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Sul sito Maranathà
è apparsa una Lettera aperta rivolta al Papa. La richiesta attuazione della
celebrazione della Santa e Divina Litugia di Sempre in ogni
parrocchia - pur auspicabile - nella situazione in cui siamo appare
realisticamente non facile, ma almeno potrebbe promuoversi maggior
attenzione e disponibilità perché i vescovi parroci e sacerdoti non
continuino ad ostacolare le celebrazioni ove richiesto, contravvenendo alla
volontà di Benedetto XVI. Nella Diocesi del Papa, ad esempio, non
sembrerebbe chieder molto, se
fosse garantita una celebrazione domenicale ad orari accessibili in ognuna
delle 4 Grandi Basiliche. Riportiamo e facciamo nostra questa lettera perchè molti
di noi condividono i sentimenti e il disagio espresso molto bene dalle
parole dei fratelli Lambruschini.
Beatissimo Padre,
Le scriviamo, umilmente, con il desiderio di farLe conoscere ciò che sta nel
profondo del nostro cuore.
Ci sentiamo anzitutto di rivolgerLe un ringraziamento, per gli insegnamenti
che Lei ha profuso nelle Udienze, nelle Omelie, nelle Lettere e nelle
Encicliche che da anni, accompagnano la nostra crescita spirituale. Ciò ha
assicurato a noi e crediamo bene a tutta la Chiesa, un grande giovamento,
proprio in questi tempi di grande “crisi”.
Il Suo insegnamento, rappresenta veramente una liberazione dall'orrore
spirituale dei tempi moderni, un rifugio certo e un ristoro sicuro per
l'anima dopo essere stati addottrinati da tante false sapienze e
interpretazioni personali elevate a falsi dogmi.
Grazie a Lei, sta cominciando a trovare soluzione un malessere spirituale
che covava da anni nella Chiesa, e che noi abbiamo percepito con grande
dolore. Un malessere dovuto ad una confusione tra il vero e il falso, tra il
giusto e l'errore, sempre più difficili da distinguere, e sempre meno
nettamente percepiti, anche dagli stessi pastori.
Purtroppo però, le vogliamo comunicare quello che ci sta veramente a cuore,
quello che abbiamo sperimentiamo all’indomani del 7 di luglio del 2007 nella
semplicità di una ordinarissima vita di parrocchia.
In particolare, desideriamo porre alla Sua conoscenza quello che per noi è
stata la nostra vita, così come la vita di molti, a seguito del
Motu Proprio
Summorum Pontificum.
Grazie ad esso e alla sensibilità liturgica di Vostra Santità, [vicina al
cuore di chi, come noi, non vede del “male” nell'espressione liturgica della
fede che ha alimentato spiritualmente tanti Santi nei secoli di vita della
Chiesa] abbiamo ottenuto, pur con tanti sacrifici, sofferenze ed umiliazioni
dal nostro Vescovo, la Celebrazione della Santa Messa di sempre, in un
Oratorio esterno alla nostra parrocchia.
La gioia nel riscoprire la Santa Messa, amata dai nostri genitori che
credevamo eliminata per sempre, ha coperto la grande delusione nel costatare
che questa Sacrosanta Liturgia non ha trovato alcun posto all’interno della
nostra amatissima comunità parrocchiale.
Nell’ Art. 5. § 1 del Suo Motu Proprio Summorum Pontificum, Lei Santità, ha
fatto un grande dono a tutta la Chiesa, ribadendo l’importanza e la
centralità della parrocchia, della comunità parrocchiale unità dalla e per
mezzo della Liturgia: quello che la giustizia da anni esigeva che fosse
chiarito.
Ha detto con chiarezza che la Tradizione Liturgica di 20 secoli non è stata
“scomunicata”, ma che è sempre stata, valida, lecita, legittima e
santificante. Il Summorum Pontificum è stato davvero un grande atto di
giustizia.
La straordinaria grandezza di questo documento, crediamo, risieda nel fatto
che finalmente la Messa di sempre è ritornata nella vita parrocchiale di
tutti i giorni e non più relegata solo nelle “mani” di privati ed
associazioni, a cui va certamente il plauso di aver conservato questo
tesoro.
La tradizione vera non è solo in parole e gesti codificati nell'antichità e
tramandati nei secoli dalla Chiesa.
La tradizione è anche il legame del proprio sangue con il proprio suolo. Le
radici che affondano nella propria comunità, in cui si sperimenta davvero il
senso mistico della tradizione: non una legge o un rito, ma una comunità di
spiriti, uniti e vivi, che nemmeno la morte ha avuto il potere di separare.
Nella parrocchia i nostri antenati, i nostri genitori e i nostri posteri,
sono tutti uniti spiritualmente a noi, come un solo popolo vivo e radunato
di fronte al Sacrificio di Cristo. Questo è il senso che noi facciamo
nostro, di “chiesa locale”.
Che tristezza constatare che ci è imposta una tragica scelta: scegliere se
mantenere le nostre radici, ma umiliare la nostra sensibilità liturgica,
oppure se alimentare questa sensibilità, sradicando il nostro legame con la
parrocchia, e obbligandoci a diventare dei fuggiaschi, degli esiliati,
relegati in cappelle, senza un parroco, senza una vera e propria cura
d'anime.
Spesso queste cappelle sono “centri di messa” che raccolgono persone da più
parti, tutti in fuga dalle rispettive parrocchie, che però non hanno modo di
santificarsi così, alla stessa maniera che attingendo alla fonte della
tradizione nel luogo dove essa ha più senso a manifestarsi.
Questo escludere dalla vita comunitaria e parrocchiale è una vera
ghettizzazione, ed è la vera causa di questa divisione non voluta, ma
subita!
Quasi come se la tradizione fosse un morbo infettante, da tenere alla larga
per evitare il contagio con qualche cattolico ancora indenne.
Quanto
vorremmo poter partecipare alla Santa Messa di sempre, detta dal nostro
Parroco, nella nostra parrocchia, allo stesso modo in cui sentiamo la Santa
Messa nella sua Sacrosanta Forma Ordinaria!
Eppure è relegata lontano, quasi come se fosse un sottoprodotto della
liturgia cattolica, di dignità inferiore, e degna di essere frequentata solo
da cattolici di dignità inferiore!
Senza parlare poi dei tanti problemi che sono iniziati per noi da quando
abbiamo messo a disposizione dei sacerdoti di tutto il mondo il Messale
Romano del Beato Papa Giovanni XXIII con tutte le spiegazioni e i commenti
spirituali legati ad ogni gesto della Santa Messa. Abbiamo avuto molti
problemi e sofferenze sia nella nostra comunità parrocchiale che nella
Diocesi.
Non si contano le calunnie che quotidianamente ci tocca subire, i dileggi
che prima non conoscevamo, le ostilità, talvolta reazioni addirittura
scomposte e di vera e propria maleducazione da parte dei Sacerdoti o perché
assolutamente non disposti a celebrare la Santa Messa, a dir di loro – in
sfregio a Vostra Santità – in un modo oramai desueto e superato, o perché in
Diocesi nessuno è disposto assolutamente ad insegnare loro quest’ars
celebrandi.
Quasi come se il nostro amore per la Sacrosanta Liturgia di sempre, [che è
stata sempre accostata in modo armonico e mai polemico con la Sacrosanta
Liturgia Conciliare] e la nostra obbedienza alla sua legge che ci invita ad
attingere ai tesori del culto tradizionali, invece che essere apprezzati dal
clero, come manifestazione di spirito cristiano, rappresentassero qualcosa
di ignobile, sporco, impuro.
Ci sentiamo, per la nostra fedeltà a Lei e a Cristo, come degli appestati,
tenuti a debita distanza e maltrattati!
Ci sono momenti in cui i pastori ci fanno sentire al di fuori della comunità
parrocchiale, e addirittura al di fuori della Chiesa, con le loro continue
accuse, critiche, calunnie. Se non partecipassimo alla Messa di sempre,
queste persone si guarderebbero bene dall'apostrofarci con tanta cattiveria.
Il risultato è che ORA, grazie a queste continue e sottili persecuzioni, ci
sentiamo, nostro malgrado, NOI lontani dalla Chiesa. Sentiamo con vivo
dolore che la nostra Madre Chiesa, è come se ci avesse cacciato, voltato le
spalle, umiliato. Il vuoto che proviamo è terribile!
Ossia il dolore che proviamo nel constatare che molti Sacerdoti e molti
Vescovi, interpretano la (nostra) Fede Cattolica, e la (nostra) Divina
Liturgia, che di quella fede è espressione finale, non in “continuità” (così
come Lei ha spiegato più di una volta con la sua bi-millenaria Tradizione),
ma in aperta ed insanabile “rottura”, addirittura facendone di questo, un
vessillo da mostrare spavaldamente al mondo.
È Terribile sperimentare tangibilmente, ogni giorno che nella stessa Chiesa
è impossibile avere la libertà di aderire pienamente a tutto quanto il
Magistero, senza subire mottetti e pernacchie!
Questo è semplicemente assurdo. Noi siamo semplicemente Cattolici, figli
della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, ubbidienti al Vicario di Cristo
e alle sue Leggi, fedeli al suo insegnamento e desiderosi di partecipare al
medesimo Sacrificio di Cristo, che si realizza tanto nella Forma Ordinaria e
moderna che Straordinaria e più antica dell'unica Messa Cattolica.
Ci sentiamo lasciati soli, in balia di gente che ci odia, poiché da quando
il Motu Proprio è stato promulgato, la sua attuazione è stata costantemente
è dovunque ostacolata, in certi casi anche arbitrariamente impedita, con
minacce, prepotenze, calunnie, ritorsioni sia verso di noi laici, sia
soprattutto verso quei sacerdoti desiderosi di proporre questa Messa al
popolo di Dio.
Non è stato preso alcun provvedimento realmente efficace, affinché nella
nostra Chiesa Cattolica sia permessa la pacifica convivenza delle due forme
dello stesso Sacrificio, con reciproco arricchimento.
Piuttosto che ricevere questa marea di insulti e di umiliazioni da parte di
cristiani e addirittura da parte degli stessi pastori che dovrebbero
primeggiare nell'obbedienza a Lei, preferiremmo quasi tornare nelle
catacombe, dove però i cristiani erano davvero fratelli, e i nemici al
contrario avevano tratti facilmente identificabili. Quella Chiesa umiliata e
nascosta, appariva assai più unita e fedele di quella di oggi, dilaniata al
suo interno da correnti, fazioni, interpreti religiosi e non, eretici,
indipendenti e malevolmente fantasiosi.
Dalle continue testimonianze che il sito registra da mesi, possiamo dire che
siamo certi che quella che è la nostra esperienza vissuta, non è un caso
isolato.
Abbiamo scelto di rendere pubblica questa nostra accorata lettera, che
umilmente abbiamo scelto di rivolgerLe, per radunarvi spiritualmente anche
le invocazioni e le sofferenze di molti altri cattolici che si trovano nelle
nostre medesime condizioni, ed hanno subito le stesse vessazioni ed
umiliazioni.
Desideriamo che Lei conosca la realtà. Allo stesso modo ci preme che anche i
fedeli che non conoscono la Tradizione Liturgica della Chiesa, si rendano
conto che allo stato attuale, esiste un problema di pacifica convivenza
all'interno della cattolicità, e non certo per colpa di chi ama la
Tradizione.
Le chiediamo di tutto cuore Santità, di prendere gli opportuni provvedimenti
che solo Lei è in grado di attuare, che il
Motu Proprio Summorum
Pontificum venga applicato in ogni parrocchia.
Ci permetta Santità, e ci aiuti ad ottenere di potere attingere a questi
frutti di santificazione nella nostra comunità parrocchiale, con naturalezza
e semplicità, senza inutili discriminazioni. Permetta davvero ai fedeli di
poter scegliere, senza andare incontro a ripercussioni, umiliazioni ed oneri
anche gravosi.
Siamo certi che a questa richiesta si uniscono anche i tanti fratelli che in
Italia e nel Mondo sperimentano lo stesso dolore, ma che non hanno a volte
la voce per poter esprimere il loro disagio. GlieLo chiediamo in nome della
STORIA e anche a nome delle future generazioni e in nome della vera unità
della Chiesa.
LA SUPPLICHIAMO SANTO PADRE, NON CI LASCI SOLI! Noi pregheremo lo Spirito
Santo con l'intercessione della Beata Vergine Maria Immacolata, perchè
conservi sempre Vostra Santità nella salute e le dia forza e coraggio per
guidare sempre in modo efficace la Chiesa, aiutandoci a celebrare la
Liturgia Tradizionale nelle nostre Parrocchie.
Primo di luglio 2009, nella Festa del Preziosissimo Sangue di Cristo, con
l'espressione della nostra alta stima e rispetto, rimaniamo di Sua Santità
devotissimi in Cristo.
Paolo e Giovanni
Gandolfo Lambruschini
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