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Amorose relazioni
tra la setta "cattolica" neocatecumenale e i giudei Lubavitcher
Maurizio Blondet 2005
La setta "cattolica" neocatecumenale ha intrecciato amorose relazioni con
la setta giudaica dei Lubavitcher. Lo rivela (è un segreto di pulcinella) il
vaticanista dell'Espresso Sandro Magister. Il quale sottolinea che una
entusiastica presentazione della pseudo - teologia messianica dei
Lubavitcher, apparsa sul Foglio il 22 gennaio scorso, era firmata da
Giuseppe Gennarini. Si tratta del capo della setta neocat in Italia. I
neocat, nuovi servi-pastori dei neocon, sono tecnicamente degli anabattisti
(ritengono invalido il battesimo dei cristiani qualunque, sicché
ribattezzano i loro adepti); benedetti dal Papa polacco come "movimento"
cattolico, sono una frazione secessionista della Chiesa, come sanno tanti
bravi parroci. Quando i neocatecumenali s'impadroniscono di una chiesa
parrocchiale ne espellono i fedeli normali.
Quanto ai Lubavitcher (chiamati anche Habad o Chabad) sono la setta più
estremista del giudaismo. Il loro guru e falso messia Schneerson (defunto
nel 1994) sosteneva ad esempio che era lecito, per salvare un ebreo,
trapiantargli il fegato strappato a un non-ebreo. Perché "lo scopo
dell'intera creazione è il bene degli ebrei", e gli altri non sono che
"animali parlanti", destinati a servire i padroni giudei nel "regno a
venire". Sono loro, i Lubavitcher, a governare gli insediamenti più fanatici
in Palestina: Baruch Goldstein, lo zelota pazzo che nel 1994 massacrò 39
palestinesi in preghiera nelle tombe dei patriarchi, era un Lubavitcher e
viene considerato da loro un "eroe sacro" come Sansone (1).
L'amicizia dei neocat con i Lubavitcher nasce, dice Magister, dal comune
messianismo stravolto. Gennarini, ignorante o ingenuo, si estasia sul Foglio
del fatto che "gli ebrei cabalisti Isaak Luria e Safed nel 1500, e ancora
oggi gli ebrei osservanti [per lui sono tali i Lubavitcher, ndr.] seguendo
le profezie commentate nel Talmud e nello Zohar, aspettano la manifestazione
del Messia nella 'Galilea dei pagani'.una speranza quando l'uomo è arrivato
al colmo della tristezza, dell'umiliazione e della disperazione". Forse a
Gennarini non interessa sapere che Isaak Luria, il celebre kabbalista,
riteneva i Gennarini ed ogni altro non-giudeo come nato "dalla parte
femminile della sfera satanica. Per questo le anime dei non giudei sono
dette a nulla buone e senza conoscenza". Quanto al "messia" della setta che
lui adora, Schneerson, decretò per i gentili "la condanna capitale, se hanno
inventato una religione per sé. Non gli consentiamo di celebrare nuovi
rituali religiosi". Nel "regno a venire" giudaico, questa è la condanna che
attende i cristiani (minim), che "hanno inventato nuovi rituali". Ancor più
la meriteranno i neocatecumenali, che i riti cattolici li hanno abbandonati
da tempo, ma sono inventori insaziabili di rituali fai-da-te.
Gli ingenui neocat credono di potersi mascherare da giudei e così sfuggire
alla pena rabbinica. In un loro tempio neocat sul monte Korazim in Israele,
ci informa Magister, hanno posto all'entrata "una bimah, un pulpito, come
nelle sinagoghe; a lato del chiostro il decalogo scolpito in ebraico; al
centro una Torah", e alla fine del rito post-cattolico elevano il canto "Shemah
Israel". Insomma, la forma estrema della mascherata giudaica promossa dal
Concilio, di cui abbiamo visto una prova generale nel Giubileo, quando il
Papa è stato annunciato da suonatori in costumi da Ben Hur soffianti in
copie hollywoodiane dello "shofar", il corno del tempio ebraico. E' una moda
clericale tragicomica (abbandonato il latino nella liturgia, bisognava
cercare qualche "tradizione" arcaico-cinematografica da ricopiare) che i
neocat spingono fino alla parodia.
Tutto questo non stupirà i Gennarini, i neo-giudei neocat né gli altri
cristianisti che si son fatti arruolare nella crociata di Sharon contro gli
islamici. Ma forse gli altri lettori saranno curiosi di conoscere che, prima
dei neocatecumenali, molti anni fa i Lubavitcher avevano grandi amici nel
Terzo Reich.
E' una vecchia storia, del 1940, raccontata in un libro appena uscito in Usa
(2). A quel tempo il rabbino capo dei Lubavitcher, Joseph Schneerson,
abitava nel ghetto di Varsavia: indisturbato, benché i nazisti occupassero
la Polonia dal 1939. Anzi. Qualche mese dopo l'occupazione, un ufficiale
nazista, il maggiore Ernst Bloch, affiancato dal sergente Klaus Schenk, si
presentò nella casa del rabbino Schneerson per organizzarne l'espatrio. Il
vecchio, con un seguito di parenti e devoti fedeli, fu condotto a Berlino in
prima classe, da là in Lituania e da là a Stoccolma, dove il rebbe fu
caricato su una nave diretta verso gli Usa. La nave fu, in piena
navigazione, intercettata da sottomarini tedeschi; e perquisita dai nazisti,
che lasciarono passare Schneerson. Furono invece le autorità americane che
non volevano lasciare entrare il rebbe in America. A suo favore dovettero
intervenire Louis Brandeis, giudice della Corte Suprema e seguace del falso
messia Jacob Frank, il senatore ebreo Robert Wagner e il rappresentante
ebreo Sol Bloom, che convinsero il segretario di Stato Cordell Hull a
rilasciare il sospirato visto. Schneerson poté finalmente mettere piede a
New York il 18 marzo 1940. Là il vecchio rabbi avrebbe elaborato la teoria
messianica secondo cui l'olocausto (degli altri) equivaleva alle "doglie del
parto del messia" prossimo venturo: che egli indicò opportunamente nel suo
genero, rabbi Menachem Mendel Schneerson, che i fanatici settari riconoscono
come "salvatore". Benché defunto nel 1994, il "messia" dovrebbe tornare,
resuscitato, a dare ai giudei il potere sui gentili.
Nell'attesa, ci si può chiedere come mai i nazisti si preoccuparono di
salvare il capo della setta. L'autore della ricerca, Bryan Rigg, costruisce
attorno a questo fatto inspiegabile tutta una storia fantastica. Sarebbe
stato il presidente Roosevelt a dare l'ordine di salvare l'ignoto kabbalista,
su pressione del suo entourage ebraico; di conseguenza il segretario di
Stato Cordell Hull avrebbe trasmesso l'ordine all'ammiraglio Canaris, il
quale avrebbe inviato i suoi uomini per fare espatriare il rabbi.
In realtà, la storia non sta in piedi. Cordell Hull non mostrò mai alcun
interesse per la sorte degli ebrei in Europa (come del resto Churchill). La
resistenza a dare il visto americano al rabbino dice che non era né atteso,
né benvenuto. L'ammiraglio Canaris era sì una spia a favore degli americani,
ma non era probabile che s'impegnasse a tal punto per uno sconosciuto nel
'39, quando il Terzo Reich vinceva su tutti i fronti. Quell'anno Canaris era
ancora un vero hitleriano.
E allora? Il bandolo della matassa sta in un piccolo grande fatto: il
maggiore Bloch e il sergente Schenk, i nazisti
salvatori, erano ebrei. Ebrei riconosciuti come tali, eppure - questo è
sicuro almeno per il maggiore - dichiarati come "ariani" e devoti fidati
nazisti da un documento firmato personalmente da Hitler. I due, con nomi
così palesemente israeliti, poterono passare col loro rabbino da salvare
attraverso infiniti controlli delle SS: evidentemente avevano un
lasciapassare del Fuehrer.
Chissà. Forse la risposta sta nella straordinaria somiglianza della
"teologia" Lubavitcher con l'ideologia razzista hitleriana. Lo ha notato
Israel Shahak, scrivendo che negli scritti del messia Schneerson "basta
cambiare la parola 'ebreo' con 'ariano', per avere la dottrina che ha reso
possibile Auschwitz" (1). In ogni caso, è un'altra curiosa appendice alla
storia - ancora largamente inesplorata - del nazismo occulto e magico.
di Maurizio Blondet
________________
Note
1)Cfr. Israel Shahak, "Jewish fundamentalism in Israel", Londra 1999, p. 62.
Per un'approfondita illustrazione del
messianismo Lubavitcher e della loro influenza sulla politica Usa, si veda
il mio "Chi comanda in America", Effedieffe edizioni, seconda edizione,
2004.
2)Bryan Rigg, "Rescued from the Reich: how one of
Hitler's soldiers saved the Lubavitcher rebbe", Yale University, 2005.
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