Pubblichiamo la lettera scritta, nell'aprile 2007, su un Forum che ha
per titolo quello della lettera dei firmatari contro il
Motu Proprio
Caro Fratello in Cristo,
sono un giovane seminarista aderente al
magistero ecclesiastico sia nella forma che nel contenuto, ma conosco molto
bene le ragioni di chi sostiene il rito antico.
Bando ai fanatismi, dobbiamo sottolineare che l'Istitutore della Messa fu lo
stesso Gesù Cristo: la Messa è il sacrificio stesso di Cristo, perpetuato
sui nostri altari, sacrificio capace di offrire alla maestà divina, con la
riparazione del peccato, l'omaggio supremo della creatura al suo Creatore.
Il culto infinito d'adorazione, di ringraziamento, d'espiazione e di
supplica che Cristo ha reso al Padre sulla croce, glielo rende rende di
nuovo sull'altare ogni volta che si celebra la S. Messa.
La Messa secondo il rito romano, nelle sue grandi linee, è già formata fin
dal IV sec. per poi essere codificata nel XVI sec dal Concilio di Trento che
elaborò un Messale per tutte le chiese latine. Il Pontefice s.Pio V promulgò
il Missale Romanum il 14 luglio 1570 con la bolla "Quo Primum" che
sanzionava le decisioni del concilio in materia liturgica e codificava una
consuetudine liturgica che nel suo nucleo essenziale, il canone, risaliva
agli apostoli.
La Messa Tridentina fu arricchita dai vari Pontefici fino al 1963 e l'"Ordo
Missae" rimase il medesimo fino al 3 luglio 1969 quando il servo di Dio papa
Paolo VI affiancò un nuovo rito romano: il "Novus Ordo Missae", in latino
che è stato tradotto liberamente nelle varie lingue volgari.
La Bolla di san Pio V sulla S. Messa concludeva: "Nessuno dunque, e in
nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire
questo Nostro Documento... Che se alcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia
che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli
Pietro e Paolo".
Il "Novus Ordo Missae" di Papa Paolo VI non può invocare l'infallibilità
pontificia anche perché Paolo VI dopo aver firmato l'art.7 fu costretto a
correggerlo su denunzia dei vari Cardinali.
Il "Novus Ordo Missae" di Paolo VI non può abrogare E NON HA ABROGATO la
Bolla Pontificia di san Pio V e il "Missale Romanum" voluti dal Papa e dal
Concilio di Trento. Sotto un altro aspetto vorrei chiarire che il "Novus
Ordo" di Paolo VI non ha abrogato la Bolla "Quo Primum" e il "Missale
Romanum" del Papa Pio V, e cioè del Concilio di Trento.
La questione è strettamente giuridica. Il Codice di Diritto Canonico dice
chiaramente: "la legge posteriore nel tempo, emanata dalla competente
autorità, abroga la legge precedente se essa lo dichiari esplicitamente"
(art.22), "nel dubbio la revoca-abrogazione della legge preesistente non si
presume, bensì le leggi posteriori debbono rapportarsi alle leggi
precedenti, e, in quanto possibile, conciliarsi con queste" (art.23) e
ancora "una legge può abrogare una consuetudine antichissima, solo se vi è
esplicita abrogazione" (art.30).
NESSUN DOCUMENTO, né il Concilio Vaticano II, né il "Novus Ordo" di Paolo
VI, né altri atti pontifici posteriori, hanno esplicitamente abrogato la
Messa di Pio V. Rimane pertanto intatto, valido e operante l'indulto, concesso dal Papa San
Pio V a qualunque sacerdote o religioso di celebrare la Messa secondo il
Rito Tridentino.
Purtroppo in proposito vi sono molte idee confuse.
Il servo di Dio il grande Papa Giovanni Paolo II, il 19 marzo 1980 nella
sua epistola a tutti i vescovi del mondo (ambrosiani compresi) "Domincae
Cenae" ha incoraggiato i tradizionalisti e ha invitato i Vescovi ad
accogliere e soddisfare i desideri dei cattolici che esigono la Messa in
rito antico secondo il Messale del Papa san Pio V.
Aggiungiamo noi che il 14 luglio 2007 (questa lettera è stata scritta
nell'aprile precedente) è ' intervenuta la Lettera Apostolica di Benedetto XVI
Motu
proprio data “Summorum Pontificum”,
sull’uso della Liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, ovvero
quella del messale del 1962.
Michele Stamerra