca dei rimedi agli
abusi: in questo caso, è a lui o ai suoi collaboratori che bisognerebbe
ricorrere in prima istanza, piuttosto che alla Sede Apostolica. (cf.
Istruzione 176-182, 184).
I sacerdoti, come i diaconi, hanno promesso
solennemente di esercitare il loro ministero con fedeltà. Si aspetta dunque
che la loro vita sia in accordo con le loro sacre responsabilità.
Il secondo capitolo mette a fuoco la
partecipazione dei fedeli laici alla celebrazione dell’Eucaristia. Il
Battesimo è il fondamento del loro sacerdozio comune (cf. Istruzione
36, 37). Il sacerdote ordinato è sempre indispensabile ad una comunità
cristiana ed i ruoli dei sacerdoti e dei fedeli laici non dovrebbero essere
confusi (cf. Istruzione, 42, 45). I laici hanno il loro ruolo
specifico. Secondo l’Istruzione, ciò non vuol dire che tutti debbano
fare qualche cosa ad ogni momento. Si tratta piuttosto di lasciarsi
coinvolgere pienamente in questo grande privilegio, dono di Dio che è la
chiamata a partecipare alla liturgia, con cuore e mente e con tutta la vita,
e per mezzo di essa di ricevere la grazia di Dio. È importante comprendere
bene ciò e non supporre che l’Istruzione abbia pregiudizi contro i
laici.
I capitoli 3,4 e 5 provano a rispondere ad
alcune domande presentate ogni tanto. Affrontano alcuni abusi riconosciuti
durante la celebrazione della Messa, il discernimento di chi può e chi non
può comunicarsi, la cura necessaria per ricevere la comunione sotto le due
specie, delle domande concernenti i paramenti ed i vasi sacri, la posizione
richiesta per ricevere la Santa Comunione e altre domande dello stesso
genere.
Il capitolo 6 tratta la devozione alla Santa
Eucaristia fuori dalla Messa. Inoltre del rispetto dovuto al tabernacolo e
di pratiche come le visite al Santissimo Sacramento, le cappelle di
adorazione perpetua, le processioni ed i congressi eucaristici (cf.
Istruzione 130, 135-136, 140, 142-145,).
Il capitolo 7 tratta degli uffici
straordinari affidati ai laici, per esempio, ai ministri straordinari della
Santa Comunione, ai responsabili o animatori di preghiere nell’assenza di un
sacerdote (cf. Istruzione 147-169). Questi ruoli sono da considerarsi
distintamente rispetto a ciò che si dice nel capitolo 2 dell’Istruzione,
dove si tratta della partecipazione ordinaria dei laici alla liturgia ed in
particolare all’Eucaristia. Qui si tratta di ciò che i laici sono chiamati a
compiere quando manca un numero sufficiente di sacerdoti o anche di diaconi.
In questi ultimi anni la Santa Sede ha prestato un’attenzione considerevole
a tale questione, e questa Istruzione si muove nella stessa linea,
aggiungendo altre considerazioni per circostanze particolari.
L’ultimo capitolo tratta di rimedi canonici
per i crimini o degli abusi contro la Santa Eucaristia. A lungo termine, il
rimedio principale si trova in una formazione ed un’istruzione adeguata ed
in una fede solida. Ma quando ci sono degli abusi, la Chiesa ha il dovere di
affrontarli con chiarezza e carità.
5.
Conclusione.
Considerando l’articolo di fede secondo cui
la Messa è una ri-presentazione sacramentale del Sacrificio della Croce, (cf.
Concilio di Trento: DS 1710), e che “nel santissimo sacramento
dell’Eucaristia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e
il sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità, e,
quindi, il Cristo tutto intero” (Concilio di Trento: DS 1651; cf. CCC
1374), è chiaro che le norme liturgiche concernenti la Santa Eucaristia
meritano la nostra attenzione. Non si tratta di meticolose rubriche dettate
da spiriti legalisti.
“La santa Eucaristia contiene tutto il tesoro
spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e nostro pane
vivo” (Presbyterorum Ordinis,
5). I sacerdoti ed i Vescovi sono ordinati innanzitutto per celebrare il
sacrificio eucaristico e dare il Corpo ed il Sangue di Cristo ai fedeli. I
diaconi, e, al loro modo, gli accoliti, altri ministri, i lettori i cori, e
i laici avendo ricevuto una missione particolare sono chiamati tutti ad
offrire il loro aiuto per le differenti funzioni ed a riempire i loro
diversi ministeri con fede e devozione.
L’Istruzione dunque si conclude dicendo che
la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti “si
augura che anche mediante l’attenta applicazione di quanto richiamato alla
mente nella presente Istruzione, l’umana fragilità intralci in misura minore
l’azione del Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, e rimossa ogni
irregolarità, bandito ogni uso riprovato, per intercessione della Beata
Vergine Maria, «donna eucaristica», la presenza salvifica di Cristo nel
Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue risplenda su tutti gli uomini”
(Istruzione 185).
Francis Card. Arinze
23 aprile 2004